Cineasti del presente

Cinema per tornare a vivere

Storie di sospensione e adolescenza con ‘Actual People’ della ventiseienne sino-americana Kit Zauhar e ‘L’été l’étérnité’ di Emilie Aussel

‘Actual People’ della ventiseienne sino-americana Kit Zauhar
10 agosto 2021
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Di tutto quanto è stato detto e si può dire dell’età post adolescenziale – perlopiù tante chiacchiere – la parola che simboleggia al meglio questo periodo è per me la sospensione. Sospensione nel vuoto, sul mondo, lungo la linea del tempo e all’interno della quotidianità. Una sorta di mondo parallelo appeso a un filo di seta, nella sua irrequietezza immobile, delicato come una bolla di sapone che può esplodere da un momento all’altro ma anche potente come i bassi sotto cassa a un festino: è come trovarsi nel mezzo di un elastico tirato dall’alto (il mondo futuro, quello delle possibilità infinite) e dal basso (le profondità dell’animo umano, che mai come in questo periodo riescono a bloccare gli esseri umani). La giovane inglese Sally Rooney negli ultimi anni ne ha scritto nei suoi romanzi ‘Normal people’ e ‘Conversation with friends’.

Ecco, sospesa in sala pure io mi sono goduta due film del Concorso Cineasti del presente che hanno raccontato di questa stasi prima dell’inizio della vita adulta. Si tratta di due opere assolutamente diverse tra loro, ‘Actual People’ della ventiseienne sino-americana Kit Zauhar e ‘L’été l’étérnité’ di Emilie Aussel. Tutti e due mostrano la fine di due epoche (il diploma del college il primo, l’estate dopo la maturità il secondo), ma anche la rottura e il lutto vissuti in un’età in cui ci si sente immortali e invincibili.

In una New York attualissima una ragazza alle prese con gli ultimi esami di filosofia, un amore finito male, e l’amicizia si perde in sé stessa finché una volta a casa con la sua famiglia ritrova la forza di affrontare il futuro che l’attende. La giovane regista Zauhar, qui anche attrice e sceneggiatrice, è un’originale e ottima voce della sua generazione, che ha saputo in questo film raccontare con delicata ironia e naturale realismo, l’esistenza in questo particolare momento. Tutti le chiedono in continuazione cosa farà dopo il diploma, insomma, cosa farà della sua vita, e come accade nella realtà, d’improvviso un’illuminazione apparentemente, una presa di coscienza, le farà dire ridendo “ora inizia la vera vita”. Un bellissimo affresco urbano di quegli anni un po’ tormentati e un po’ leggeri dove la possibilità del tutto può far sentire un niente, dal punto di vista di una giovane meticcia irresistibile.

Atmosfere più oniriche e initimiste raccontano invece un altro tipo di presa di coscienza, quella della finità della vita proprio negli anni spensierati in cui pare impossibile. A 18 anni Lola muore annegata in quel mare che tutti credevano complice e amico, e ‘L’été l’éternité’ tratteggia la reazione dei suoi amici più stretti che si ritrovano improvvisamente di fronte alla perdita dell’innocenza in una Marsiglia monumentale e misteriosa. Emilie Aussel, al suo primo lungometraggio, già in passato ha incentrato i suoi lavori su storie di formazione. Qui con bravissimi attori alle prime armi affronta la sceneggiatura con un lavoro di ricerca sul lutto. Ogni personaggio si dona senza filtri, primissimi piani raccontano le emozioni anche più contrastanti. L’estate del sud, prima spensierata e festaiola, poi malinconica e muta, accompagnano un affresco estremamente sensibile, quasi fisico, di Lisa e i suoi amici che si chiedono “Quando bisogna crescere? Come?” ritrovando alla fine la voglia di vivere. Da vedere tutti e due.

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