Spettacoli

Biagio, c’è un altro fratello (parla Lenny de Luca)

‘La canzone di Antonacci è identica alla mia’. Intervista esclusiva al 35enne autore pronto a intraprendere le vie legali per la paternità di ‘Mio fratello’

22 novembre 2018
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È la prima volta che Lenny de Luca parla con una voce che non sia quella dei suoi legali, che a fine ottobre avevano annunciato alla stampa l’esistenza di una “palese coincidenza” tra ‘Mio fratello’, singolo di Biagio Antonacci estratto dall’ultimo album d’inediti ‘Dediche e manie’, e ‘Sogno d’amore’, brano scritto da de Luca e depositato alla Siae più di 10 anni fa. È anche la prima volta che Lenny rilascia un’intervista sull’argomento, benché da quando la notizia ha fatto il giro del web, scatenando varia indignazione da destra e da sinistra (senza alcuna connotazione politica, va bene anche da “nord a sud”, visto che la vicenda nasce nella Penisola), gli siano già piombati in casa la stampa e la tv d’inchiesta. «Voglio che si capisca che non sono qui a farmi pubblicità. Per quella ci sono il Grande Fratello e Buona Domenica. Non sono una showgirl e non ho aspirazioni da influencer. Anche perché per me l’influencer è uno che ha 39 di febbre…».

L’aver accusato un big di plagio è cosa che de Luca sembra vivere con giusto distacco, grande lucidità e una certa consapevolezza del rischio: «Non mi sono fatto il videoselfie con le lacrime agli occhi, non ho nemmeno messo la mia canzone in rete. Le cose vanno provate nei modi e nelle sedi appropriate. Nel settore degli autori, prima di fare dichiarazioni del genere e mettersi contro tutti, anche quando le cose sono evidenti, in genere si tende addirittura a lasciar perdere». Ma di questo si parla più avanti...

Tra Nando e Adriano

Lenny rivendica il suo ‘Sogno d’amore’, brano depositato alla Siae una decina di anni fa, originariamente scritto pensando ad Adriano Celentano, «nelle corde sue, seguendo le sue linee melodiche riconoscibili, ‘celentanoidi’», così come vuole l’ABC dell’autore di canzoni, quello che si mette i vestiti del Molleggiato e prova a scrivergli sulla pelle. «Mi fa specie che Antonacci dica di averla scritta per lui. Mi fa specie che Adriano scriva a Biagio ‘questo era mio, ora me ne devi fare un altro’, che è una frase che vorrei tanto capire per intero». Una frase pronunciata dal rocker di Rozzano a Radio Italia, insieme a “Io non do mai tante canzoni in giro, ma quando lo faccio cerco di farlo in modo mirato. Se mi viene un brano forte, me ne privo e lo do ad Adriano”.

Se non fosse che il cantautore è un altro, il riassunto di Lenny de Luca come autore potrebbe stare in questo verso: “E mio padre una montagna troppo alta da scalare”. «Mio padre Nando, per Adriano Celentano, ha scritto ‘Storia d’amore’, ‘Una carezza in un pugno’, ‘Chi non lavora non fa l’amore’, ‘Viola’. Ha lavorato per lui come strumentista e autore. La mia è una famiglia di musicisti jazz e classici, sono cresciuto con Enzo Jannacci e i cantautori che giravano per casa». Lenny voleva seguire le orme del padre, «con tutta l’ansia di una battaglia non semplice. Ho cercato di farlo con professionalità. Ho studiato con Anita Porrini, allieva prediletta di Arturo Benedetti Michelangeli. Al 7° anno di conservatorio ho capito di non essere tagliato per la classica. Ho virato al jazz, funky, pop, ho lavorato in studio, alcuni miei pezzi sono stati cantati da ex-di X-Factor, sono stato direttore artistico delle Scimmie (storico locale milanese, ora chiuso, ndr), ho organizzato i live di X-Factor con Morgan, ho riaperto la barca davanti al locale, chiusa da anni».

