laR+ L’intervista

Sanremo, Kety Fusco tra Paoli e Joan Thiele

L'arpista ticinese nella sera dei duetti sulle note di ‘Che cosa c'è’ (aspettando ‘Bohème’ e Iggy Pop)

Kety Fusco
13 febbraio 2025
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È andata così. La gardesana Joan Thiele cercava un’arpa per la sera dei duetti, quell’episodio tutt’altro che secondario della lunga settimana del Festival di Sanremo. Sapeva già del lavoro di Kety Fusco e ha chiesto esplicitamente di lei. Dunque la Sony ha scritto all’arpista ticinese e l’arpista ticinese ha detto ‘perché no’. Venerdì 14 febbraio Kety si unirà a un altro bresciano, il rapper Fra Quintale, per suonare ‘Che cosa c’è’ di Gino Paoli, un classicone la cui rivisitazione, viste le individualità, si annuncia almeno originale.

«Ho sempre cercato di mantenere l’autenticità del mio progetto», ci dice Kety, pronta per raggiungere la città dei fiori. «La cosa bella di questa collaborazione è che pur in questo contesto popolare ho potuto mantenere la mia identità, portando la mia arpa elettroacustica e lavorando al brano insieme a Carmelo Patti, che dirigerà l’orchestra».

Tra Londra e i fiori

Non c’è palco legato alla musica popolare più importante dell’Ariston, che si tratti Festival o di Premio Tenco. Così come a Londra non c’è venue più musicale della Royal Albert Hall, da cui Kety transitò nel 2023. «Quel luogo è sempre stato fonte di grande ambizione per me. Durante il mio primo master facevo lezioni al Royal College, sulla stessa via. La Royal Albert Hall la vedevo quando entravo al Royal e mi chiedevo se mai un giorno sarei arrivata a suonarci. Quando questo è successo, è stato un punto importante per la mia carriera, sicuramente il palco più importante, perché ha accolto artisti di livello eccelso, soprattutto nella forma che io apprezzo maggiormente, quella più sperimentale e viscerale».

Chi ha visto ‘a-ha: The Movie’, il documentario sulla band norvegese, potrebbe ricordare di quando – prima di completarsi con il bello e bravo Morten Harket – Paul Waaktaar-Savoy e Magne Furuholmen tentarono il successo a Londra con una stramba idea in testa: trovare un frontman cantante che suonasse l’arpa. Cosa azzardata negli anni Novanta. È sempre un azzardo essere arpisti, Kety? «Sì, rimane decisamente un azzardo, me lo dico da sola ogni giorno. Con un arpa nel 2025 è difficile al limite dell’improbabile far passare un messaggio, soprattutto per me che non cantando rientro in una nicchia ancor più tale. Tutto quello che esprimo lo faccio con un tipo di musica iperpersonale, quindi mi piace essere arrivata in un contesto come questo, mi piace avvicinare il mio mondo ad ambiti più pop. E farlo con un arpa è un atto ancora meno scontato». Anche solo per il peso dell’arpa, anche se la sua è elettrificata: «In realtà quella che suonerò venerdì a Sanremo è un’elettroacustica sì, ma di ottanta chili, quindi non così agevole da spostare. È un’arpa impegnativa».

Come se lo aspetta l’Ariston Kety Fusco, o meglio, come se lo aspettava? «Ci sono stata la settimana scorsa per le prove e ammetto che è stato scioccante, perché me l’aspettavo molto più grande e invece è un luogo intimo, che la televisione non rende come tale. È un luogo molto accogliente e la cosa mi è piaciuta, tanto che il primo pensiero non è stato quello che saremo in mondovisione. Il pubblico davanti a noi non sarà così enorme, gli spazi sono più contenuti rispetto ad altri luoghi in cui ho suonato».

For those about to Pop (Iggy)

La strada sperimentale di Kety Fusco sta prendendo direzioni sempre più precise. E importanti: Iggy Pop, che due anni fa lanciiò ‘THE HARP-Chapter One’, l’allora nuovo album dell’arpista, dai microfoni di Radio 6 della BBC, oltre che la voce in radio ci ha messo anche la faccia: «Il mio nuovo album ‘Bohème’ – chiude Kety – uscirà il 13 giugno. Contiene un brano con un featuring di Iggy Pop. È stata una collaborazione inaspettata, ci siamo risentiti dopo la connessione creata dal mio passaggio alla BBC, la cosa ora ha preso forma definitiva».