Società

La scienza delle fake news

Mentre alcuni scienziati lamentano la scarsità di ricerche sul tema, uno studio svela le dinamiche della false notizie su Twitter

8 marzo 2018
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Abbiamo bisogno di una “scienza delle fake news”, come recita un commento – firmato da sedici ricercatori di varie discipline – pubblicato da ‘Science’. Un vero e proprio appello affinché il mondo accademico intensifichi gli sforzi per studiare, in maniera interdisciplinare, la diffusione online della disinformazione.
Sorprendentemente, le ricerche sulla presenza e l'impatto delle notizie false sono ancora frammentarie, lasciandoci nell'incertezza su come affrontarle: smentendo le bufale, pratica che almeno in alcune circostanze inefficace e controproducente, oppure tramite interventi strutturali sui media sociali, così da ridurre l’attrattività delle fake news?

Sullo stesso numero di ‘Science’ che ospita l’appello, troviamo un articolo, firmato da Soroush Vosoughi, Deb Roy e Sinan Aral del Mit, sulla diffusione delle false notizie su Twitter.

Prima di vedere i risultati, una premessa: gli autori evitano di usare il termine ‘fake news’, sia perché il termine è, come accennato, un’arma politica, sia perché si sono concentrati su veridicità e falsità delle notizie (determinata tramite alcuni siti ‘antibufala’, e poi per sicurezza con una verifica indipendente), non sulla loro origine. I ricercatori hanno studiato la diffusione di oltre 120mila notizie che sono state condivise su Twitter 4,5 milioni di volte nell’arco di dieci anni, prendendo in considerazione vari fattori quali il numero di persone coinvolte e quanti livelli di ‘retweet’ sono stati raggiunti.

Ebbene, le notizie vere hanno meno diffusione di quelle false per praticamente tutti questi parametri. Se una notizia vera raggiunge solo in rari casi un migliaio di persone, quelle false ne raggiungono anche 100mila e circa sei volte più velocemente.

Non date la colpa ai bot

Ma il risultato più interessante dello studio è che le cose non cambiano se togliamo di mezzo, con sofisticati algoritmi, i bot, sistemi automatici che gestiscono account Twitter. La differenza è insomma tutta umana, ma non è dovuta alla dinamicità degli utenti perché, altra scoperta della ricerca, chi condivide notizie false in genere è meno attivo, segue meno persone e ha meno seguaci. Se non sono questi fattori a spiegare la maggiore diffusione di false notizie, potrebbe essere – suggeriscono i ricercatori analizzando il contenuto delle notizie e le reazioni emotive suscitate – la loro originalità. Ci piace condividere cose nuove, ed evidentemente la verità è spesso vecchia.

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