La recensione

Che coppia: davvero un Absur/du’o!

La sit-down comedy con Mirandola e Meggiorin vista al Cambusa Teatro di Locarno, spettacolo gradevole, senza troppe pretese e dai molti applausi

Per metà fisico, per l’altra metà demenziale (volutamente capovolto)
27 febbraio 2022
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Uno ha al suo attivo libri dai titoli surreali come ‘Non urlare che mi rovini il prezzemolo’, ‘Il solito tram tram (quando ho perso il 28 barrato)’ oppure ‘Carpe diem, trote Gnam Gnam’. L’altro si è per così dire accontentato di vincere il Premio Sarchiapone (Walter Chiari: do you remember?). Uniti per la lotta verso sempre salutari risate, Vasco Mirandola e Luigi ‘Igi’ Meggiorin hanno offerto al locarnese Teatro Cambusa uno spettacolo che era già tutto un programma prima d’andare in scena: Absur/du’o. Uno spettacolo per metà fisico e per l’altra metà demenziale.

Suona la sveglia un motto celebre epperò declinato a loro modo: "I have a driinn". Segue un sentito omaggio a Gino Paoli ("Che stanze dai soffitti alti che ha!") e un atto d’accusa a Francesco De Gregori, il quale si ricorda di camere chiare e camere scure, dimenticandosi inopinatamente di quelle grigie. Mentre Igi strimpella ostinatamente pochi accordi sulla sua chitarra, Vasco gli fa eco con una serie di suoni onomatopeici che sconfinano in un grammelot dalla rima baciata ("Di merlòt ne ho bevuto un tòt"). C’è la rivisitazione di celebri fiabe ("Nonna, che mani grandi!": le servono per gestire tre telecomandi), c’è l’omaggio a Mario Marenco – il folle poeta di Alto Gradimento – con la Ballata dei ciclisti tristi, i quali dopo aver smarrito le loro bici appaiono mesti. Non va meglio agli innamorati capaci di resistere per ore nella posizione del missionario ("Sono stato giorni e giorni in ginocchio da lei, pregandola con tutto il mio cuore… ma niente da fare") e infine ridottisi a cercare "la donna della mia vita, ma anche qualcuna della vita di un altro". Appaiono poi miracolosamente in platea alcuni eroi della musica brasiliana, da Gilberto Gil a Caetano "Velenoso", accolti dalle melodie simil-samba in uno sketch che deve molto alle invenzioni di David Riondino. Da non dimenticare l’appello del parroco orgoglioso di presentare ‘Otello’ recitato dai bambini dell’oratorio: "Venite a vedere questa ‘tragedia’…"

Spettacolo gradevole e senza troppe pretese, concluso da un bis dalle improbabili traduzioni dall’inglese ("Of course", cioè di corsa) in un dialetto veneto ammiccante a quello ticinese, che ha saputo meritarsi molti applausi convinti (e risate!) del pubblico. Aspettiamo Igi & Vasco alla loro prossima performance, sicuri che sapranno affinare ulteriormente senso del ritmo e incisività delle loro gag.

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