laR+
logoBol

Tommy, puoi sentirmi?

Cieco, sordo e muto, reso messia dal flipper, ma per poco. L’opera rock degli Who dal disco al cinema, nel film di Ken Russel. Era il marzo del 1975...

See me, feel me, touch me, heal me

Cieco, sordo e muto, reso messia dal flipper, ma per poco. L’opera rock degli Who dal disco al cinema, nel film di Ken Russel. Era il marzo del 1975...

17 marzo 2025
|

Il capitano Walker sparisce durante una missione e viene creduto morto. La signora Walker partorisce il loro figlio, Tommy (‘It’s a Boy’), e quando anni più tardi il marito torna dall’oblio la trova a letto con un tizio di nome Bernie. Davanti agli occhi del bimbo, Bernie uccide il capitano Walker e insieme alla moglie grida in faccia al bambino: “Non hai visto niente, non hai sentito niente, non dirai niente a nessuno”. Lo shock rende Tommy cieco, sordo e muto, e il fatto che né le cure di un dottore né la fede riescano a guarirlo porta i genitori a considerare il figlio una specie di ingombro. Tommy passa dalle violenze del sadico cugino Kevin (‘Cousin Kevin’) agli abusi sessuali dello zio Ernie (‘Fiddle About’) alle dosi di Lsd della regina dell’acido (‘The Acid Queen’), moglie del dottore. Crescendo, guidato dalle sole vibrazioni della macchina, Tommy trova conforto nel flipper (‘Pinball Wizard’). Un dottore più capace del primo gli dice che i suoi problemi sono psicosomatici: messo davanti a uno specchio, Tommy recupera i sensi mancanti. C’è di più: capisce di essere un leader, fonda un movimento religioso (‘I’m Free’) ma i seguaci rigettano i suoi insegnamenti (‘We’re Not Gonna Take It’). E si richiude dentro di sé (‘See Me, Feel Me’).

Riassunti in poche righe – con i titoli di alcuni dei brani più rappresentativi tra parentesi e mediando tra disco e film (e nel disco è il capitano Walker a uccidere il rivale in amore) – ecco i quasi ottanta minuti di ‘Tommy’, doppio album degli Who uscito nel maggio del 1969 e le quasi due ore del lungometraggio omonimo, nelle sale nel marzo di cinquant’anni fa diretto dal britannico Ken Russell (‘Donne in amore’, ‘Stati di alterazione’). Tommy rappresenta l’uscita definitiva degli Who dall’incazzatura giovanile di ‘My Generation’, rabbia di fondo peraltro rimasta tale anche con l’età adulta (chiedete a Roger Daltrey, il cantante col microfono roteante, cosa ne pensa del Covid). Nel chiedersi come andare oltre le soluzioni pop del terzo album ‘The Who Sell Out’, il chitarrista Pete Townshend (quello col braccio roteante e i salti a piedi uniti), che già nel 1966 aveva raccolto l’invito del co-manager a scrivere un’opera rock, s’infervora delle teorie del leader spirituale indiano Meher Baba a proposito dell’umana compassione e decide di mettere da parte il rito della distruzione delle chitarre a fine concerto, gesto di ribellione che riguardava anche il collega batterista Keith Moon, frantumatore di batterie.

Con orchestra o senza

Nato con lo scopo di essere suonabile dal vivo e con le canzoni eseguibili singolarmente (da cui le lodi di Frank Zappa), il tasto ‘REC’ su ‘Tommy’ viene premuto per la prima volta nel settembre del 1968. A marzo dell’anno dopo Townshend è ancora in studio; avvisato dal bassista John Entwistle dell’approssimarsi per tutti della pazzia, la band pubblica il singolo ‘Pinball Wizard’. Il giudizio della critica sull’album, uscito il 19 maggio del 1969, è almeno trasversale: si va da “disastroso” a “capolavoro” più o meno come capita a tutti i capolavori, e malgrado i malumori della BBC per gli accenni alle droghe e alla pedofilia, è il pubblico a certificarne il valore: nei tour del 1969 e 1970, nella versione della London Symphony Orchestra del 1972 (due milioni di copie vendute) e nelle tante successive riproposizioni integrali dell’opera, giunta sino a noi con orchestra o senza, con Keith Moon o senza (morto nel 1978), con Entwistle o meno (morto nel 2002). Fino al concerto del 2019 a Bethel, sull’erba originale di Woodstock.

Nel 1974, benché non amante della musica rock e tanto meno di quella contenuta in ‘Tommy’, Ken Russell trova interessante il tema della nascita di un messia. Concorda con Townshend un paio di correttivi (l’omicidio congiunto, l’inversione della vittima, l’ambientazione negli anni 70) e il chitarrista scrive nuovo materiale. ‘Tommy’ il film arriva nelle sale americane il 19 marzo del 1975; una settimana dopo è in quelle del Regno Unito. A differenza di altre trasposizioni, a cantare sono gli attori, qualsiasi siano le capacità canore: l’incantevole Ann-Margret è Nora, la mamma di Tommy (che ha i boccoli di Roger Daltrey); il capitano Walker è Robert Powell, il Gesù di Zeffirelli; Oliver Reed è Bernie, nel film compagno di Nora e fuori dal set compagno di sbronze di Keith Moon, il depravato zio Earnie (folle per folle...). Paul Nicholas (un Bafta) è il cugino Kevin, Jack Nicholson il dottore bravo.

