Oltre 30 appuntamenti tra letteratura, poesia, saggistica, simposi, concerti, dal 7 all’11 maggio. Marco Galli: ‘Un atto d’amore verso la città’
Giuseppe Ungaretti, quando scrisse ‘Girovago’, forse pensava a una patria che non fosse un luogo, ma una possibilità. A distanza di molto tempo, Chiasso ha deciso di prendere sul serio quel verso: “Cerco un paese innocente”. È diventato il titolo della 19esima edizione di ChiassoLetteraria, che si terrà dal 7 all’11 maggio: un festival che, come ha detto il coordinatore Marco Galli durante la conferenza stampa, “vuole essere un atto d’amore per Chiasso”.
È forse per questo che, quest’anno, la letteratura non è proposta solo come intrattenimento, ma come un antidoto. “È una bellissima poesia scritta in tempi di guerra, e purtroppo sono tempi anche che ci riguardano da vicino”, ha osservato Galli. Come ha aggiunto il sindaco Bruno Arrigoni, “ci troviamo in una situazione storica abbastanza confusa”, tra capi di Stato “che escono con delle uscite che di solito si facevano al bar” e un mondo che, “senza cultura, rischia di andare in una direzione pericolosa”.
ChiassoLetteraria ha sempre avuto un cuore internazionale, ma quest’anno si sporge oltre. Oltre il Mediterraneo, verso Capo Verde, da cui arriva lo scrittore Joaquim Arena. Oltre i territori in conflitto, con Katerina Gordeeva, giornalista russa indipendente che apre il festival con un libro fatto di ventiquattro voci che hanno vissuto la guerra, e con la pluripremiata palestinese Adania Shibli. Oltre Londra, dove Julia Armfield parlerà delle sue mogli negli abissi; e verso Berlino e Trieste, città di espatriati e frontiere, dove abitano le narrazioni di Vincenzo Latronico e Federica Manzon.
Mara Travella, direttrice di Casa della Letteratura per la Svizzera italiana e membro del comitato organizzativo, ha citato un articolo di Davide Coppo, secondo cui i romanzi italiani sono diventati expat. “Il romanzo italiano è diventato qualcosa che è scritto da fuori d’Italia”, spiega Travella. Così Giorgia Tolfo mappa sentimentalmente la sua Londra, Manzon esplora Trieste come città di confine e il collettivo Wu Ming 4 e Beatrice Salvioni riportano al centro la storia e la sua eredità più scomoda.
Anche la letteratura svizzera ha una sua scena, a tratti carsica, fatta di voci che viaggiano tra idiomi e cantoni. “La volontà è creare dei ponti fra regioni linguistiche”, ha detto Sebastiano Marvin, con autori che spesso non sono ancora stati tradotti: “per farli conoscere, per stimolare nuove traduzioni.” Quest’anno, però, l’italiano è sorprendentemente presente con il poeta ticinese Noè Albergati, autrici come Sarah Jollien-Fardel e Gabriella Zalapì, e la riedizione di ‘Bambine’ di Alice Ceresa, autrice scomparsa che si sta recuperando.
La poesia quest’anno appare con l’appuntamento con lo svizzero Fabio Pusterla, affiancato da Azzurra D’Agostino, voce anche per l’infanzia, e da Nikola Madzirov, poeta macedone che ha trasformato l’esperienza bellica in versi.
Sul versante saggistico, due voci – una svizzera, una italiana – che arrivano da lati opposti della mappa ma forse non così distanti: lo storico Aram Mattioli, con una lectio sui nativi americani, tra colonizzazione e resistenza, e Luca Casarini, attivista, che presenta La cospirazione del bene, con tanto di prefazione papale.
A Chiasso, la letteratura non si accontenta di stare seduta. Prende aria, esce, cammina. ‘Flora ferroviaria’, omaggio a Ernesto Schick e alle sue piante ribelli cresciute sui binari, è un’escursione poetico-botanica guidata da Fabio Pusterla, Alberto Nessi, Mosè Cometta e Antonella Borsari. Un’epopea minuscola tra ferro e clorofilla. Ma è con ‘L’IVA di Dio – Messa per uno scalo merci’, spettacolo itinerante della compagnia La Syndrome, che il confine tra teatro e liturgia si dissolve. Dodici attori, trenta musicisti, una locomotiva e il pubblico che cammina, come in una processione. E mentre i corpi si muovono, anche le idee fanno lo stesso. Allo Spazio Lampo, il Simposio tra arte, scienza e natura esplora i territori fragili in bilico tra arte, scienza e geografia, con suoni di ghiacciai in estinzione al posto delle solite metafore. Il teatro entra in scena con ‘Stai zitta!’, tratto dal libro di Michela Murgia, che porta sul palco la violenza linguistica e simbolica contro le donne. “Ci teniamo molto a questo spettacolo perché tocca un tema di grave attualità anche in Svizzera,” ha ricordato Galli. “Percentualmente, abbiamo un tasso ancora più alto che in Italia.” Un dato che si spererebbe frutto di un errore di battitura.
C’è poi chi si ritrova per leggere. Nel Book Club – novità di quest’anno – si legge ‘Wild Swimming’ di Giorgia Tolfo. E in un altro spazio – il GazeBook – si discute di editoria indipendente con tre editori italiani (Safarà, Utopia, Cantoni): come si pubblica, chi si pubblica, e soprattutto perché.
Oltre trenta appuntamenti tra letteratura, poesia, saggistica, simposi, concerti per ogni età rendono il festival più intergenerazionale tra incontri nelle scuole, dj set e persino appuntamenti nella casa anziani.
Forse un paese innocente non si trova. Ma a Chiasso, almeno, si continua a cercarlo.