Scienze

Dai sotterranei del museo emergono i dinosauri del San Giorgio

I fossili di cinque esemplari inediti di ittiosauri, rettili acquatici di 240 milioni di anni fa, arrivano tutti dal Monte San Giorgio

Lo scheletro fossile di un ittiosauro al Museo di Storia Naturale di Londra (Depositphotos)
6 maggio 2021
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Altro che avventurosi scavi in giro per il mondo: in tempo di restrizioni anti-Covid, i paleontologi non fanno più le loro scoperte sul campo, ma nei sotterranei dei musei.

È infatti dalle collezioni dei musei di storia naturale di Milano, Zurigo e Tubinga, che sono riemersi i resti di cinque esemplari inediti di ittiosauri, antichi rettili acquatici dal muso lungo e stretto vissuti prima dei dinosauri, 240 milioni di anni fa.

Appartenenti alla specie Besanosaurus leptorhynchus, arrivano tutti dal giacimento di Besano-Monte San Giorgio e rappresentano diversi stadi di crescita: dal più giovane, lungo poco più di un metro, fino al più anziano di ben otto metri, un record tra i rettili marini predatori del Triassico medio. La scoperta è pubblicata sulla rivista Peer J da un gruppo internazionale coordinato da Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano.

"Gli ittiosauri del Triassico Medio sono rari nel mondo e in gran parte di piccole dimensioni", spiega l'esperto. "Discendono da antenati terrestri simili a lucertole, da cui hanno ereditato le zampe poi trasformate in pinne per nuotare".

I cinque nuovi esemplari, estratti dal Monte San Giorgio a cavallo tra le due guerre mondiali, sono quasi del tutto inediti: tre non erano mai stati descritti prima, mentre due erano stati attribuiti erroneamente alla specie Mikadocephalus gracilirostris.

In realtà appartengono tutti alla specie Besanosaurus leptorhynchus, descritta per la prima volta nel 1996 da Cristiano Dal Sasso e Giovanni Pinna sulla base del primo esemplare (una femmina gravida con un embrione nel ventre) rinvenuto quasi trent'anni fa a Besano (Varese) durante scavi sistematici condotti dal museo di Milano, lo stesso dove oggi si trova esposto.

"Nessuno immaginava che nelle collezioni dei musei ci fossero altri ittiosauri di questa specie non ancora identificati, tra cui uno di ben otto metri: un record tra i predatori marini di quel periodo geologico", afferma Dal Sasso.

"I nuovi esemplari conservano tutti le ossa del cranio e permettono dunque una conoscenza più completa dell'anatomia e delle abitudini alimentari di Besanosaurus leptorhynchus. Studiare questi fossili è stata una bella sfida, perché sono stati deformati dal tempo e dalla pressione delle rocce all'interno di strati sottili, spessi poche decine di millimetri. Grazie alle Tac (eseguite anche all'Ospedale Maggiore di Milano) e alla fotogrammetria, è stato possibile vedere le ossa nascoste o sovrapposte e ricostruire le scatole craniche in 3D".

"Il rostro estremamente lungo e sottile - precisa Gabriele Bindellini dell'Università Statale di Milano, primo autore dello studio - suggerisce che Besanosaurus si nutrisse di piccole prede veloci", antichi parenti dei calamari e piccoli pesci che catturava con rapidi movimenti della testa.

Attingeva dunque "a un livello più basso della catena alimentare rispetto a un predatore apicale". Questa nuova specializzazione ecologica "avrebbe innescato un aumento di taglia e abbassato la competizione tra le diverse specie di ittiosauri che coabitavano questa parte dell'Oceano di Tetide".

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