Scienze

Astronomia, osservata la riaccensione di una stella

Rilevata per la prima volta una violenta esplosione di raggi X avvenuta sulla superficie di una nana bianca

Illustrazione di Annika Kreikenbohm
16 maggio 2022
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Una stella spenta si è riaccesa: che un evento simile potesse accadere era stato ipotizzato circa 30 anni fa, ma solo adesso è arrivata la conferma, grazie alla prima osservazione della violenta esplosione di raggi X avvenuta sulla superficie di una nana bianca, ossia una stella che ha esaurito il suo carburante.

Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, arriva dal gruppo dell’Università tedesca Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga, guidato da Ole König. L’osservazione è stata possibile grazie ai dati catturati da eRosita, il telescopio spaziale a raggi X dell’Istituto tedesco Max Planck per la Fisica Extraterrestre, collocato a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra.

Le nane bianche sono stelle che, originariamente di dimensioni paragonabili a quelle del Sole, si sono rimpicciolite dopo aver esaurito il loro combustibile fatto di idrogeno ed elio, fino a raggiungere dimensioni simili a quelle della Terra. Tuttavia, se la nana bianca è accompagnata da un’altra stella ancora attiva, con il tempo l’enorme forza gravitazionale esercitata dall’astro morente fa accumulare sulla sua superficie un po’ dell’idrogeno rubato alla compagna: la pressione esercitata su questo sottile strato è così forte da far riaccendere la stella, in una reazione a catena che si trasforma presto in un’esplosione in cui lo strato di idrogeno viene spazzato via.

È proprio una di queste esplosioni che, il 7 luglio 2020, ha colpito per una fortunata coincidenza il telescopio eRosita. Secondo i risultati, la nana bianca ha generato una palla di fuoco con una temperatura di circa 327’000 gradi, circa 60 volte più calda del Sole. L’esplosione è stata di brevissima durata, meno di 8 ore, e la radiazione di raggi X si è indebolita rapidamente fino a diventare luce visibile, rendendo la nana bianca una stella osservabile anche a occhio nudo. "Siamo stati molto fortunati", commenta König: "Lo strumento di osservazione era puntato verso l’esplosione proprio al momento giusto".

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