Sanremo

Mimmo, Zia Rita e l'uomo col megafono

Ditelo con i fiori, giorno 0. Abbiamo scoperto che Brunori Sas ed Elettra Lamborghini hanno lo stesso ufficio stampa. Un saluto all'ascensore, ed è subito Festival

“Come va? Si tiene duro eh?”. “Così così, alti e bassi”.
4 febbraio 2020
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Déjà-vu, la sensazione di aver già fatto qualcosa, da qualche parte, chissà quando. Ha un nome la sensazione di essere in un posto da sempre aspettando che arrivi Claudio Baglioni? Déjà-Claude? Forse 'déjà-via', l’impressione di non essersene mai andati da un luogo, la familiarità che viene dal ritrovare intatti, ognuno nella propria immutata eternità, il Teatro Ariston che ha un suo fascino di giorno e di notte, lo statuario Mike che dice ‘Allegria’ in via Escoffier, i ristoranti pieni anche se mancano due giorni al Festival (ma il ‘Pechino’ è vuoto) e quell’aria di vacanze romane della Rai che ogni anno occupa tutti gli hotel, e la Riviera dè Fiori diventa Campo.

C’è ancora l’uomo col megafono, che nulla centra col Silvestri, sempre che il Silvestri non si sia ispirato a questo anziano futurista che gira per Sanremo strillando alle auto dei cantanti (vedi sotto). Tempo di un saluto allo storico e anziano ascensore dell’Ariston (“Come va? Si tiene duro eh?”. “Così così, alti e bassi”, ci risponde) e i the giornalisti (minuscolo, vedi sopra) salgono in sala stampa. Lo sloveno Aleksander ci sfida a snocciolare i vincitori dal ’77 al 2019 in apnea (si ricorda di Lola Ponce e Giò Di Tonno nel 2008 senza doverci pensare. Quindi vince). C’è anche Beppe del bar dell’Ariston, che sforna trofie al pesto come manna dal cielo.

Le novità, a Sanremo, hanno un che di familiare. Con in tasca il pennarello e nella borsa il 45 giri de ‘Il ballo del mattone’, cerchiamo la zia Rita che da Morbio Superiore torna qui dopo quarantott’anni; la cerchiamo come si cerca la Titina lungo Corso Matteotti illuminato a giorno, una coreografia da film di Natale tutto l’anno cui si sono aggiunte le luminarie di ‘Volare’ (che sarebbe ‘Nel blu dipinto di blu’, ma non lo è più da tempo): alzando gli occhi, ogni tot metri, le strofe dell’inno del Mimmo nazionale che dall’Ariston vanno al Casinò (“oh oh”).

Due sono le certezze: (1) il clima è preestivo e (2) sarà il Festival della dolcezza. Nutella, crema alla nocciola bandita negli States perché dannosa (e la Mountain Dew di Pepsi che corrode i denti?) si è comprata Piazza Colombo per ergervi un palco degno dei Metallica; si dice che Amadeus passerà di qui, attraversando il potenziato red carpet inaugurato questa sera, per la prima volta, in diretta tv; l’Amedeo calpesterà l’albo d’oro della manifestazione scritto in Avant Gard Gotic, font che la buonanima di Steve Jobs – uno che sui caratteri di stampa ha creato una dipendenza estetica non sempre giustificata – avrebbe apprezzato (nota per l’editore: se Pepsi e Apple avessero da ridire, non ero io a scrivere, ma il mio personaggio. L’ho imparato dai rapper).

P.s. Abbiamo scoperto che Brunori Sas (che tutti volevano al Festival) ed Elettra Lamborghini (che tutti non volevano al Festival) hanno lo stesso ufficio stampa. Potrebbe bastare per un approfondimento sull’arte, ma per disquisire sull’idea che la musica sia tutta bella abbiamo tempo una settimana.

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