Scienze

Fisica, il Nobel è per metà svizzero

Michel Mayor e Didier Queloz (Uni di Ginevra) premiati per la scoperta del primo esopianeta. Nobel condiviso con James Peebles

8 ottobre 2019
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Nobel per la fisica a tre scienziati che hanno rivoluzionato la nostra immagine dell'universo. Metà del premio è andato al cosmologo canadese James Peebles per le sue scoperte sulla radiazione cosmologica di fondo, l'eco del Big Bang che ha dato origine all'universo. Nato a Winnipeg nel 1935, ha lavorato nell'Università americana di Princeton.

L'altra metà del premio è stata assegnata ai planetologi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz per la scoperta del primo esopianeta. Mayor, 77 anni, è nato a Losanna nel 1942 e ha insegnato nell'Università di Ginevra. Con il collega Didier Queloz, che ha lavorato fra le università di Ginevra e Cambridge, ha scoperto nel 1995 il primo pianeta estero al Sistema Solare intorno a una stella simile al nostro Sole.

Oggi diverse migliaia di esopianeti, molto diversi tra di loro, sono stati scoperti di cui 250 grazie alle ricerche dell'équipe guidata da Michel Mayor e Didier Queloz. Gli astronomi svizzeri hanno anche contribuito allo sviluppo degli strumenti per "trovare" i corpi celesti, in particolare alla progettazione dello spettrografo HARPS. 

Mayor e Queloz hanno aperto un'altra porta sull'universo, altrettanto sorprendente, dimostrando che il nostro Sistema Solare non è affatto unico né un'eccezione nell'universo. Nel 1995 i due astronomi svizzeri hanno scoperto infatti il primo pianeta esterno al Sistema Solare, in orbita intorno alla stella 51 Pegasi e chiamato 51 Pegasi b. Era un gigante gassoso simile a Giove.

Da allora nuovi pianeti sono stati scoperti con i telescopi basati a Terra e poi con i telescopi spaziali, come Hubble e i cacciatori di pianeti Kepler e Tess, entrambi della Nasa: è stata una vera e propria esplosione di scoperte che in poco più di 20 anni ha permesso di scoprire oltre 4.000 pianeti extrasolari. Molti di questi sono giganti gassosi come 51 Pegasi b, ma stanno diventando sempre più numerosi i pianeti rocciosi simili alla Terra.

 

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