Spettacoli

L’inganno femminile di Sofia Coppola

21 settembre 2017
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Nella Virginia dilaniata dalla Guerra di secessione, un soldato nordista gravemente ferito trova asilo, nonostante sia un nemico yankee, nella scuola per signorine di Miss Martha Farnsworth. Per carità cristiana la severa direttrice (una notevole Nicole Kidman) decide, prima di consegnarlo ai sudisti che lo imprigionerebbero senza prestagli le dovute cure, di aspettare la guarigione della sua gamba, ma ben presto inizia a svilupparsi un rapporto quasi morboso tra il soldato, il caporale McBurney (un convincente Colin Farrell), e le poche persone rimaste nella scuola, in particolare, oltre alla direttrice, l’ingenua insegnante Edwina Morrow (Kirsten Dunst) e la giovane e maliziosa studentessa Alicia (una non particolarmente brillante Elle Fanning).

Ben diretto con atmosfere cupe, quasi horror, da Sofia Coppola, ‘L’inganno’ è il remake dell’omonima – in inglese, in italiano vai a capire perché quarant’anni fa pensarono di tradurre ‘The Beguiled’ con ‘La notte brava del soldato Jonathan’ – pellicola del 1971 di Don Siegel con Clint Eastwood e Geraldine Page.

Come con tutti i remake, vale la pena chiedersi perché rifare un film: che cosa voleva dire, Sofia Coppola, di diverso da quello che già era stato detto da Don Siegel? Certo, il film originale non è invecchiato benissimo e certametne giova avere una cinematografia da anni Dieci del Ventunesio secolo invece di una da anni Settanta del Ventesimo. Coppola in particolare ripulisce il film da quelle atmosfere western tipiche dell’epoca, ma ovviamente c’è dell’altro. In un’intervista al ‘Guardian’ Sofia Coppola ha infatti spiegato di aver apprezzato la premessa del film, con un uomo, un soldato nemico, immerso in questo contesto isolato e femminile, ma di aver trovato poco convincenti, per non dire stereotipati, i personaggi femminili.
La sua reinterpretazione – “remake è una brutta parola, nella nostra famiglia” – è quindi femminile: una rilettura della storia dal punto di vista delle donne coinvolte. Certo, nella rilettura si perde quello che era il messaggio della pellicola originale, delicatamente antimilitarista, ma rimane un lavoro interessante e un film ben diretto e interpretato.

Da vedere.

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