Listening to you, I get the music
Gazing at you, I get the heat
Following you, I climb the mountain
I get excitement at your feet

Santa Marilyn e la regina dell’acido

Insieme agli Who, in ‘Tommy’ cantano anche altri cantanti veri. Tina Turner è The Acid Queen, la prostituta che con un mix di sostanze psichedeliche e prestazioni sessuali tenta di risvegliare Tommy. Il ruolo della regina dell’acido creò qualche imbarazzo alla cantante, che a proposito della performance ebbe a dire: “All’inizio non mi andava di recitare la parte di una prostituta, ma la recitazione è fatta anche di ruoli come questo”. Il prescelto per il ruolo era Mick Jagger, ma il leader degli Stones pretese di inserire canzoni sue. Uscito nell’agosto del 1975 e ispirato dalla canzone, ‘Acid Queen’ è anche il disco solista di Tina Turner che chiude definitivamente la storia musicale con il marito Ike, mollato un anno dopo in un hotel di Dallas dopo l’ennesimo abuso.

Prima di ricorrere alla prostituta, per guarire il figlio, la mamma di Tommy ci aveva provato con la fede. Nella chiesa di Marilyn Monroe, dove la statua della diva è in posizione ‘Quando la moglie è in vacanza’ (col vento che sale dalle grate della metro di New York e s’insinua sotto la gonna). Santa Marilyn percorre la navata centrale della chiesa di Sant’Andrea in Henderson Road a Southsea, dalle parti di Portsmouth, città sulla costa sud dell’Inghilterra nella quale si svolse il grosso delle riprese. Tommy e la madre seguono la processione insieme a giovani e vecchi in carrozzina, sperando nel miracolo. Tra una comunione a base di pasticche e Johnny Walker, e tanto feticismo del piede (il piede della santa), celebra la funzione il reverendo Eric Clapton cantando ‘Eyesight to the Blind’, centro di questa “visione perversa e distorta della cristianità” come qualcuno l’ha definita, ma che per qualcun altro potrebbe essere un dettagliatissimo ritratto dell’idolatria.

You talk about your woman
I wish you could see mine
You talk about your woman
I wish you could see mine
Every time she starts to lovin'
She brings eyesight to the blind

“Credo sia la mia cosa migliore dal punto di vista estetico, oltre che il film più commerciale che io abbia mai fatto”, disse Russell della sua opera. Presentato fuori concorso a Cannes, candidato a due Oscar (Ann-Margret migliore attrice protagonista, Townshend per la colonna sonora), ‘Tommy’ non andò più in là di un Golden Globe (ad Ann-Margret). Uscisse oggi, non basterebbe la parola del decennio (‘iconico’) a definirlo, forse perché affetto da troppa iconicità anche nei momenti più iconoclastici: presi singolarmente, il sarcofago dello sballo in casa della regina dell’acido, la statua di Marilyn che mostra il didietro e la battaglia tra flipper renderebbero iconici anche tre film mediocri.

Quel bisogno di scarpe

La vita di Tommy ha una svolta quando l’innato suo talento lo porta a sfidare The Pinball Wizard, il mago del flipper. Per quella parte, Townshend avrebbe voluto Stevie Wonder in nome di una sfida tra ciechi, ma la cosa non si fece. Così come Tina Turner, nemmeno Elton John, mai tanto popolare come nel 1975, voleva essere del film. Fu scelto allora il cantante e attore britannico David Essex, fino a che il giovane Elton non chiese in cambio le gigantesche Dr. Martens calzate sul set, un paio di trampoli che dieci anni dopo si vedranno nel video di ‘Nikita’ e più tardi ancora sul catalogo di Sotheby’s, venduti a Londra per 20mila sterline durante la più ricca delle aste del pianista. Quelle scarpe sono oggi in bella vista nel museo della scarpa di Northampton.

‘Pinball Wizard’ è la vera hit del film. La pallina di metallo come pompon sulla testa, gli occhialoni sul naso, anch’essi battuti all’asta, in ‘Tommy’ Elton John mette le mani sopra un esemplare della Gottlieb, storica ditta produttrice di flipper; al posto dei pulsanti laterali, schiaccia i tasti bianchi e neri di una piccola tastiera aggiuntiva. “Pensavo di essere il re del flipper / Ma ho appena ceduto la mia corona” è l’amara constatazione del personaggio: esausto, The Pinball Wizard viene trascinato via dalla folla. Lui e le sue Dr. Martens.