laR+ Museo Villa dei Cedri

Arte e natura dall'Underground

‘Ecosistemi da esplorare’ tra parco e villa, dove le opere site-specific di 9 artisti internazionali, da oggi al 4 agosto, disegnano un futuro sostenibile

Marion Neumann, ‘The Mushroom Speaks’ (2021) – Installazione video, estratto del film
(M. Neumann)
16 marzo 2024
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“Stravagante” l’ha definita prima che se ne fosse parlato. «Bizzarra», a presentazione conclusa. Fuori dalla comfort zone museale, Carole Hansler così sintetizza ‘Underground. Ecosistemi da esplorare’, prove di connessione tra arte e natura che nel 2024 del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona – porte aperte, in primavera, alle ‘collettive’ e alle ‘contemporanee’ – arrivano a noi via ‘Paesaggi a confronto. Arte, natura e società in Svizzera’ (2021) e ‘Icone Vegetali. Arte e botanica nel secolo XXI’ (2022), due momenti di riflessione che hanno portato a un terzo, questo, avente come sbocco la sostenibilità e come indagine l’interdipendenza tra esseri viventi. Il progetto ha coinvolto, oltre a Hansler, anche le co-curatrici Joana P. R. Neves e Luce Lebart.

Sono nove gli artisti in azione in questa mostra, per altrettante proposte site-specific, pensate appositamente per il luogo e per la sua storia, nove identità che si confrontano visivamente fisicamente con il parco e la villa, traendo ispirazione dal sottosuolo. Germe del progetto è il micelio, tra gli organismi dell’underground (sottoterra) semivisibili o proprio occulti, silenziosi ma operosi; la rete di strutture filiformi chiamate ife affonda nel terreno a cercare sostentamento per il fungo e, quando interagenti con le radici degli alberi, a restituire agli stessi sostanze nutritive (simbiosi che viene detta ‘micorriza’). Tra il documentaristico e il simbolico (la realtà va oltre il visivamente tangibile), gli spunti di riflessione generati dal ciclo di vita dei funghi negli artisti coinvolti a Villa dei Cedri hanno toccato anche l’impatto dell’opera d’arte – che qualcuno preferirebbe non più ‘eterna’ ma rispettosa del luogo in cui sorge ed esiste, o entrambe le cose – a partire dalla scelta delle materie prime utilizzate per la realizzazione.

Elementi

È dal fungo Coprinus comatus che Mirko Baseglia (che “vive e lavora in mezzo alle montagne svizzere”, recita il suo sito) ricava l’inchiostro per la sua serie di disegni; il britannico Stephen Gill, affascinato sin dalla tenera età dagli insetti e dal mondo visibile solo al microscopio, seppellisce le fotografie nel sottosuolo e dà vita alla serie di scatti chiamata non a caso ‘Buried’ (sepolto), o inserisce nella propria macchina fotografica oggetti e creature per produrre ‘Talking to Ants’ (parlare alle formiche).

Pepe Atocha ha spiegato di persona i suoi rayogrammi, tecnicamente delle fotografie ottenute senza l’uso di una fotocamera, esponendo i soggetti da ritrarre a contatto con il materiale fotosensibile. Nell’Amazzonia peruviana, ha lavorato con la luce della luna e del sole; sempre di persona, l’artista francese Laurie Dall’Ava ha parlato del pigmento verde smeraldo di origine vegetale che, lavorato in laboratorio, resiste al calore e alla luce: con l’aggiunta di un colore a olio, ha portato al suo ‘Wood Wide Web’.


L. Dall’Ava
Laurie Dall’Ava, Wood Wide Web (2024) – Stampa Uv e pittura a olio con Egp su pannello di legno e polvere di marmo

Andata e ritorno

Ripristino, riparo e recupero sono elementi fondanti dell’opera di Gabriela Albergaria, artista portoghese che vive a New York, qui centrale per ampiezza della proposta. Il suo personale ‘Underground’ incentrato sulla Natura utilizza materiali che potranno tornare al loro ambiente originario, la terra, intesa come quella trasportata dal parco all’interno della villa per la costruzione di un lembo di essa, che attraversa due stanze; alla terra tornerà anche la composizione di rami secchi raccolti all’esterno e così i materiali biodegradabili che compongono la riproduzione di un tratto del percorso esterno. Funghi di diverse tonalità, che arrivano da laboratori creativi, occupano in il parquet della stanza dedicata all’artista indiana Ishita Chakraborty, che mette in scena una visione metropolitana della diversità umana. La francese Lise Duclaux è andata nel (non troppo) infinitamente piccolo per dare una vetrina alle piante di dimensione ridotta nascoste nel parco, ribaltando l’ordine ‘precostituito’ che va dal visibile all’invisibile. C’è poi il lavoro di Landra, il duo formato da Sara Rodrigues e Rodrigo Camacho, la cui opera d’arte è in divenire (semi e pianticelle intendono dare vita a un nuovo bosco…).

È sabato 16 marzo, la mostra è aperta e lo resterà fino al 4 agosto. Tra incontri con gli artisti, visite guidate, tavole rotonde e cinema (‘The Mushroom Speaks’, documentario di Marion Neumann sulle qualità rigenerative delle specie fungine, il 14 giugno), il prossimo 21 aprile Lise Duclaux declamerà le parole che affiancano i suoi disegni, in una performance poetica e partecipativa. È tutto, molto visibile, su www.museovilladeicedri.ch.


P. Atocha
Pepe Atocha, Fungi’s Inspriation (2023) – Rayogramma realizzato con il fuoco

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