Spettacoli

L’Artemis Fowl di Kenneth Branagh, tra Thor e Il padrino

Il regista britannico alle prose con la trasposizione cinematografica dei romanzi di Eoin Colfer

7 giugno 2020
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Otto romanzi usciti dal 2001 al 2012, capaci di vendere nel mondo oltre 21 milioni di copie con traduzioni in 44 lingue. Sono i numeri del successo globale della saga fantasy di Artemis Fowl, creata dall'irlandese Eoin Colfer con protagonista un geniale e ricchissimo 12enne appartenente a una stirpe di maestri del crimine che si confronta con paralleli mondi magici. È un altro irlandese, Kenneth Branagh a firmare il primo omonimo adattamento cinematografico della saga, in un blockbuster da 125 milioni di dollari. Nel ruolo principale c'è Ferdia Shaw, in un cast che comprende, fra gli altri, Lara McDonnell, Tamara Smart, Nonso Anozie, Colin Farrell e Judi Dench.

Il film, prodotto dalla Disney, doveva uscire in sala, ma vista la pandemia debutterà direttamente in streaming. "È stata una decisione inevitabile – ha spiegato Branagh –. Sono felice che il film possa arrivare al pubblico così. In realtà i miei nipoti di 9 e 11 anni mi avevano chiesto di fare un adattamento da questi libri, ancora prima che arrivasse la proposta della Disney. Ora sono molto contenti di poterlo vedere. Nelle circostanze che viviamo, mi auguro ancora di più che offra una bella occasione di divertimento ed evasione". Branagh è anche fra gli interpreti dell'attesissimo nuovo thriller distopico di Christopher Nolan, ‘Tenet’, e lo vedremo come protagonista e regista di una nuova avventura di Hercule Poirot. Per lui il coronavirus sta cambiando l'industria cinematografica e il rapporto con il pubblico: "Come spettatore voglio tornare nelle sale ma non so quanto sarà un desiderio diffuso, sicuramente finché si percepirà un rischio, le persone saranno più caute. Viviamo una nuova normalità ma non penso sarà così abnorme come molti temono".

Venendo ad Artemis Fowl, Branagh, che spera di sviluppare il racconto in altri capitoli, parte con una storia delle origini: "Negli otto libri, è come se Artemis uscisse lentamente dal suo stato di 'cattivo'. Le creature magiche gli insegnano ad essere più umano e meno inquieto. Nel film c'era la stessa sfida che ho avuto realizzando Thor, riuscire a introdurre al pubblico cinematografico un mondo che magari non conosce, creando identificazione con il protagonista". Il regista rende Artemis "più normale": va a scuola, è come un piccolo Lord privilegiato e geniale, che vive uno stile di vita straordinario. "È meno cinico di quanto appaia nei primi libri. Nella mia mente era come Michael Corleone all'inizio de Il Padrino. In partenza non è il tipo che uccide o fa malversazioni ma alla fine sicuramente lo è diventato. Anche Artemis compie un suo percorso".