L’intervista

Sanremo dietro le quinte: il Festival di Stefano Sanchietti

È il direttore di palco e c’è dai tempi di ‘Dov’è Bugo?’. È pronto a tutto, anche ai cavalli pazzi

Stefano Sanchietti
(laRegione)
12 febbraio 2025
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Dirige un team di cinque persone, sei con lui, tra microfonisti, backliner e altra professionalità tecnica. Si chiama ‘direttore di palco’ e organizza tutto quello che succede, appunto, sul palco dell’Ariston. Ma con un poco di attenzione lo si può individuare anche in altri eventi televisivi Rai.

Stefano Sanchietti attacca alle dieci della mattina e finisce a notte fonda, ancor più fonda una volta che il Festival di Sanremo è iniziato. «Cominciamo con le prove degli autori del programma, poi quelle dei cantanti». Due giri di prove in venti giorni, quelle dei cantanti, 35 minuti per la cover e altrettanti per l’inedito, così dice il regolamento.

Quando Stefano ci dice che è al suo quinto anno a Sanremo, la mente fa 2025 meno 5 e va a uno degli episodi che hanno fatto la storia, il ‘dov’è Bugo?’, ovvero la sera in cui Morgan mandò in vacca una delle canzoni più piacevoli ascoltate negli ultimi anni. «Sì, ero dietro le quinte con il conduttore (Amadeus, ndr). Sono fuori programma che possono capitare, in pochi istanti abbiamo dovuto far fronte all’abbandono del palco dei due artisti. Ma siamo attrezzati per questo tipo di imprevisti, agiamo in un attimo anche nel caso di cavalli pazzi. Quella volta ancora non facevo questo mestiere». Quella volta fu Mario Appignani detto, appunto, Cavallo pazzo, piombato sul palco di Baudo nel 1992 in piena diretta televisiva, ad annunciare che il Festival era truccato e che avrebbe vinto Fausto Leali. E invece vinse Luca Barbarossa.

Placebo (non il gruppo)

Stefano è quello che ascolta le canzoni di Sanremo dopo chi le ha scritte e prima dei giornalisti. «Sì, alcune iniziamo a canticchiarle subito, perché ogni anno ci sono dei tormentoni. Anche quest’anno». Stefano le ascolta la prima volta a Roma, quando viene allestita la sala prove del Festival. A ospitare le prove di quest’anno è stato l’Auditorium del Foro Italico, giusto alla fine di ‘Ballando con le stelle’, che proprio lì si tiene e che ha lui come direttore di palco. «Che doti ci vogliono per fare questo mestiere? Pazienza sì, ma anche la conoscenza tecnica, della materia, e delle persone che ti stanno di fronte. C’è l’artista più sensibile, c’è quello più alla mano e quello meno. Sono cantanti che di solito hai già incontrato, magari all’Arena di Verona», o negli altri luoghi in cui la Rai riprende la musica dal vivo. È così, con la conoscenza, che il direttore di palco diventa un punto di riferimento, anche umano: «C’è l’artista esigente più di altri, o quello che sul palco dell’Ariston non ci è mai stato e dice di avere problemi tecnici che in realtà non esistono. Un artista così va tranquillizzato. Gli dici che il problema è sistemato, anche se non hai toccato una sola manopola». Placebo, si chiama. Gli chiediamo se ci sono rompiscatole: «La prossima domanda?».

Il dietro le quinte televisivo è un mondo particolare. Sanchietti e il suo team fanno il Festival quanto lo fanno i cantanti, anzi di più: «Conosci persone sempre nuove, che magari frequenti per un paio di mesi di fila, per dodici ore di seguito, mangi e dormi con loro e si creano amicizie. Poi quando parte la sigla e la diretta comincia, scariche di adrenalina, endorfine… non si ferma più». Chiudiamo col pronostico, che al direttore di palco non si può chiedere. Però i piazzati e forse vincenti quelli sì: «Dirò i primi cinque, e cioè Giorgia, Achille Lauro, Cristicchi, Elodie e Gabbani. E attenzione a Olly». E in tutto fanno sei.