Personalità tormentate, omicidi, antiche chiese bruciate: fra musica e cronaca nera, la genesi del genere più controverso della galassia metallara
Satanico, blasfemo, nazista. Del black metal si è detto tanto: tutto vero e tutto falso, a seconda dei punti di vista. Nella genesi del genere più discusso dell’universo metal, che ha generato una sua peculiare controcultura a livello non solo estetico ma ideologico, il Male si è a volte manifestato concretamente, ed è spesso complesso scindere l’artista dall’uomo. Un’epopea oscura ampiamente narrata in ‘Lords of Chaos. La storia insanguinata del metal satanico’ di Michael Moynihan e Didrik Søderlind (da cui è tratto il film omonimo): saggio criticato per il mancato distacco degli autori rispetto alle ideologie razziste e di estrema destra espresse da alcuni intervistati, ma che offre un quadro dettagliato della scena anche attraverso le voci dei protagonisti.
Batteria martellante a velocità folli, chitarre grezze e ‘zanzarose’, voce in screaming, testi ispirati a temi come satanismo, anticristianesimo misantropia e nichilismo, produzioni spesso scadenti. Così, nella Norvegia dei primi anni Novanta, alcune band riscrivono il death e thrash metal, già reso più estremo da band come i Venom, i Bathory e gli zurighesi Celtic Frost. I loro nomi sono inquietanti ed evocativi: Immortal, Darkthrone, Mayhem. Saranno in particolare questi ultimi a creare la leggenda nera intorno al black metal, intrecciando la musica con la cronaca in un crescendo che è per certi versi un’epifania del Male, interiore ed esteriore.
A fondare i Mayhem nel 1984 fu Euronymous, al secolo Øystein Aarset. Dopo l’esordio con ‘Deathcrush’, più splatter che satanista, arriva alla voce Per Yngve Ohlin, detto Dead, figura che diventa presto un’icona del lato più nichilista del black metal. Dead porta nella band i temi più oscuri, dalla morte alla depressione, uniti a esibizioni scioccanti con teste di maiale impalate e lanciate al pubblico, trucco cadaverico (il corpse paint) e autolesionismo.
Ma il Male era radicato nella psiche del giovane, manifestato in un’ossessione per la morte alimentata dalla sindrome di Cotard, patologia psichiatrica che porta chi ne soffre a credere di essere già morto. Poi l’epilogo tragico: nel 1991, a soli 22 anni, Ohlin si uccise con un fucile nell’abitazione condivisa con Euronymous. Lasciò un biglietto: “Io non sono umano, questo è solo un sogno e presto mi sveglierò”.
La storia assume risvolti ulteriormente macabri: Euronymous, rientrando in casa e trovando il cadavere, prima di chiamare la polizia scattò alcune foto, una delle quali divenne la copertina del bootleg ‘Dawn of The Black Hearts’, e distribuì poi parti del cranio di Dead ad altri musicisti che riteneva ‘degni’.
Nel 1991 Euronymous apre a Oslo il negozio di dischi ‘Helvete’ (inferno, in norvegese), radunando intorno a sé vari esponenti della nascente scena, in quello che verrà definito Inner Circle. Un circolo nel quale, sotto l’influsso di Aarseth, il black metal incontra il satanismo diventando espressione di un rifiuto della società e dei valori cristiani, anche in reazione alla pervasività del cristianesimo luterano nella società norvegese. Il satanismo dell’Inner Circle non si ispirava a quello razionalista e filosofico di Anton LaVey (a cui aderiscono, fra l’altro, artisti ritenuti ‘satanici’ come Marylin Manson e King Diamond), che Euronymous disprezzava considerandolo ‘troppo umanista’: era, piuttosto, un’inversione radicale del cristianesimo, espressa nell’esaltazione del Male e della malvagità fini a sé stessi e nella loro ostentazione. Anche se, secondo alcuni dei membri dell’Inner Circle, molte dichiarazioni di Euronymous avevano il puro intento di turbare l’opinione pubblica e che egli non era ‘serio’ nel suo credo.
Fra i frequentatori dell’Inner Circle si mette presto in luce colui che ne diverrà il ‘braccio armato’ e finirà per trasformarsi nell’alter ego e nemesi di Euronymous: Varg Vikernes, nato Kristian e noto in arte come Count Grishnackh. Ideatore del progetto musicale Burzum, prodotto da Euronymous, Vikernes divenne il bassista dei Mayhem dopo l’abbandono di Necrobutcher (Jørn Stubberud), sdegnato dal comportamento di Euronymous dopo la morte di Dead. A differenza di gran parte dei membri dell’Inner Circle, Vikernes, di idee razziste e di estrema destra (ciò che lo opponeva a Euronymous che si dichiarava comunista e ammiratore dei totalitarismi) traeva il proprio feroce anticristianesimo non dal satanismo ma dall’ideologia neopagana, che propugnava il ritorno ai valori religiosi norreni, che il cristianesimo avrebbe distrutto.
