Culture

Aldo Menichetti addio

Si è spento a Firenze l’insigne studioso, professore emerito di Filologia romanza dell’Università di Friburgo, amatissimo nella Svizzera italiana

Aldo Menichetti
(©Accademia della Crusca)
11 giugno 2022
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È la fine di un’epoca, se non di un mondo. Sicuramente per gli studi delle lettere (filologiche, romanze e italiane) nel nostro paese. Ma non solo. Aldo Menichetti si è spento nel mattino di ieri, a Firenze, dopo una breve malattia, all’età di 87 anni. E con lui viene a mancare l’ultimo erede di una tradizione che ha profonde radici anche in Svizzera e che ha fatto scuola nel mondo. Scuola di metodo, prima di tutto: quella che lascia un segno indelebile in chi la accoglie e che si fa lezione di vita.

Il nome di Aldo Menichetti è caro a generazioni e generazioni di allievi e di docenti delle nostre scuole, al sud e al nord delle Alpi. Era stato infatti titolare di Filologia romanza nell’Università di Friburgo per quasi quarant’anni, dal 1968 al 2005, quando in Svizzera la disciplina era obbligatoria per tutti gli studenti delle letterature neolatine, prima della riforma di Bologna e del passaggio al sistema "3+2", quello del bachelor e del master, la cui introduzione Menichetti aveva vissuto con smarrimento.

L’Università di Friburgo avrebbe poi approfittato del suo pensionamento per smembrare la Filologia romanza in quanto disciplina e ridistribuirla sotto forma di filologie nazionali. Di fatto, un processo avviato dall’Università di Berna pochi anni prima con la storica cattedra che fu di Karl Jaberg e Jakob Jud, e che in pochi anni ha riguardato il destino di tutte le "consorelle troppo umanistiche" del paese. Quelle che avevano avuto parte fattiva nella coesione culturale nazionale e poi considerate, nel volgere di un paio di lustri, démodée, poco smart e senza appeal: ovvero economicamente non redditizie, secondo l’allora nuovo paradigma di gestione aziendalistica degli atenei (si pensi che a Friburgo, una volta tolta l’obbligatorietà dell’apprendimento della Filologia romanza per tutti gli studenti di lettere neolatine, il numero di nuovi iscritti all’anno era passato, di colpo, da circa duecento a uno sparuto grappolo di sognatori – les jeux sont faits, rien ne va plus).

Il maestro Gianfranco Contini

Aldo Menichetti si era formato a Firenze sotto Gianfranco Contini, probabilmente il maggiore filologo e critico letterario del Novecento, il quale aveva iniziato la propria carriera accademica proprio nell’Università di Friburgo nel 1938 quale successore di Bruno Migliorini, l’autore della prima grande storia scientifica della lingua italiana. Di Contini, che lasciò le rive della Sarine per quelle dell’Arno nel ’52, Menichetti fu l’allievo più brillante della sua generazione (era nato a Empoli nel 1935), e di Contini acquisì la lezione filologica, linguistica e stilistica con lucida consapevolezza e autonomia di pensiero – così come fece propria la lezione del grande storico dell’arte Roberto Longhi, altro suo maestro, perché la pittura è sempre stata la sua seconda, non velata, passione. Terminati gli studi a Firenze, fece gavetta a Lecce e a Roma, alle scuole di due altri giganti, Maria Corti e Aurelio Roncaglia, e a soli 33 anni raggiunse Friburgo, dove la cattedra di Letteratura italiana era nelle mani sapienti di padre Giovanni Pozzi (per dovere di cronaca, Menichetti aveva poi insegnato a lungo anche nell’Università Cattolica di Milano ed era stato vicepresidente dell’Accademia della Crusca).

La ‘Scuola friburghese’

Se è esistita la celebre "scuola friburghese" (ed è esistita!), lo si deve anche ad Aldo Menichetti. Una scuola che ha saputo attirare a sé e circondarsi di menti illuminate, come quelle – i nomi contano – di Giuseppe Billanovich, Carlo Dionisotti, Dante Isella, d’Arco Silvio Avalle, Maria Corti, Cesare Segre, Luigi Ferdinando Tagliavini, Pier Vincenzo Mengaldo e Giorgio Orelli. A questa scuola Aldo Menichetti ha portato lavori ancora oggi imprescindibili (le edizioni di Chiaro Davanzati e Bonagiunta da Lucca, il trattato Metrica italiana, vera pietra miliare, e i preziosi Saggi metrici).

Ma soprattutto, nella memoria di chi c’era resteranno la sua pipa e l’esperienza delle sue lezioni, ricche di deliziosa affabilità e di toscana ironia (quella empolese, senza spocchia). Perché Menichetti sapeva rendere semplice ciò che semplice non era affatto, e affascinare folle di ignari ventenni sui trovatori, sulla Chanson de Roland, sul latino volgare. Perché Menichetti amava insegnare. Per chi ha avuto la fortuna di frequentarlo, Aldo Menichetti è stato molto di più.

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