Il Comune di Milano ha chiesto al museo di liberare l’edificio dove ha sede dal 2011. Domenica la chiusura definitiva dello spazio culturale
Domenica 15 giugno WOW Spazio Fumetto aprirà per l’ultima volta. Sarà una festa, anche se «non c’è niente da festeggiare» per Enrico Ercole dell’ ufficio stampa della Fondazione Franco Fossati che gestisce il museo. Eppure, in viale Campania 12 a Milano, si radunerà una folla di artisti, fan e appassionati per salutare il museo con una jam session collettiva. “Portate dei pennarelli grossi”, scrive AFA Festival, che supporta l’evento. Serviranno, ma non basteranno.
WOW chiude. Ma la parola “chiusura” è fuorviante. Nonostante appelli, lettere, post, firme, la sorte è segnata: il 15 giugno le attività si fermano. La decisione, maturata dopo una lunga trattativa, è stata imposta dal Comune, che ha chiesto di liberare lo spazio prima ancora di concludere il nuovo bando di assegnazione. «Abbiamo collaborato con tutti: con il Mudec, abbiamo prestato materiale anche a partner del Comune di Milano. Siamo sempre stati a disposizione, dando tutto in comodato gratuito, senza mai chiedere nulla in cambio. Perché la cultura si fa col cuore, non con la pancia. Se l’assessore non ha mai messo piede qui dentro, per me è un problema. Abbiamo fatto una mostra su Milano nei fumetti, quanto di più vicino alla città si potesse immaginare, eppure non è venuto».
È una ferita aperta, che sanguina sui social: fumettisti, appassionati, studenti, famiglie, bibliotecari e persino Don Rosa, il più grande disegnatore vivente di fumetti Disney, sostiene WOW spazio fumetto dagli Stati Uniti.
Nel quartiere di Calvairate, non era nato come spazio espositivo. Era la palazzina dirigenziale dell’ATM, poi della Motta. Dal 2011, in concessione alla Fondazione Franco Fossati, è diventato l’unico luogo fisico dedicato al fumetto in una città che del fumetto ha fatto la sua storia industriale e culturale: dal Corriere dei Piccoli a Topolino, dalla casa editrice Bonelli a Diabolik. Milano, capitale della nona arte, perde il suo unico museo dedicato al mondo delle nuvole parlanti.
È difficile spiegare a chi non c’è mai stato cosa fosse WOW. Di solito, quando chiude uno spazio culturale, si cita il numero di mostre, l’elenco degli ospiti, le collaborazioni. Nel racconto di Ercole c’è l’orgoglio per una mostra su Lady Oscar in cui «si cantava la sigla tutti insieme con Clara Serina», c’è la processione di appassionati davanti all’Amazing Fantasy n. 15 del 1962. Ma il punto è che WOW non era solo un museo, era un ecosistema urbano, come ricordano gli organizzatori dell’AFA festival. «Il museo del Fumetto ha ridato vita anche al parco e alla piazzetta che lo circonda, rendendolo luogo per famiglie, ragazze e ragazzi di Calvairate, grazie anche al Boom, il locale lì vicino che vive in simbiosi con lo spazio dedicato al fumetto». Il parco non era solo un passaggio, ma un’estensione del museo: per famiglie, per ragazze e ragazzi del quartiere, per chi passava e per chi tornava.
«C’erano ragazzi che venivano per una mostra, si innamoravano dello spazio e poi ci chiedevano di restare. Qualcuno è persino entrato a far parte del personale», racconta Ercole. “Perché questo è un posto che, se ti ci trovi in empatia, non te ne vai più. Qui si mangia pane e fumetto, senza troppi fronzoli. È un po’ come un’osteria alla buona: magari il servizio lascia a desiderare, ma che carbonara…». La carbonara, in questo caso, erano mostre, volumi, pezzi rari. E una porta sempre aperta anche a chi restava fuori dai circuiti ufficiali.
Nel tempo WOW è diventato anche molto altro: biblioteca specializzata, sede di mostre uniche e soprattutto casa per le realtà che non trovano spazio nei circuiti ufficiali. Come Bricòla, la fiera del fumetto indipendente e autoprodotto che ha trovato casa tra le mura di WOW, o Zoe Gallo, fumettista che non solo ha partecipato, ma ha anche aderito alla parata di illustrazioni online a sostegno dello spazio. «È stata la miglior fiera a cui abbiamo partecipato», racconta. «Abbiamo incontrato il nostro pubblico più affezionato, e abbiamo capito che quella era la nostra dimensione. Era un luogo curato da persone che amano davvero il fumetto. Finalmente ci sentivamo nel posto giusto». Anche se vive lontano da Milano, ricorda bene l’emozione di quelle mostre – «ricordo quella su Junji Ito, il maestro dell’horror» – e l’idea che quello spazio possa non esistere più la lascia «delusa, e anche arrabbiata: invece di sostenere queste realtà, i politici le calpestano. È inaccettabile. Noi ci abbiamo provato, nel nostro piccolo, a condividere, a fare qualcosa… ma non è servito a niente».
La chiusura di WOW non è un caso isolato. «Lo sfratto va purtroppo di pari passo con le tristi vicende di altri luoghi importanti: il Museo Leonardo, Il cantiere, il Leoncavallo. La città sembra attuare, o subire, un attacco alla cultura, rea di non fatturare abbastanza», risponde AFA. È lo stesso schema che travolge molti spazi culturali indipendenti, anche in Ticino, dove la cultura deve giustificare ogni metro quadro con numeri, rendiconto alla mano.