Musica

Sebalter al Sociale: 'Tutto al suo posto, nel posto giusto'

Doppio concerto a Bellinzona, venerdì 9 e sabato 10 ottobre, per presentare 'Gente simpatica': 'Al di là dell'album, tornare a suonare dal vivo è già un evento'.

Sebastiano Paù-Lessi, o 'Cacciatore di stelle'
9 ottobre 2020
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Parafrasando la traccia due, ‘Corrono i baffi corrono’. E i baffi non ci sono più. Archiviata la bella stagione con il video un po’ Olivia Newton John di ‘Physical’ in cui il Paù-Lessi diventava yuppie (nella bella ‘Corrono i baci corrono’, il titolo corretto), è arrivato l’autunno di ‘Gente simpatica’, album della svolta in italiano di chi ha sempre cantato in inglese, fermato in marzo, liberato in maggio. Se questo giornale fosse ‘Chi’, l’intervista-verità avrebbe come titolo ‘Il dramma di Sebalter’ e racconterebbe dei problemi del cantautore col rasoio e le sue basette, una storiaccia da sedia del barbiere sulla quale sorvoleremo perché siamo laRegione. Dopo esserci fatti due risate col sempre affabile cacciatore di stelle, parliamo di musica, come di norma accade su queste pagine. Partendo dalla reunion di The Vad Vuc, che ha visto l'ex-violinista aggiungersi a tutti gli altri ex della band ticinese sul palco del Teatro Sociale in settembre, per festeggiare i vent’anni di storia: «È stato bellissimo per vari motivi, di cui ho parlato anche con loro: dopo tutto questo tempo senza salire sul palco s’innesta una sorta di meccanismo di rimozione, per cui di colpo sono stato riproiettato sulla scena live ed è stato uno shock. Uno shock bellissimo». A maggior ragione «è stato bello ritrovare compagni d’avventura che non vedevo da sette-otto anni, coi quali scambiarsi domande su questioni di base come “Cosa fai nella vita?”, “Sei sposato?”, “Hai figli?”. E poi è stato bello rivedere un pubblico che, sebbene con la mascherina, è arrivato e si è divertito».

Raccontare

Come dice sulla sua pagina social, Sebalter torna venerdì 9 (sold out) e sabato 10 ottobre a Bellinzona, nello stesso vadvuchiano teatro, “nel posto giusto, coi suoni giusti, e con tutto al suo posto”. Andando per ordine: «Nel posto giusto perché è ormai tradizione che io presenti i miei album al Teatro Sociale. Lo faccio non per una casualità o per mancanza di alternative, ma perché il Sociale, oltre a trovarsi nella mia città d’origine, mi permette di raccontare, e quando presento un album voglio raccontare ogni canzone, cosa che non sempre voglio e posso fare in un open air, per esempio. È bello e quasi s’impone il presentare un album in un contesto del genere che permette di prendersi il tempo per spiegare cosa sta dietro una canzone». I suoni giusti: «È riferito al fatto che abbiamo lavorato proprio su di un ripensamento del programma live, con diverse aggiunte e un lavoro suoi suoni, sugli effetti, sugli strumenti che fino a ora non avevamo mai fatto. Un lavoro che ci ha preso del tempo ed è stato molto bello». E poi il “tutto al suo posto”, che fare con la ricollocazione della musica nei posti ad essa preposti: «Quella è la cosa più importante. Usciamo dallo streaming e ci riappropriamo del palco, torniamo a sentire le vibrazioni di un impianto audio che a me mancano tantissimo».

Nuova regolarità

Si ricomincia, o almeno così pare. Quello che è successo in primavera ha cambiato Sebalter? «A livello morale, non credo di essere cambiato molto. L’essere umano è una bestia che si adatta facilmente e io ho provato ad adattarmi. Quello che mi porto dietro, e l’ho vissuto al Sociale la scorsa settimana, è un’aspettativa nei confronti del concerto live che mi riporta alle prime volte in cui suonavo. In questi mesi s'è interrotta quella regolarità con la quale di norma si sale sul palco. Salirvi questa stasera e domani sarà un evento a prescindere dal fatto che si tratti della presentazione di un album. Ne parlavo in prova coi miei musicisti negli scorsi giorni: al di là di due estemporanei concerti, uno a ReteTre e uno in occasione della Festa nazionale in agosto – a San Bernardino, ndr – l’ultimo concerto vero e proprio, a band completa, risale a novembre 2019». Quasi un anno.

Al Teatro Sociale ci saranno tutti i brani del nuovo album ‘Gente simpatica’ rivisitati in chiave live e «un po’ più potenti»: tre chitarre elettriche, via il banjo e il mandolino, più sintetizzatori. «I brani vecchi sono riadattati a uno stile nuovo senza però essere snaturati. Da una parte sentivo la necessità di un ritocco, di un’energia nuova, ma io sono il primo che quando va al concerto di un artista affermato e lo sente stravolgere quei successi cui si è affezionato non si esalta per niente. Mi piacciono quando i pezzi storici vengono rivisitati, ma non quando vengono resi irriconoscibili. In questo senso mi viene in mente Dylan dal vivo». E poi, al Sociale, giusto in mezzo, l’intermezzo: «A metà concerto mi sono ritagliato un momento folk-acustico, io, il mio violino e la chitarra acustica. Un momento che non credo s’imponga ma che è comunque il benvenuto per me».

’Il cielo di notte’

Durante l’estate, Sebalter ha rimesso piede a Parigi, dove vive il co-produttore di ‘Gente simpatica’, Martin Chourrout. «Ne ho approfittato per rinchiudermi in studio con lui per mettere fieno in cascina». Nuove idee, nuove bozze. Quanto fieno c’è, dunque, in cascina? «Ce n’è, ne sto accumulando. Ecco, prima di accumularne altro, voglio capire quale direzione dare alle prossime uscite, anche se sono già abbastanza in chiaro. Ci sono cose nate negli ultimi mesi che hanno una linea precisa e mi piacciono molto». Quanto si canta della solitudine del lockdown? «In alcuni brani sì, altri no. Per esempio, al Teatro Sociale canterò una canzone scritta negli ultimi mesi e della quale esistono soltanto la voce e la chitarra. È un brano che mi emoziona, che trovo importante, che è nato proprio nel momento dell’emergenza ed è parzialmente legato a quella situazione». La canzone si chiama ‘Il cielo di notte’ e nessuno l’ha mai sentita.

Nel formulare la domanda-gossip (ma nemmeno tanto) dell'intervista, scopriamo un nesso con questo inedito. E la domanda-gossip è: come prosegue il tuo lavoro di padre? «Ah benissimo. Il lavoro di padre è un lavoro impegnativo ma estremamente soddisfacente». A questo proposito: ma Sebalter non l’ha ancora scritta una ‘Avrai’ per la sua Caterina, venuta al mondo in maggio? «’Il cielo di notte’ è nata prima di mia figlia, ma pensando a lei». Da Sebalter è tutto, a voi rotocalchi rosa.

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