‘Sogno d’amore’, la storia

Poi è arrivato un contratto in esclusiva con Radiorama, l’etichetta fondata da Eros Ramazzotti. Il contratto d’esclusiva, alba o tomba di molti autori, spesso con accordi pluriennali durante i quali si scrivono canzoni di cui si cedono per intero i diritti. Canzoni che restano nel catalogo dell’editore in questione, che ne può disporre come vuole, in funzione dell’interpretazione dei suoi o di altri cantanti. Prima di addentrarci nelle circostanze legate a questo contratto, Lenny ci tiene a dire che le similarità tra ‘Mio fratello’ e ‘Sogno d’amore’ sono state peritate «da un professionista, uno che in Italia è un’autorità del settore, non il primo che passa per strada». Oltre al ritornello, punto chiave, «c’è somiglianza pure nella strofa, anche se quella non è attaccabile legalmente». In generale, l’esperto rileverebbe «palese uguaglianza nella melodia e nell’armonia, nella struttura e nel disegno ritmico». Tornando a Ramazzotti: «Lavorando in esclusiva per lui, cedetti anche ‘Sogno d’amore’, che dunque fu depositata una seconda volta, con editore. Più tardi, lasciai quella struttura. Nel settembre 2015, parole di Eros, a dirigere l’etichetta subentrò Fabrizio Ferraguzzo, il cui compito è quello di tutti gli editori, far muovere quello che c’è in catalogo. E un buon editore, per far sì che le canzoni vengano cantate e producano un ritorno, fa ascoltare il materiale in suo possesso».

Tutto chiaro. Ma come si lega ‘Sogno d’amore’ ad Antonacci? Lenny: «Tu sai che Ferraguzzo è uno dei 2 produttori artistici di ‘Dediche e manie’?».

‘Attualmente non rientra nei suoi piani’

Il discorso torna in ambiti strettamente musicali. «Non mi era mai capitato di pensare al plagio. Due o tre note uguali nella musica leggera sono all’ordine del giorno. Ma oltre a tutto il resto mi ritrovo dei tempi dispari sul ritornello, ispirati dai racconti di mio padre che ha lavorato tanto con Celentano, e che una volta mi disse “ad Adriano piacciono anche le cose dispari o quadruple, basta che suonino bene”. Mio padre ha lavorato all’arrangiamento di ‘Azzurro’, dove le battute irregolari abbondano». Per inciso, Lenny sostiene di avere proposto ‘Sogno d’amore’ a Celentano, «ma mi fecero sapere che in quel momento il brano non rientrava nei suoi piani». “Non rientra nei suoi piani”, “non è la sonorità che sta cercando”, “non la sente del tutto sua”, le frasi del rifiuto in musica, che in amore equivalgono a “Ti lascio perché ti amo troppo”.

Il plagio è un terreno molto complesso soprattutto oggi, con le strutture armoniche ridotte all’osso. «Per una contestazione servono certezze. Ho provato a scrivere a Biagio, a chiedere un incontro, tra musicisti». Ma si sono parlati soltanto gli avvocati. E quelli di Antonacci, sostiene de Luca, «non hanno interesse nemmeno a sedersi a un tavolo. La risposta è stata più o meno ‘Ritira quello che dici, torna nel tuo buco e lasciaci in pace’. La cosa mi ha ferito. Capisco che io non sono nessuno e il vostro assistito è Biagio Antonacci. Però, se è vero che la musica è matematica, allora io porto la matematica in tribunale».

La prima volta

Che effetto ti ha fatto ascoltare ‘Mio fratello’ per la prima volta? «Era luglio di quest’anno, ero appena tornato dalla Spagna. Non ne sapevo nulla dell’uscita del suo disco. Mi sintonizzo su Radio Italia, sento: “Salvo l’uomo che bussa alla mia poooorta…”, e al secondo ritornello mi viene da cantarci sopra “Porca miseria questo è il mio peeeeezzo…”. Non mi è preso il panico, piuttosto facevo fatica a crederci. Sono corso a casa, ho cercato al pianoforte le diversità, per questione professionale. Avrei quasi voluto trovarle».

La cosa che più spiace a Lenny è che in quel momento gli sarebbe bastato essere tra gli autori. «Chiedevo solo di partecipare. Non m’importa se con due o tre 24esimi (i 24esimi Siae, la percentuale di paternità di un brano, ndr)». E ci tiene a dire che «il testo di ‘Mio fratello’ è molto bello. Difficilmente, al primo ascolto di una canzone, ci si appassiona così tanto alla storia».

È a questo punto che il discorso, da personale, si estende alla categoria: «Le canzoni si tagliano e si cuciono a piacimento. Si parla tanto di aiutare chi sa scrivere e io continuo a sentire storie di giovani autori che producono musica e finiscono in situazioni assurde. “Fai causa”, dico, e loro rispondono che non se la sentono, “Poi non lavoro più“. E “Poi non lavoro più” è una frase che ho sentito dire anche da chi è arrivato in finale a Sanremo».

Alla fine di questa settimana, i legali di Lenny de Luca depositeranno gli atti in tribunale: «Sia chiaro, non sto accusando nessuno di omicidio. Si parla di musica, dovremmo essere tutti un po’ più rilassati, ma non per questo sono meno fermo nelle mie convinzioni. Se non riusciamo a trovare punti di contatto in questo settore, allora siamo davvero messi male. Però, tant’è: sono pronto a combattere».

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