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Il vagabondaggio da fermo di Karl-Markus Gauss

Tra le righe di ‘Viaggio avventuroso intorno alla mia camera’, personale e capriccioso atlante storico-geografico dello scrittore salisburghese

Karl-Markus Gauss
(Wikipedia)
13 settembre 2023
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“Se ne sta sul massiccio comò del soggiorno, tra un sacco di altre cose, in un vassoio d’argento ammaccato e annerito di quelli che si usavano una volta nei ristoranti di livello per servire i contorni”: lo scrittore salisburghese Karl-Markus Gauss introduce così la descrizione di un tagliacarte, finito chissà come nell’appartamento a forma di scafo di nave rovesciato che divide con la moglie. È il primo di una serie di oggetti, souvenir, cianfrusaglie, cimeli familiari che Gauss utilizza per ricordare, lasciandosi guidare unicamente da libere associazioni di idee, frammenti misconosciuti, episodi dimenticati e personaggi marginali della storia recente della Mitteleuropa.

‘Viaggio avventuroso intorno alla mia camera’, tradotto da Enrico Arosio per le edizioni Keller, si presenta dunque come il resoconto di una serie di vagabondaggi da fermo, un personale e capriccioso atlante storico-geografico, uno zibaldone di ricordi fissati su un mappamondo. Il tagliacarte, prodotto dalla ditta Hatschek, specializzata in coperture in Eternit, fornisce per esempio lo spunto per riflettere sul paternalismo sociale, tra apparente afflato olivettiano e cupo funzionalismo dittatoriale, che ispirò alcuni complessi residenziali realizzati nella prima metà del XX secolo: benessere, servizi e privilegi in cambio di una condizione lavorativa e umana di assoluta minorità, degna di risorse umane degradate a polli di allevamento. Una tazza di scarsa qualità, scolorita per i troppi passaggi nella lavastoviglie, ricorda invece un viaggio nella regione autonoma della Gagaùzia, in Moldavia, al riparo dalle consuete rotte vacanziere e dalle esigenze omologanti del turismo di massa: “A Comrat, il capoluogo, in un giorno di mercato non mi fu difficile fare quattro chiacchiere con la gente del luogo, e anzi erano loro a rivolgermi la parola, mostrandosi stupiti e riconoscenti che mi fossi preso la briga di far tanta strada fino a lì per sapere come ci si viveva”. Il modellino in scala di una Ulmer Schachtel, tipica lancia fluviale della Germania meridionale, è infine il pretesto per raccontare gli spostamenti dei diseredati, perseguitati, condannati e reietti che sul finire del XVIII secolo lasciarono varie regioni tedesche per avventurarsi sul Danubio diretti verso sud. Migrazioni forzose, con il loro eterno carico di disperazione e di rischi, comune a tutti gli esodi in tutte le epoche: “Molte di queste imbarcazioni, stracariche di passeggeri e masserizie, finirono per rovesciarsi nel corso della lunga navigazione, perché il Danubio aveva rapide pericolose, anse piene di insidie, vortici e mulinelli, per non parlare dei violenti temporali cui gli emigranti erano esposti”. E nella flânerie tra oggetti e ricordi riemergono, come le anime che Ulisse evoca nell’Ade, figure che hanno segnato la vita e la scrittura di Gauss, insegnandogli che, ovunque noi siamo, dobbiamo dedicarci al mondo con l’intensità necessaria perché esso ci riveli i suoi segreti.

È il caso del geniale Fritz Kohles, allegro, generoso e noncurante dissipatore del proprio talento di intrattenitore, cultore dell’amicizia che per avere tutto il mondo tra le braccia ci si è trovato anche la morte, o di Joe Kemptner, pioniere del movimento ecosociale austriaco, poeta entusiasta che scopriva nell’andare in bici nuove forme di equilibrio mentale, o del pittore Herbert Breiter, che amava racchiudere un intero mondo in una miniatura, come Gauss lo ha rinchiuso in una stanza, ed era solito riprodurre per anni gli stessi paesaggi, semplificandoli via via nell’ostinata – ma non tormentosa – ricerca del loro nucleo più profondo. Di ognuno di loro Gauss celebra il tentativo di conquistare una vita gratificante assecondando l’imprevedibilità del caso, che spesso ha anche la forza di creare un nuovo ordine, così come accade quando si hanno migliaia di libri da sistemare, nuovi volumi entrano in casa e i vecchi criteri di raggruppamento si rivelano inefficaci.

Personalità

Liberarsi dei titoli superflui può sembrare, in un primo momento, la soluzione migliore, ma per il lettore che non acquisti i libri a metri e non li ordini a seconda dei colori, come se fossero oggetti di design, una biblioteca è un’espressione della propria personalità, in cui si rispecchia la propria vita, oltre che una fonte di stimoli, di piaceri e di consolazioni, e dunque un’occasione di nuovi vagabondaggi tra i ricordi. Ecco, allora, la sacrosanta ribellione dei coniugi Gauss: “I libri hanno perso importanza? Ebbene no, a casa nostra rimarranno importanti. Bisogna eliminare i libri che non leggeremo più? No, non ne butteremo più via neanche uno, e anzi i nuovi arrivati saranno accolti con calore. La gente non ha più interesse per una bella biblioteca privata? Ebbene, è gente che non interessa a noi, e a casa nostra non metterà più piede. Da allora, nelle nostre stanze non è più la Fine dei Tempi; in queste stanze, casomai, salvaguardiamo il futuro di chi vi si è già arreso”.

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