Instancabile spirito critico della Svizzera tedesca, lo scrittore zurighese ha oltre quaranta libri al suo attivo

Lo scrittore Adolf Muschg, instancabile spirito critico della Svizzera tedesca, compie domani 90 anni. Con oltre quaranta libri al suo attivo, alcuni dei quali tradotti anche in italiano, lo scrittore zurighese è entrato a far parte della ristretta schiera dei rinomati autori svizzeri.
Muschg è diventato più silenzioso. Sono circa sei mesi che non appare in pubblico. I media non gli chiedono più di commentare tutto e il contrario di tutto.
Nel suo ultimo romanzo "Aberleben", uscito nel 2021, Muschg narra la storia di un autore anziano che interrompe le cure per il cancro, abbandona la moglie e la Svizzera per scrivere un nuovo romanzo. L'autore soffre della stessa malattia, che ha evocato apertamente in un'intervista alla NZZ.
Muschg vive a Männedorf, su una collina che sovrasta il lago di Zurigo, con la sua terza moglie, Atsuko Kanto. È qui, sulla cosiddetta Goldküste, che ha avuto le prime esperienze con l'establishment borghese, al quale si è ripetutamente confrontato con i suoi saggi sulla Svizzera, ad esempio nel volume "O mein Heimatland" (1998).
Nel 2019, all'età di 75 anni Muschg è stato insignito del premio Gottfried Keller per la sua opera letteraria. Quattro anni prima ha ricevuto il Gran Premio svizzero di letteratura per l'insieme della sua opera. Nel 1994 si è aggiudicato il Premio Büchner, la più alta distinzione letteraria in Germania. È stato inoltre il primo svizzero a presiedere l'Accademia delle arti di Berlino dal 2003 al 2006.
Nato il 13 maggio 1934 a Zollikon, nei pressi di Zurigo, Muschg ha studiato germanistica, anglistica e filosofia a Zurigo e Cambridge e ha poi intrapreso la carriera universitaria. Dal 1962 al 1964 è stato docente alla Tokyo Christian University.
Il Giappone è l'amore della sua vita, vi ritornerà spesso. Il Paese del Sol Levante costituisce anche una parentesi narrativa nella sua opera, dal suo esordio "Im Sommer des Hasen" (1965) a "Heimkehr nach Fukushima" (2018).
Nel 1970 Muschg assume la cattedra di letteratura al Politecnico federale di Zurigo (ETH), che manterrà fino al 1999. La combinazione di scrittura e riflessione diventa uno dei suoi marchi di fabbrica. I suoi libri si distinguono per la loro abilità compositiva e stilistica. A volte l'autore-professore tesse una rete di motivi e allusioni, altre volte l'abile narratore seduce con arguzia giocosa nei suoi testi.
Nel romanzo di mille pagine "Der rote Ritter" (1993) questi due talenti coesistono. L'opera è il frutto di un dialogo decennale con Parsifal, il cercatore del Santo Graal, e allo stesso tempo con sé stesso. Il romanzo su un'utopia e il suo fallimento, sull'amore e la morte, getta abilmente un ponte tra il saggio e la narrazione, la finzione letteraria e lo sgomento personale.
Nella sua attività di insegnamento accademico, ha ripetutamente cercato vie d'uscita dal sistema universitario.
Non è un "nemico del popolo", come lo aveva apostrofato l'allora consigliere federale Christoph Blocher nel corso di un dibattito sull'oro nazista nel 1997. In ogni caso all'estero, lo scrittore di Männedorf è considerato un intellettuale svizzero critico e aperto sul mondo.
Muschg è membro del Partito socialista svizzero, è stato cofondatore dell'associazione di scrittori critici, il "Gruppo di Olten" (1971-2022) e si è candidato al Consiglio degli Stati a metà anni 70.
Ha inoltre collaborato alla revisione totale della Costituzione federale svizzera e ha fondato un gruppo di riflessione interdisciplinare, il "Collegium Helveticum", all'ETH di Zurigo.
I suoi contributi politici, in particolare, hanno portato a discussioni talvolta accese tra il pubblico svizzero. Con Gottfried Keller come figura guida, il cittadino Muschg è sempre stato un convinto e persistente sostenitore di una patria cosmopolita e liberale che si considera anche parte dell'Europa.
La scrittura è la sua "deformazione esistenziale", come ha affermato una volta, e la letteratura è una forma di messa in discussione, anche di sé stesso.
Nel 2022, il regista Erich Schmid gli dedica un documentario "Muschg - Der Andere" (Muschg - L'altro). All'inizio del film, l'autore legge un estratto del suo libro "Heimkehr nach Fukushima". Svela la sua infanzia, con un padre che alla sua nascita aveva 60 anni e una madre in preda a gravi depressioni.
Il film termina con la visita di un tempio a Kyoto. Le persone sono più importanti delle opere letterarie, afferma Muschg, seduto su una panchina in un parco alla fine del documentario: quelle persone che gli hanno permesso "di vivere bene con sé stesso".
Fra le sue opere tradotte in italiano vanno menzionate "Storie d'amore" (1990) e "Almeno per cominciare" (2014).