Spettacoli

Salvate il soldato Nolan

30 agosto 2017
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‘Dunkirk’ merita di entrare nell’olimpo dei grandi film di guerra, a fianco di ‘Orizzonti di gloria’ e ‘Full Metal Jacket’ di Kubrick, ‘La sottile linea rossa’ di Malick, ‘Apocalypse Now’ di Coppola e pochi altri.
Non fosse per un – per fortuna breve – cedimento alla retorica patriottica verso la fine, potremmo definirlo un film perfetto: ottimo cast, tra cui spiccano Kenneth Branagh e Cillian Murphy, musiche asfissianti di Hans Zimmer, fotografia lucida – opera di Hoyte Van Hoytema, che con Nolan aveva già lavorato per ‘Interstellar’ –, una solida sceneggiatura corale che amalgama bene i tre livelli narrativi – con archi temporali diversi – con cui viene ricostruita l’Operazione Dynamo, uno dei momenti chiave della Seconda guerra mondiale con l’evacuazione, via mare, delle truppe britanniche, e franco-belghe, circondate dalle unità corazzate tedesche da Dunkerque, al confine tra Francia e Belgio.

Da una parta abbiamo la spiaggia e il molo, dove per una settimana i soldati cercano di imbarcarsi sulle navi che vengono affondate dagli attacchi degli aerei e sottomarini nazisti – che, particolare interessante, sono un impersonale “nemico” che non viene né mostrato né nominato per tutta a durata del film –; poi abbiamo la lunga giornata sul mare, con centinaia di imbarcazioni civili, soprattutto pescherecci, partire dall’Inghilterra per andare a Dunkerque e portare in salvo i soldati viste le difficoltà dei cacciatorpediniere di avvicinarsi alla spiaggia; infine, l’aria, con i due Spitfire che, per circa un’ora, contrastano l’aviazione tedesca, o meglio ‘nemica’. Una ritirata che da sconfitta divenne una vittoria degli Alleati, con il celebre “never surrender” di Churchill. 


Nolan ha voluto realizzare un film storicamente accurato, ma alla fine la Storia, quella con la esse maiuscola, fa da basso continuo: la vera melodia del film è data dalle piccole storie – di coraggio, di paura, di senso del dovere, di vigliaccheria – dei protagonisti. Ma soprattutto, Nolan ha voluto realizzare un film “alla vecchia maniera”: su pellicola (Imax e 70 mm) e praticamente senza far ricorso alla grafica digitale, ricorrendo a sessanta navi da guerra d’epoca e una dozzina di imbarcazioni che presero realmente parte all’Operazione Dynamo. C’è chi ha visto in ‘Dunkirk’, film sulla “gloriosa ritirata” da Dunkerque, una gloriosa ritirata di un certo modo di fare cinema; al di là della retorica, è certamente un film che va visto in una sala cinematografica degna di questo nome.

 

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