Mostra del Cinema Venezia

Una pavida giuria accontenta tutti

Premiato 'Joker', perché non disturba; Polanski d'argento, ma solo un cieco non poteva riconoscere la sapienza civile e culturale di un film che non poteva vincere.

'J'accuse' (Official still)
8 settembre 2019
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A cosa serve un Concorso se una Giuria non ha la capacità di essere originalmente giusta? Può una Giuria che si presenta prendendo posizione contro un film in concorso dargli poi il premio maggiore? Questi dubbi si sono amplificati e il palmares di questa Mostra del Cinema 2017 ne ha subìto chiare conseguenze. Ecco allora che 'J’accuse' (L’ufficiale e la spia) di quel Roman Polanski con cui la Presidente di Giuria, Lucrecia Martel, aveva polemizzato, film favorito al Leone d’oro, si è dovuto accontentare di un Leone d’Argento, Gran Premio della Giuria, un premio di solito riservato a promuovere un nuovo autore, una cinematografia interessante; mentre lui, l’ultraottantenne Polanski, ha una carriera da mettere in fila tutti i giurati e ha presentato un film di cui solo un cieco non poteva riconoscere insieme alla fine grana cinematografica, la sapienza civile e culturale. Ma non poteva vincere, e allora ecco 'Joker' di  Todd Phillips, il film americano che piace a tutti, perché non disturba, perché è spettacolo ben confezionato e ci sono Joaquin Phoenix e Robert De Niro, un film che non si discosta dai canoni televisivi e che forse vincerà qualche Oscar. Il premio perfetto!

A questo punto la Giuria trova Roy Andersson come miglior regista per il suo 'Om det oändliga' (Sull’infinito) e scoppiano le contestazioni, ma era l’unica possibilità che avevano i giurati per salvarsi la faccia, con il film più anticommerciale della competizione, un film d’autore che non fa compromessi, ma qui ha pagato pegno Pablo Larraín  che con il suo “Ema” veramente ha dato grande lezione di moderna regia, era giusto per lui questo premio, ma cosa si sarebbe detto se l’argentina Martel a questo punto avesse premiato il regista cileno? Un combine sudamericana? Il premio per la miglior attrice a Ariane Ascaride per ”Gloria Mundi” di Robert Guédiguian, serve a ricordare un film di grande forza politica, uno sguardo sull’oggi che non concede sconti, l’unico film di impegno civico del festival, sottolineato dalla dedica dell’attrice W”A chi giace per l’eternità sul fondo del Mediterraneo”. Il premio per il miglior attore a Luca Marinelli per “Martin Eden” ( che lo ha dedicato a chi si adopera per salvare in mare i migranti) e il premio speciale della Giuria a  “La mafia non è più quella di una volta” di   Franco Maresco, hanno il peso del gran sponsor della manifestazione, la Rai, che non si poteva accontentare di avere una compartecipazione con Polanski. Altri due premi: la sceneggiatura a  “Yonfan” per “Ji Yuan Tai Qi Hao”  unica animazione in Concorso e il Premio Marcello Mastroianni a Toby Wallace per  “Babyteeth” di  Shannon Murphy, mettono in luce due tra i film più interessanti del Festival, film che forse avrebbero meritato di più con una Giuria più attenta e meno prevenuta di questa, e la Signora Martel ha perso l’occasione di premiare meglio un film di una donna  Shannon Murphy che mostra di avere una classe di gran rilievo. Ed ecco tutto, si spengono le luci, il Lido si svuota, il carrozzone dei film è già a Toronto.

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