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Desiderio, dolore, perdite, vita... i ‘Legami’ di Eshkol Nevo

Al Festival ‘Endorfine’, lo scrittore israeliano racconta il suo ultimo libro e quello che c'è alla base: una radiografia sincera di emozioni e sentimenti

Eshkol Nevo al Palazzo dei Congressi di Lugano
(Ti-Press)
16 settembre 2024
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Desiderio, dolore, perdite, legami che si rompono, legami che si creano, legami che si riannodano tra di loro dopo tanto tempo. Ma soprattutto vita, tutto quello che può succedere a chiunque di noi in ogni istante. Una radiografia del sentimento, senza cinismo ma con tanta sincerità. In un Paese dai troppi drammi e dalle mille sfaccettature come Israele. Perché a volte le cose possono andare male, certo. Ma è bello non impedire alla porta che ti si è appena chiusa in faccia di riaprirsi. Non succede sempre. Ma a volte sì, e quindi perché rinunciare. Sono questi gli elementi alla base di “Legami”, ultimo libro – una raccolta di racconti, alcuni brevi e taglienti, altri lunghi e riflessivi – dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, ospite a Lugano al Festival ‘Endorfine’.

Partiamo da qui. Per tutto quanto abbiamo detto, possiamo definire il suo ultimo libro, ‘Legami’, una sorta di inno alla vita e alla sua bellezza nonostante tutto il dolore e la sofferenza che spesso l’accompagnano?

Onestamente penso che sia da ‘La simmetria dei desideri’, quindi almeno 15 anni, che non ho scritto un libro così pieno di positività, speranza, pietà e fiducia nella possibilità che ci sia pace, amore e bene per tutti. Questi racconti sono influenzati da eventi che sono successi nella mia vita, ci sono molte connessioni con il reale. E quando ho pubblicato questo libro mi sono sentito esattamente come ha descritto lei, come un autore che stava dando qualcosa con una temperatura molto alta. Mi piace immaginare che avvicinando la mano al volume si senta il calore che cerca di trasmettere, con la sua intimità, i suoi sentimenti e le sue emozioni. Si comincia con un racconto che parla della morte di un padre e si finisce con uno che parla della morte di una madre: vite che però finiscono entrambe con gesti di amore, speranza, affetto. Si può guardare la vita in tanti modi diversi, penso che come elemento dirimente sia importante il capire a che punto si è della propria: ho cominciato la mia crisi di mezza età a 40 anni, e ha influenzato il mio modo di scrivere. “Tre piani” ne è un esempio. “Legami” è diverso, perché l’ho scritto a crisi finita e mettendo in prospettiva molte cose.

Parlando di amore e di amicizia arriviamo a ‘Ogni cosa è fragile’, il mio racconto preferito del libro per intensità ed emozione trasmessa. Ma perché lasciare un finale sospeso?

Lei dice che è sospeso?

Per me sì. Arriva un messaggio sul telefono e finisce il racconto...

Interessante, vuol dire che il messaggio è arrivato. Perché per me non è sospeso. Non lo è la parte che parla dell’amore, con i due protagonisti che dopo una serie di ostacoli riescono a trovarsi. Non era facile la situazione dove si sono conosciuti, non è stato facile gestire i divorzi, non è facile affrontare un triangolo amoroso. Ma loro volevano stare veramente insieme, e l’amore trova un percorso, una via. L’amicizia, quella che lei dice lascia il finale in sospeso, invece davvero porta con sé la fragilità di non capire cosa succede una volta che si mette il punto finale a un racconto o un romanzo. Con molte persone non si sa cosa possa succedere, possono crearsi situazioni dove si ha paura che l’altra persona scompaia. Questa parte è basata su una vera amicizia che ho, questo mio amico sparisce, ritorna, sparisce. Mi è successo, e bisogna accettare il fatto che l’amicizia è fragile e non puoi essere certo che qualcuno torni sempre.

In ‘Legami’, ma anche in altri libri, lei parla di dolori privati. Ma nell’ultimo libro scrive espressamente del massacro di Deir Yassim, alcuni suoi personaggi scherzano con humour nero di un kamikaze di Hezbollah che può spuntare da un momento all’altro. Il dolore in Israele, uno Stato che combatte per la sua sopravvivenza da quando è nato, quanto è personale e quanto è collettivo?

È estremamente personale ed estremamente collettivo, senza poter differenziare i periodi tra passato e presente. Ogni volta che un soldato della mia città muore, tutta la città espone le bandiere, partecipa al lutto, va al funerale. Alcuni miei amici hanno perso dei figli il 7 ottobre, alcuni miei studenti hanno perso sorelle o fratelli. Siamo un piccolo Paese, tutti conosciamo tutti. E tutto è personale ma anche collettivo, le connessioni sociali sono così dense che non puoi separare te stesso dall’intero. Il massacro di Deir Yassin è il passato, ma il passato è presente e non si può ignorare o dimenticare. Se si prova a farlo arriva il 7 ottobre a ricordartelo, con un conflitto che erutta come un vulcano.

C‘è tanto dolore, ma c’è anche tanto desiderio espresso, voluto, sperato. Quanto sono importanti il desiderio di vita, quello sessuale, quello di pace quando sembra sempre mancare il terreno sotto ai piedi?

Sigmund Freud è stato molto preciso e accurato nel mettere sullo stesso piano pulsione di vita e pulsione di morte. Le persone possono perdere la speranza ed essere senza aiuto, ma allo stesso tempo lottano per il loro bisogno di vivere e di sentirsi vivi. Se non sai che arriverai alla fine della giornata, provi a fare tutto più velocemente. Ad esempio è molto interessante vedere come molte persone attorno a me stanno divorziando: quando ti senti vicino alla morte o con poco tempo, fai tutto più veloce e acceleri con fantasie e desideri. Quindi divorzi, o cambi vita, scrivi cose nuove... In Israele è un costante ora o mai più, da quando si nasce.

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