Libri

Il mio nome è Toro, 'Franco Toro'

È un giovane escort per signore il nuovo personaggio creato da Dario Neron, al suo secondo libro e con nuovo editore.

Dario Neron, romanziere (foto: Carlo Rusca)
22 agosto 2020
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Se, ed eventualmente quanto, il personaggio di un romanzo porti o meno con sé riferimenti autobiografici è domanda che allo scrittore viene posta di frequente. Più complesso è porre l’interrogativo quando il protagonista del libro (così come il libro stesso) si chiama ‘Franco Toro’ e di professione fa l’escort per signore, dividendosi tra puro presenzialismo (“Io venivo pagato per stare zitto e fare una figura di gradevole aspetto”) oppure, ove richiesto, una fattività mai oggetto di critica. «No, in questo caso posso garantire che non sono presenti note autobiografiche», commenta a denti larghi Dario Neron, radici a Orselina, altre radici nella Svizzera interna, scoperto grazie al suo ‘Doctor Reset’, storia di uno psichiatra manipolatore di ricordi che vinse il Premio InediTO Colline di Torino 2016, opera prima in mezzo a opere non prime. Storia tanto amata anche dal defunto Andrea G. Pinketts, che una sera ospitò Neron a Milano e ne disse tanto bene.

'Forever young'

Franco Toro, per venire a ‘Franco Toro’, è un ventottenne bello e atletico che si divide tra una uptown e una downtown della perdizione. Arriva da una città di mare che, chiamandosi Riviera, è un attimo associare alla Romagna per questione di bellimbusti da spiaggia, ma che Romagna non è. «Non è nemmeno la Riviera bellinzonese», conferma Neron. «Potrebbe essere qualsiasi riviera, dalla Liguria al Brasile». A Franco Toro la vita sorride (“Non tradisco, perché una compagna non ce l'ho. Ma lascio che il tradimento avvenga, le mie colpe sono quindi le stesse”), ma si è dovuto spostare nella metropoli perché «rotto dentro da un passato abbastanza struggente, dal quale è abile a nascondersi tutte le volte che gli altri provano a guardarci dentro», detto dal suo autore. Nemmeno la metropoli, la “Città di Dio”, è identificabile; men che meno il tempo, che potrebbe essere un passato remoto che ha le note e il concetto di ‘Forever Young’ degli Alphaville, o il tempo futuro di un’accresciuta globalizzazione, visto che i ricchi come Toro circolano sulle Ferrschedes (“Primo consorzio anti-crisi dell'automobile”) e i meno ricchi sulle Pandopelancia.

'Un romanzo pseudo-erotico'

In questo libro che “puzza di umanità” (cit. Nini Salerno), la storia dell’escort che viene dalla Riviera e gli uomini ma soprattutto le donne che gli ruotano intorno hanno la costruzione minuziosa che è costante del Neron. E in questo senso Maria, sorella del protagonista, è così ben definita nella sua sindrome ipercinetica che meriterebbe romanzo a sé. Qui con diverso stile narrativo, ma con alcuni abissi alla ‘Doctor Reset’ e un finale che aprirebbe a riflessioni (e riflettere ora sarebbe spoiler, lo faremo poi), ‘Franco Toro’ è sottotitolato ‘L’uomo più bello del mondo’, concetto al quale l’autore, sui social, preferisce ‘Un romanzo pseudo-erotico’. Perché, chi l’avrebbe detto, in ‘Franco Toro’ c’è meno erotismo che nell’opera prima: «Chi compra un libro che parla di un escort – spiega l’autore – si attende l’erotico, o almeno una trasgressione che invece qui non c’è. Non è stata una decisione a tavolino quella di ometterla. È solo che non mi sembrava il caso. Troppo facile». Troppo facile come scrivere un sequel: «Doc non tornerà – assicura il suo creatore –  anche per motivi che stanno nel primo libro. E l’idea di un secondo capitolo non mi è mai piaciuta. Meglio ricominciare da zero con un nuovo personaggio, agli antipodi rispetto a Doc, più lucido, più giovane, immune alle dipendenze. ‘Doctor Reset’ comunque mi accompagna, con piacere. In fondo devo a lui l’avermi catapultato in questo ambiente. E se dopo questo nuovo libro riuscirò a rimanerci, meglio ancora».

Raggio d'azione 

Nuovo personaggio, nuovo editore, Castelvecchi. «Con la mia agente, Michela Tanfoglio, abbiamo deciso di guardare oltre. Con Valerio Vigliaturo de Il Camaleonte (editore di ‘Doctor Reset’, ndr) è rimasta una bella amicizia, ma ho voluto provare a fare un salto verso qualcuno di più grande, sempre confidando in chi un giorno possa permettermi una traduzione in altra lingua, per esempio. Al giorno d’oggi l’editoria in Italia è un ambiente complesso e la possibilità di essere tradotti presuppone una certa potenza di fuoco alle spalle. E visto che il mio raggio d’azione è anche quello della Svizzera interna, non sarebbe male poter disturbare un po’ di lettori anche lì…».

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