Ecco la storia, vera nei limiti del possibile per un film di Hollywood, di Barry Seal, un pilota di linea che, negli anni Settanta, inizia a contrabbandare sigari cubani, giusto per arrotondare lo stipendio; poi si mette a fare fotografie in Sudamerica per conto della Cia e, nel giro di qualche anno, si ritrova a gestire una piccola flotta aerea con cui rifornisce di armi i narcotrafficanti colombiani e importa combattenti controrivoluzionari e cocaina negli Stati Uniti, incontrando dittatori e criminali come il generale Noriega, i fratelli Ochoa e Pablo Escobar.
Tutto questo finché il complicato castello di doppi e tripli giochi – che coinvolge oltre al cartello di Medellin, l’antidroga americana, la Casa Bianca e altri ancora – crolla, lasciando l’ex pilota di linea ad attendere i sicari dei narcos.
Protagonista del film – diretto con garbo da Doug Liman, regista, tra gli altri, di uno dei capitoli della saga di Jason Bourne e di ‘Edge of Tomorrow’ – è un tutto sommato sopportabile Tom Cruise. Il quale, nello stesso anno, il 1986, in cui il vero Barry Seal concludeva la sua rocambolesca esistenza, recitava la parte di un altro pilota: Maverick nel patriottico ‘Top Gun’, praticamente un lungo spot della marina statunitense e dei valori dell’America di Reagan
Come è cambiata, Hollywood, in questi anni!