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Lo spazio abitato di Monika Emmanuelle Kazi

Il Masi ospite, a Palazzo Reali, la vincitrice del Bally Artist Award 2024 con una installazione sulla memoria e l’identità

Monika Emmanuelle Kazi, ‘Le souper interrompu’, 2024
(Monika Emmanuelle Kazi, foto: Sabrina Montiglia)

Appena varcata la soglia di "Mimesis of Domesticity", sembra di aver messo piede in una casa sospesa nel tempo: una tovaglia spiegazzata, stoviglie ammucchiate in maniera apparentemente casuale, bicchieri rovesciati e un'atmosfera densa di vissuto. L'opera appositamente realizzata da Monika Emmanuelle Kazi stravolge l'ordinario allestimento museale e trasforma gli spazi domestici in un teatro di storie e memorie, infondendo nella sala di Palazzo Reali un'energia che intreccia il personale e lo storico, lontana dalla solita solennità di un museo.

Domenica 26 maggio le porte la sede di Palazzo Reali del Museo d'arte della Svizzera italiana si aprono per accogliere l'esposizione della vincitrice del Bally Artist Award 2024, in mostra fino all'11 agosto.

Oggetti quotidiani come portali temporali

Sbirciando nella sala al piano terreno di Palazzo Reali, si rivela una scena reminiscente di una cena appena conclusa o iniziata, dove oggetti comuni sotto il tocco dell’artista, attiva a Ginevra ma nata a Parigi e cresciuta tra Francia e Repubblica del Congo, si trasfigurano in portali temporali. Francesca Benini, che ha seguito l'allestimento, sottolinea l'intento dell'installazione: "L'obiettivo è immergere i visitatori in un ambiente che non solo mostra ma parla, narra. Ogni oggetto, meticolosamente collocato, è un invito a scoprire storie e momenti di vita vissuta."

L'allestimento, con il suo affascinante disordine, si propone come un'esplorazione tra intimità e un caos controllato. Benini insieme a Kazi, descrivono come questa trasformazione dello spazio sia radicata in una comprensione profonda del legame tra oggetti ed esperienze personali. "Monika attinge da oggetti saturi di storie, tracce lasciate dalla nostra esperienza corporea, dal nostro abitare quotidiano. Non sono mere reliquie; sono testimoni viventi delle abitudini e delle culture che insieme tessono la trama della nostra esistenza," afferma la curatrice.

Un'arte che riflette

"Ogni oggetto recuperato, che ha personalmente trattato con il nitrato d'argento, diventa uno specchio”, racconta Benini. “Un vetro che non solo riflette, ma rende visibili storie personali e collettive attraverso le immagini dipinte su di esso."
Kazi ha potuto lavorare direttamente su oggetti come bicchieri che presentano superfici meno piatte, rendendo le immagini un po‘ più difficili da discernere, come macchie di Rorschach che prendono forma da soffuse a nitide.

"Le rappresentazioni spaziano dalle fotografie personali di Kazi a simboli storici come le vecchie banconote francesi ’CFA' e l’iconografia della Dea Fortuna. Osservando queste creazioni, i visitatori vedranno non solo oggetti, ma narrazioni visive ricche e stratificate," aggiunge Benini. "È una richiesta a guardare oltre il tangibile, a cogliere le emozioni incise in ogni oggetto."

Gli oggetti esposti diventano attori principali in una saga che si estende attraverso tempo e spazio, abbracciando l'imperfezione come bellezza. "Il processo chimico di incisione su curve complesse evidenzia le incompletezze," racconta Benini. "E Monika ha saputo elevare questi dettagli a caratteristiche poetiche, trasformando ogni difetto in un simbolo del passaggio del tempo e delle interazioni umane."

Memoria liquida

Il lavoro di Kazi con l'acqua sfida ogni tentativo di categorizzazione banale. L'acqua fluisce, racconta storie, vive attraverso le opere, ricordandoci che la cura – sia per le piante che per gli spazi in cui viviamo – è un rituale necessario. Sul pavimento, si possono osservare tracce di acqua e sale che, asciugandosi, lasciano disegni temporanei simili a cicatrici, imprimendo un ulteriore strato di significato all'intera esposizione. Oltre agli interventi a terra, l'artista ha incorporato il suono dell'acqua irrigando le piante, la traccia sonora "The seed" (2017), trasformando questo gesto quotidiano in un momento immersivo.

"Mimesis of Domesticity" è un'esperienza sensoriale intima che converte lo spazio abitato in un’opera d'arte atempore. Monika Emmanuelle Kazi, con la sua abilità creativa, esplora un mondo dove l'ordinario diventa straordinario, e ogni bicchiere rovesciato narra una storia vissuta nel limbo tra realtà e fantasia.

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