
«Qualsiasi persona che si mette in gioco davanti a un pubblico deve saper condividere delle emozioni, non le capacità tecniche della sua voce».
Riflette con noi a ruota libera sul Festival Valentino Alfano, uno che il dietro le quinte della musica italiana lo conosce bene. Cantautore “luganese”, è anche autore per molti artisti, prima fra tutti Mina. E con noi guarda prima di tutto ai giovani, che dai talent vengono ormai regolarmente traghettati a Sanremo.
«Molti di questi ragazzi sono giovani, hanno dietro tutta una produzione che dice loro cosa fare e come vestirsi, non sempre possono esprimersi come vogliono. Una volta si vedevano dischi “à gogo” e non c’erano problemi, ti facevano un contratto per tre dischi e se il successo al terzo non arrivava arrivederci e grazie; oggi invece è una macchina tritacarne, o fai il botto subito o non ti considerano più».
Ieri abbiamo pubblicato i giudizi sulla prima serata di Paolo Meneguzzi: promossa Giusy Ferreri, bocciata Elodie. Oggi invece abbiamo parlato con Valentino Alfano, cantautore “luganese” che il mondo della musica italiana lo conosce bene (suoi molti testi per Mina).
Il Festival nel suo insieme?
«Per quanto riguarda i presentatori, devo dire che gli esperimenti a me piacciono. Mettere insieme personaggi che sono l’uno l’opposto dell’altro, perché no? Questo tentativo va preso così come viene».
La musica come ne esce?
«Ho letto molte critiche. Io non trovo che ci sia questo abbassamento di livello: ho ascoltato canzoni con una loro struttura melodica, interpretate bene. Per me è un bel Festival e sono positivo riguardo la scelta Conti/De Filippi, sanno benissimo come muoversi e quali sono i confini dell’uno e dell’altra».
Quali canzoni ti hanno convinto?
«Fiorella Mannoia alla grande. La canzone mi piace, le mi piace, è una di quelle interpreti che ti prendono allo stomaco, pur non essendo un’arrampicatrice vocale alla Giorgia. Quando la senti pronunciare determinate parole, tu le credi. E poi direi Sergio Sylvestre: è giovane, ha una grande voce e il suo brano arriva».
E una che proprio non ti va giù?
«Di canzoni impresentabili non ne ho sentite. Però sono un po’ riluttante a risentire le stesse melodie. Per esempio, Al Bano, anche se non è l’unico: lui canta sempre nello stesso modo e più o meno le stesse cose. Da un lato va bene, lui non è la copia di nessuno e questa è la regola del successo; dall’altra non si può desiderare ancora il Sanremo di una volta, con le canzoni di una volta. Tutto cambia, è giusto che anche la musica si rinnovi».