Un odio per la religione cristiana che presto passò dalla teoria ai fatti: la notte del 6 giugno 1992 un incendio doloso distrusse la stavkirke di Fantoft, una delle più antiche chiese medievali norvegesi in legno risalente al XII secolo, primo di una serie di roghi ai danni di edifici religiosi. Un gesto del quale Vikernes si vantò pubblicamente, al punto da farsi intervistare da un quotidiano e rivelare dettagli noti solo agli investigatori, portando alla ribalta l’esistenza dell’Inner Circle. Venne così arrestato, ma rilasciato alcune settimane dopo in quanto non si riuscì a provare il suo reale coinvolgimento nel rogo: la foto della chiesa bruciata diverrà la copertina dell’album di Burzum ‘Aske’.
L’accresciuta popolarità di Vikernes inquietava però Euronymous, anche a causa dell’attenzione sollevata sulla scena black metal che indusse Aarseth a chiudere il negozio per evitare problemi con le autorità. I contrasti fra i due si fanno via via sempre più acuti, finché la notte del 10 agosto 1993 Vikernes, accompagnato da Blackthorn (Snorre V. Ruch) dei Thorns, si presenta a casa di Euronymous, e al culmine di una furiosa lite lo uccide con 23 coltellate: Euronymous aveva 25 anni, il suo omicida 20. Il movente dell’omicidio, economico, ideologico o altro, resta poco chiaro: Vikernes invocherà la legittima difesa, sostenendo che Aarseth pianificava di ucciderlo e che lo ha aggredito. Viene arrestato pochi giorni dopo, e condannato nel 1994 a 21 anni di carcere per l’omicidio e i roghi delle chiese (a Blackthorn verranno inflitti 8 anni per favoreggiamento). Con lui verranno condannati per i roghi delle chiese altri esponenti dell’Inner Circle, fra i quali il batterista degli Emperor Bård Faust, che sconterà poi anche 9 anni per l’omicidio di un ragazzo omosessuale, compiuto, pare, per il puro gusto di uccidere. Vikernes in carcere scrive ‘Vargsmal’, il manifesto in cui espone le sue idee razziste, neopagane e suprematiste: nel 2013, a Parigi, trovato in possesso di quattro fucili e accusato di preparare una strage, viene arrestato e condannato per incitazione all’odio razziale. Ciononostante, si è dissociato dalla strage compiuta nel 2011 a Utøya dal suprematista Andres Breivik, che gli aveva inviato il suo manifesto: “I veri nazionalisti non uccidono i bambini della propria nazione. Non erano (ancora) marxisti estremisti, erano solo bambini”, scrisse sul suo blog, definendo Breivik una pedina di un complotto ebraico per screditare l’estrema destra.
Oggi il black metal non riempie le cronache, ma rimane avvolto da un’aura di diffidenza, tanto da essere spesso tirato in ballo, come fonte di ispirazione e di cattiva influenza, in occasione di crimini particolarmente efferati, come nel caso dei delitti compiuti dal gruppo autodenominatosi ‘Bestie di Satana’ nel Varesotto fra il 1998 e il 2004.
Eppure, si tratta di un genere che a un alto tasso tecnico degli interpreti unisce un’espressività e una immediatezza peculiari nel panorama metal, che va a dare voce a personalità a volte estreme, spesso tormentate ma dal fascino oscuro. Dal punto di vista musicale, se da una parte i gruppi storici sono rimasti fondamentalmente coerenti con le proprie sonorità, dall’altra il black metal si è evoluto in diverse direzioni, favorito dall’essenzialità che lo rende in grado di prestarsi a varie contaminazioni, in particolare con elementi sinfonici e orchestrali di cui han fatto il loro punto forte band come i Dimmu Borgir e i Cradle of Filth, pagando però, spesso, con l’accusa di essere eccessivamente commerciali. Innumerevoli le contaminazioni: come quella dei polacchi Batushka, che uniscono al black metal i cori nello stile della Chiesa ortodossa russa (cantando in slavonico), o dei siciliani Inchiuvatu, che sposano il genere con il folk cantando in dialetto. Singolare è infine il caso della band saudita Al-Namrood: in una sorta di rovesciamento di ruoli rispetto al metal scandinavo, qui i testi antireligiosi diventano strumento di contestazione del fondamentalismo e della legge islamica che regola lo Stato, ciò per cui i membri della band si nascondono sotto un rigido anonimato in quanto in patria rischiano la pena di morte. Insomma, it’s (not) only rock’n’roll.