laR+ L'INTERVISTA

La caccia al tesoro di Giovanna Caravaggi

La collaboratrice scientifica dell'Osservatorio culturale ha raccolto le testimonianze letterarie sul nostro territorio

Giovanna Caravaggi
(laRegione)
22 dicembre 2023
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Dopo gli studi di letteratura italiana e filologia romanza a Friburgo, Giovanna Caravaggi ha lavorato per più di vent'anni al Centro di dialettologia e di etnografia del Canton Ticino. Oggi è collaboratrice scientifica dell'Osservatorio culturale, per il quale si occupa di alcuni progetti, tra i quali ci ha particolarmente incuriosito la Guida letteraria della Svizzera italiana.

Giovanna Caravaggi, di cosa si tratta?

Siamo partiti nel 2019 con l'intenzione di fare una sorta di censimento di tutti gli autori e le autrici che hanno avuto a che fare con il nostro territorio, compresi i Grigioni italiani: autori che sono nati qui o che qui hanno soggiornato per un periodo più o meno lungo. C‘è anche chi ha scritto qualcosa sui nostri luoghi senza esserci mai stato, come William Carlos Williams, che rimase talmente colpito da una chiesa di Vico Morcote che aveva visto su un calendario, da averle dedicato una poesia. Abbiamo raccolto citazioni e descrizioni tratte da racconti, romanzi, saggi, diari, lettere; le abbiamo geolocalizzate e infine posizionate su una mappa, visitabile sul sito http://guidaletteraria.ti.ch. Al momento non si può ancora cercare per autore, ma per località: si clicca sul luogo e si apre un riquadro con la relativa citazione.

Come sono state svolte le ricerche?

Sono state svolte da varie persone, anche da studenti che ci hanno volontariamente dato una mano d'estate. Importante è stato anche il contributo del pubblico, che ci ha inviato diverse segnalazioni. Abbiamo cominciato con gli autori più noti e poi ci siamo occupati di quelli minori, un po’ dimenticati, di cui nessuno parla e scrive più: alcuni hanno pubblicato poco, tanti anni fa, in edizioni oggi introvabili. Non abbiamo operato una scelta secondo criteri di qualità, ma abbiamo lasciato la porta aperta a tutti, purché fossero morti. Con qualche sorpresa: di recente, quando pensavamo di averli trovati ormai tutti, ci è stato segnalato che Herbert George Wells, uno dei padri della fantascienza, soggiornò un secolo fa al Grand Hotel di Brissago (che oggi non c‘è più e che in passato ospitò Hemingway e Nabokov). A quel punto nasceva spontanea la domanda: avrà scritto qualcosa su di noi e sul nostro territorio da qualche parte? Rileggendolo ho scoperto che in un romanzo si menziona in varie parti il Ticino, e che altri due sono addirittura ambientati qui: ’Un'utopia moderna‘ e ’Una liberazione del mondo‘. In quest'ultimo immagina una conferenza di pace in un luogo ameno sopra Brissago: da come lo descrive, penso che sia il Monte Verità. A quanto mi risulta, nessuna pubblicazione ticinese ne ha mai parlato.

Che idea si è fatta dello sguardo degli stranieri sul Cantone?

Ci sono tante prospettive, che cambiano nel tempo, a partire da quelle più romantiche e stereotipate. Molti restano piacevolmente colpiti da questa atmosfera di italianità nel Ticino, che non è più la Svizzera a nord delle Alpi ma non è ancora l'Italia. Noi che viviamo qui probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma gli stranieri sono affascinati dal clima e dai paesaggi.

E rispetto alla narrativa ticinese?

Ho scoperto alcune autrici, di quelle un po’ dimenticate. Per un altro progetto, che ha a che fare con i patrimoni digitali sul Ticino sparsi nel mondo, mi era stato segnalato il fondo fotografico di un commerciante e politico olandese, Hermann Albrecht Insinger, che viaggiò tantissimo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Un fondo depositato nell'archivio di Bielefeld, una città che i tedeschi considerano come gli italiani il Molise, ossia un posto in cui nessuno è stato e di cui si dubita persino che esista davvero. Le sue foto ticinesi sono accompagnate da didascalie piuttosto scarne e imprecise. Mi ha colpito l'immagine di una bambina con uno sguardo tra il fatato e l'allucinato: la didascalia recita soltanto "Lugano, Fête de charité, M.lle Fede Paronelli". Indagando, sono arrivata a un articolo della Gazzetta Ticinese del 1901 che descrive questa festa di beneficenza, che si tenne nei giardini di Villa Ceresio (un edificio che non c‘è più) su iniziativa di un signore di Asti, esule da noi per motivi politici. Con i proventi l'anno dopo fu inaugurato l'ospedale italiano, che esiste ancora oggi. La madre della bambina si chiamava Matilde Arietti: è stata scrittrice, istitutrice e docente, ha fondato scuole in Ticino. La bambina, a cui è stato intitolato un asteroide, diventò una divulgatrice scientifica e scrisse un sacco di libri.

Parliamo di un altro progetto che segue: la biblioteca digitale.

In questo caso si tratta di rendere accessibile al pubblico le versioni digitali delle opere pubblicate dagli istituti dell’amministrazione cantonale, dalle biblioteche, dall'Archivio di Stato, dal centro di dialettologia, dalla pinacoteca Züst, oppure opere preziose e non facilmente accessibili che sono custodite presso di loro, come per esempio libri antichi o rari. C’è da esplorare una montagna di pubblicazioni, che spaziano dalla linguistica alla storia, dall'architettura alla pittura: chiunque può trovare qualcosa che lo interessi.

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