Scienze

Sonda Schiaparelli, i primi dati indicano che qualcosa è andato storto negli ultimi 50 secondi

Qualcosa sembra non aver funzionato con i retroraz
20 ottobre 2016
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Mancavano poco meno di 50 secondi ad un atterraggio del tutto perfetto. Invece qualcosa è andato storto e non si hanno più notizie della sonda Schiaparelli, il piccolo lander di test della missione europea ExoMars. Qualcosa non ha funzionato dopo che i paracaduti sono stati rilasciati, quando cioè a rallentare la discesa del piccolo veicolo spaziale avrebbero dovuto pensarci i retrorazzi: una cinquantina di secondi in tutto per portare lentamente la sonda a circa due metri di altezza e lasciarla cadere sulla rossa sabbia marziana. I razzi sono però rimasti accesi solo per tre o quattro secondi. Motivo: ignoto. Impossibile pure dire se Schiaparelli sia ancora in un solo pezzo.

Questo è quanto è emerso dall'analisi dei primi dati inviati a terra dalla nave madre di Schiaparelli, il fulcro della della missione dell'Agenzia spaziale europea (Esa).  Per ora non sono stati captati ulteriori trasmissioni provenienti dalla sua posizione. «Dobbiamo capire cosa è successo negli ultimi secondi prima dell'atterraggio», ha rilevato David Parker, direttore del volo umano e dell'esplorazione robotica presso l'Esa. «Non siamo ancora in grado di valutare se l'atterraggio sia stato morbido oppure no, ma lo saremo», ha aggiunto Andrea Accomazzo, capo delle operazioni planetarie.

Gli ultimi secondi sono un mistero

Di sicuro vi è, per ora, che la fase di discesa è avvenuta come programmato: lo scudo termico ha protetto la sonda durante la fase di frenaggio nell'atmosfera e i paracaduti hanno funzionato correttamente diminuendo la velocità di discesa a circa 70 chilometri orari. Il resto, come detto, è per ora avvolto nel mistero. Nelle prossime ore i dati inviati a terra verranno analizzati per capire la dinamica di quanto accaduto. Nel frattempo l'Esa resterà in ascolto di possibili comunicazioni dal suolo marziano, tentando pure di inviare qualche comando. Verranno inoltre scattate fotografie dall'orbita di Marte nel tentativo di individuare il lander. Lander che è però di piccole dimensioni e quindi difficile da individuazione.

'Comunque un successo'

La missione ExoMars è stata «comunque un successo perché il suo obiettivo era avere una sonda in orbita e un test in grado di fornire dati e conoscenze scientifiche» è stata l'analisi del direttore dell'Esa Jan Woerner. «La buona notizia è la conferma che l’orbiter della missione ExoMars, il Tgo, è operativa con successo nell’orbita di Marte: questo significa che è pronto a rilevare dati scientifici e a rilasciarli. Il Tgo – ha aggiunto – è una pietra miliare in vista della seconda fase della missione, prevista nel 2020».

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