Spettacoli

'Fuori due, ne restano quattro' (Life of Terry Jones)

Il motore dei Monty Python si è spento ieri a 77 anni. Fu regista, sceneggiatore, presentatore e scrittore di fiabe (e fu Mr Creosote, sublimazione del disgusto)

'Always look on the bright side of life' (Londra, 2009) - Keystone
23 gennaio 2020
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Come verrà ricordato Terry Jones 'L’entusiasta', ora che non c'è più? Lo sketch dell’urna con le ceneri di Graham Chapman ‘Il timido’, deceduto nel 1989, fatta cadere ‘per sbaglio’ su di un palco durante ‘Live at Aspen’, commemorazione di gruppo di nove anni più tardi, chiamerebbe un seguito ancor più irresistibile. Ammesso che ci sarà mai un seguito al ‘Monty Python live (mostly)’ del 2014, ultima apparizione sulle scene del gruppo comico che ha scritto le regole della moderna comicità.

L’addio a Jones, spentosi all’età di 77 anni per una rara forma di demenza, è per il momento “Two down, four to go” (Fuori due, ne restano quattro), in affettuosa mostra sulle pagine ufficiali e un po' ovunque, mutuato dallo slogan ideato per quell’ultimo show, “One down, five to go” (Fuori uno, ne rimangono cinque), con matematico riferimento alla morte di Chapman, ora altrettanto matematicamente aggiornato.

‘He’s a very naughty boy’

“Era un ragazzaccio! Ci mancherà”, scrive l’altro Terry, Gilliam ‘Il visionario’, citando un passo di uno dei lungometraggi dei Python, ‘Life of Brian’ (1979). “He's a very naughty boy”, frase pronunciata dallo stesso Jones nei panni – e con voce nell’insopportabile registro acuto – di Mandy Cohen, madre di quel Brian scambiato per il messia. ‘Life of Brian’, in italiano ‘Brian di Nazareth’, è uno dei tre film diretti in prima persona da Jones, per quella dote scoperta agli esordi, negli show televisivi Bbc pre-Monty Python. “Era assorbito dalla vita, un brillante, sempre curioso, iconoclasta, giustamente polemico e generoso essere umano. E a volte un vero dolore nel c***”, conclude Gilliam.

Eric Idle ‘Il cinico’ twitta: “L’ho amato da quella prima volta all'Edinburgh Festival nel 1963”; John Cleese ‘Il nevrotico’ lo ricorda a mezzo stampa chiamando in causa la “Perfezione”, riferito alla regia di ‘Life of Brian’. “Fa così strano che un uomo di così grande talento e infinito entusiasmo – commenta Cleese, che già gli aveva riconosciuto ruoli di ‘motrice’ dell'intero ingranaggio – si sia spento così lentamente”.

Michael Palin ‘Il buono’, suo compagno a Oxford (gli altri, eccezion fatta per Gilliam, statunitense, erano studenti di Cambridge) dice addio al “più divertente performer e scrittore della sua generazione (…) e il più meraviglioso compagno che chiunque possa desiderare”. Fuori dalla rosa, brilla l’attore Stephen Fry che cita “il grande piede”, come da iconico cartoon, che “alla fine ti ha schiacciato”.

Gallese, appassionato di Medioevo e fantasy, scrittore di fiabe per bambini, sceneggiatore di 'Labyrinth', film di culto del 1986, presentatore televisivo, Jones è stato anche l'obeso e ributtante Mr Creosote di ‘Monty Python - Il senso della vita’, seduto in smoking al tavolo di un ristorante francese che dà di stomaco a ripetizione su tutto e tutti, in nome della celebrazione dell'avidità umana, o del semplice disgusto raffigurato nella sua forma più irresistibilmente artistica.

Niente sconti, per nessuno

‘Il timido’, ‘Il nevrotico’, ‘Il visionario’, ‘Il cinico’, ‘Il buono’. ‘L’entusiasta’. Così chiama i Python Francesco Alò, autore di ‘Monty Python. La storia, gli spettacoli, i film’, libro del 2007 aperto dalla prefazione di Terry Jones in persona, che si augura che il lettore possa “riflettere su quale incredibile esperienza di vita possa essere scrivere una prefazione”.

Jones apre e chiude il libro, in un'intervista esclusiva su di sé e sui Python, “un gruppo che aveva deciso che non ci sarebbero stati sconti per nessuno, che ogni idea sarebbe passata al rigoroso setaccio degli altri”. Tra i suoi momenti più belli, “senz'altro le riprese di ‘Life of Brian’”; il film preferito era ‘Monty Python e il Sacro Graal’ (1975, riportato in teatro nel 2018 da Elio, ndr), ma credo che ‘Il senso della vita’ (1983) contenga alcuni dei migliori momenti dell’intero corpus dei Python”.

Interrogato sulla possibilità che il mondo possa mai sfornare nuovi Python, Jones replicava che in un era in cui “vogliono sapere già prima se una cosa può avere un pubblico o no”, la risposta era no, in nome della libertà di sperimentare, fallire e poi ricominciare.

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