Culture

La Taskforce Culture contro i tagli della Confederazione

Il piano di risparmio del Consiglio federale ha una visione a breve termine che non tiene conto dell’importanza della cultura

A Palazzo federale la cultura sembra essere un aspetto secondario
(keystone)
4 maggio 2025
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Quello presentato dal Consiglio federale è un pacchetto di risparmi miope e che non tiene conto della rilevanza del settore culturale: è una presa di posizione fortemente critica verso la gestione delle finanze federali, quella della Taskforce Culture, rete che riunisce oltre 70 associazioni e organizzazioni culturali svizzere.

Il piano presentato a gennaio prevede una serie di misure di risparmio per 2,7-3,6 miliardi di franchi con l’obiettivo di riportare il bilancio della Confederazione in equilibrio a partire dal 2027. Il settore culturale è coinvolto su più fronti, dal congelamento dei fondi per la cooperazione internazionale fino al 2030, ai tagli nel settore degli affari esteri oltre alle riduzioni dei fondi già stanziati per il Messaggio sulla cultura e all’eliminazione del contributo federale all'offerta internazionale della Ssr. Tutte misure che sembrano considerare le risorse destinate alla cultura come semplici aiuti; tuttavia, come si legge nel comunicato, “la cultura non è una sovvenzione, ma un capitale strategico”.

La Svizzera guida da oltre dieci anni il Global Innovation Index, un primato che la Taskforce attribuisce anche alla sua diversità culturale, ai settori creativi e all'alto numero di professionisti internazionali. I tagli proposti colpirebbero anche la formazione culturale, componente essenziale della resilienza sociale a lungo termine. I programmi di mobilità, di cui beneficiano annualmente migliaia di studenti svizzeri, promuovono il pensiero critico, l'apertura mentale e la comprensione internazionale: competenze vitali per ridurre le tensioni sociali e affrontare situazioni di crisi.

I progetti internazionali sono infatti uno degli ambiti più toccati. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione prevede di terminare completamente la sua collaborazione con partner culturali svizzeri tra cui il Locarno Film Festival; il Consiglio federale intende inoltre eliminare il contributo federale all'offerta internazionale della Ssr, che include TV5Monde, 3sat e i siti ‘swissinfo.ch’ e ‘tvsvizzera.it’, riducendo drasticamente la visibilità della cultura svizzera all'estero con un danno che la Taskforce stima intorno a 3,3 milioni di franchi all'anno per autori, aziende di produzione e case editrici svizzere.

I tagli porterebbero inoltre a un aumento delle tasse universitarie, il che è visto come una minaccia diretta alle pari opportunità di studio: secondo la Taskforce, già adesso il 73% di studenti e studentesse deve lavorare per finanziare i propri studi. A essere ridotte sarebbero anche le attività extrascolastiche per i più giovani, con una riduzione che inciderebbe sul bilancio federale per appena 1,5 milioni di franchi “ma colpirà duramente le organizzazioni non profit, minacciandone parzialmente l'esistenza”.

Contro le minacce esterne

Avere un settore culturale forte e indipendente significa anche tutelare la democrazia svizzera, soprattutto in un momento storico caratterizzato da minacce ibride, disinformazione e crescente polarizzazione sociale. “Chi risparmia sulla cultura oggi, rischia domani la coesione sociale” ha evidenziato la Taskforce Culture citando uno studio della Commissione europea secondo cui le persone che partecipano ad attività culturali non solo sono più propense a votare, ma sviluppano anche un maggiore senso di appartenenza, empatia e competenze interculturali.

La Taskforce fa riferimento diretto alla Russia, che nel 2024 avrebbe investito oltre un miliardo di euro in propaganda culturale e mediatica per destabilizzare le società democratiche. “In una situazione del genere, tagliare i fondi alla cultura sarebbe fatale”, si legge nel testo. I tagli al finanziamento culturale “indeboliranno esattamente quell'infrastruttura critica che è centrale per la difesa contro le minacce ibride”.

La Taskforce Culture ha inoltre denunciato la mancanza di trasparenza che caratterizza l'intero processo del pacchetto di risparmio: delle 59 misure previste, ben 23 non sono state sottoposte alla procedura di consultazione ufficiale, limitando drasticamente la possibilità delle parti interessate di esprimersi formalmente.