Studio pubblicato su The Lancet descrive un caso in cui il metodo Star ha identificato e recuperato spermatozoi in azoospermia usando immagini ad alta potenza, IA e robot
Ottenuta la prima gravidanza da fecondazione assistita grazie all'aiuto di un sistema di intelligenza artificiale e di un robot. Il risultato, sperimentale, è descritto sulla rivista "The Lancet" e si limita a un solo caso, ma dimostra la fattibilità della tecnica nei casi di infertilità maschile dovuta a un bassissimo numero di spermatozoi (azoospermia).
La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti, presso il Columbia University Fertility Center diretto da Zev Williams, autore senior dello studio, con il coordinamento di Hemant Suryawanshi.
La tecnica è stata sperimentata su una coppia che da 19 anni cercava di avere un bambino. La donna, di 37 anni, si era sottoposta a 11 cicli di stimolazione ovarica in vista di interventi di fecondazione assistita, ma senza successo; l'uomo, di 39 anni, aveva un grave problema di azoospermia.
Per superare questo ostacolo è stato messo a punto il metodo chiamato Star (Sperm Tracking and Recovery), che combina più tecnologie per analizzare gli spermatozoi prelevati da uomini affetti da azoospermia, identificare quelli vitali e recuperarli. In particolare, il metodo utilizza una tecnologia di analisi per immagini ad alta potenza, in grado di acquisire oltre 8 milioni di immagini in meno di un'ora.
Quindi entra in gioco il sistema di intelligenza artificiale addestrato a riconoscere gli spermatozoi vitali. Una volta identificati, gli spermatozoi vengono indirizzati in un chip e in canali più sottili di un capello, dai quali un robot li estrae nel giro di pochi millisecondi. A questo punto gli spermatozoi possono essere usati per ottenere un embrione oppure conservati a temperature bassissime per essere utilizzati in futuro.