Culture

Lonely Planet, da più di cinquant'anni per un mondo meno… lonely

Tony Wheeler, fondatore della collana di guide più venduta al mondo, è stato ospite dell'Usi. Abbiamo viaggiato con lui

Tony Wheeler
24 maggio 2023
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Una conversazione interessante dal titolo ‘How digital media have changed the way we travel’ (cioè come le nuove possibilità tecnologiche abbiano influenzato il turismo) con un focus internazionale, ha avuto luogo all’Usi, un’occasione per festeggiare anche i vent'anni di Master in International Tourism e ben cinquanta dalla pubblicazione del primo libro scritto dalla coppia australiana formata da Tony Wheeler con la moglie Maureen. Wheeler ha rivoluzionato i viaggi grazie al suo Lonely Planet, che è ancora la collana di guide più venduta al mondo e rispecchia un certo tipo di filosofia di viaggio, quella ormai corrente dei backpackers. Un tipo di turismo che si affaccia alla scoperta, non solo da un punto di vista economico e quindi riguardo alla ricerca di viaggi a basso costo, ma anche tentando di evitare i cosiddetti hotspots, cioè i luoghi che tipicamente sono oggetto di ricerca del turismo di massa.

Ma come si inserisce una guida turistica nell’era del Digital Travel? È la domanda che lo stesso Tony si pone anche se, come ogni buon viaggiatore che si rispetti, è provvisto sul suo smartphone di tutte le applicazioni di viaggio possibili, dalle compagnie aeree, ai celebri Skyscanner, Trainline e Tripadvisor. Lo stesso Lonely Planet è molto comodo nella sua versione per Tablet ed è proprio grazie a questo mezzo che forse le guide turistiche hanno buone probabilità di sopravvivenza, visto che permette di alleggerirsi notevolmente il carico, questo nonostante in rete, al giorno d’oggi, c’è praticamente tutto su ovunque. Tuttavia, non sempre la soluzione migliore si trova online, e non sempre è possibile avere accesso a Internet, in viaggio. In più, le cose possono non funzionare o scaricarsi, ad esempio impedendo l’accesso alle mappe, che tutto sommato non sono così gravose da avere in forma cartacea. La chiave è avere una buona preparazione ma anche lasciarsi cogliere dalle sorprese, perché anche gli errori possono portare a scoperte inattese. A proposito di ciò, Lonely Planet ha già rilasciato due volumi intitolati ‘Bad Lands’ e ‘Dark Lands’, in cui Tony espone i suoi viaggi nei paesi considerati repressivi o in cui è rischioso viaggiare, arrivando anche a destrutturare miti e credenze su questi luoghi. Ora è in lavorazione ‘Border Lands’, che tratta gli stati di confine e le peculiarità delle divisioni, naturali e non, citando anche e ironicamente il caso sul nostro suolo ticinese, Campione d’Italia.

Alla scoperta del mondo, Tony ha potuto interfacciarsi con molti luoghi, molte abitudini diverse e a volte pittoresche. E le racconta. A Hong Kong esiste un complesso residenziale chiamato Chungking Mansion, che ospita servizi di tutti i tipi e coinvolge una cultura multietnica, famoso per il libro dedicato ‘Ghetto at the center of the world’ di Gordon Mathews, e poco distante una Cursing Granny può maledire qualcuno di vostra scelta, basta averne un’immagine che verrà picchiata e bruciata, per soli 50 dollari locali. In Cina, in alcuni luoghi, non è possibile andare in bicicletta sotto i 10 e sopra i 60 anni, mentre a Shanghai, alla fermata dell’autobus, potrebbero vedersi dei poco simpatici manifesti, con immagini raccapriccianti, d’incidenti stradali, proprio su quel mezzo di trasporto in cui ci si accinge a salire. Ovunque o quasi si trova un hotel o una guest house, ma in Giappone esistono i Capsule Hotel, letteralmente delle capsule in cui alloggiare. In quanto alle abitudini economiche, in Gibuti, in Congo e in Afghanistan può essere possibile cambiare i soldi per strada e senza Atm, anche da un’anziana signora, con una borsa in grembo colma di contanti, mentre in Irlanda è possibile prelevare addirittura da una Free Cash Machine, certo pagando una tassa in equivalenza. Mentre in molti posti, Svizzera compresa, non c’è una cultura riguardo all’autostop, presso le Torres Strait Island, a nord dell’Australia, un uomo ha direttamente prestato la sua auto al fondatore di Lonely Planet, che gli ha semplicemente lasciato 20 dollari per il disturbo.

Al di là di posti meravigliosi, monumenti mozzafiato e paesaggi magnifici, Tony ricorda a ogni aspirante viaggiatore l’importanza del contatto umano perché viaggiare non vuol dire solo visitare, bensì entrare in contatto con un luogo, i suoi abitanti e la comunità che li lega.

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