Culture

'Morto Stalin, se ne fa un altro', vietato da Mosca

Ministero della Cultura ritira la licenza di proiezione della commedia satirica per evitare la sovrapposizione col 70° della vittoria di Stalingrado

24 gennaio 2018
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È un film, una commedia satirica. Eppure, come continua ad accadere persino ai nostri tempi, ridere del sacro non è mai cosa facile da mandar giù. E in Russia oggi, può sembrar strano, Stalin è molto in voga. Ecco perché 'The Death of Stalin' - del britannico Armando Iannucci, tradotto in Italia col titolo 'Morto Stalin, se ne fa un altro' e da poco sbarcato nelle sale cinematografiche - sta provocando un terremoto in Russia. Tanto che il ministero della Cultura ha ritirato la licenza di proiezione. Il problema, a ben vedere, non è tanto Stalin - che ad ogni modo è in testa agli indici di gradimento dei russi, stando ai sondaggi, per quanto riguarda le figure storiche del passato - ma la rappresentazione del potere, in generale, ai vertici dell'Unione Sovietica che Iannucci mette in scena nel suo film quando, nel 1953, il dittatore muore improvvisamente. L'annuncio verrà fatto due giorni dopo e in quelle 48 ore i figli di Stalin, Vasili e Svetlana, il generale Georgi Zhukov, Nikita Krusciov, Georgi Malenkov, Viacheslav Molotov e Lavrenti Berija lottarono per il potere.

In 'Morto Stalin, se ne fa un altro' la rappresentazione di quel teatro folle è naturalmente senza sconti. E per Mosca questo è tuttora un problema. Il ministero della Cultura, che pure aveva dato luce verde e la prima del film si sarebbe dovuta tenere il 25 gennaio, si è fatto prendere dai dubbi. Al Consiglio Pubblico presso il ministero ha dunque avuto luogo una visione speciale della pellicola. E il Consiglio, dopo averla vista, l'ha bollata come priva di valore storico-culturale e altresì "offensiva". Da qui la raccomandazione di posticipare la distribuzione in Russia di sei mesi, per evitare - ampiamente - la sovrapposizione con il 75esimo anniversario della vittoria di Stalingrado, che cade il prossimo 2 febbraio.

Il generale Georgi Zhukov, eroe della Seconda Guerra mondiale, viene d'altra parte dipinto a tinte grottesche e questo potrebbe essere d'insulto per i veterani. Per soprammercato, Paval Pozhigailo, membro del Consiglio, ha poi sottolineato che la visione del film non è consigliabile anche alla luce delle prossime elezioni presidenziali del 18 marzo. E quindi stop alle cineprese. Il ministero ha fatto sapere che la decisione relativa a quando permettere la visione del film sarà presa "in un secondo momento". Chissà, a questo punto, se mai lo sarà. Altri membri dell'establishment russo, come la vice capo Commissione Cultura della Duma, Yelena Drapeko, hanno definito il film "una schifezza, una provocazione" e chiedono che non venga distribuito punto. Si vedrà. Stalin di certo approverebbe.

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