Arte

Capita, a volte, di essere eterni

‘Sometimes We Are Eternal’, fino al 28 aprile a Villa Heleneum la personale di Sarah Brahim, per volere della Bally Foundation

Classe 1992, eclettica artista saudi-americana
(Brahim/Robinson)
29 dicembre 2023
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La Bally Foundation, sempre avanguardia nell’innovazione artistica, ha aperto le porte della storica Villa Heleneum a un’arte che supera la superficialità, coinvolgendo gli spettatori in un viaggio emozionale e concettuale. Con Vittoria Matarrese alla guida, la Fondazione ha inaugurato la sua seconda mostra, la prima personale dell’eclettica artista saudi-americana Sarah Brahim, regalando al pubblico un’intensa esperienza sensoriale e concettuale con la mostra ‘Sometimes We Are Eternal’, in scena dal 27 ottobre al 28 aprile 2024.

Sarah Brahim, nata nel 1992, emerge come un vulcano di creatività, con un percorso formativo che abbraccia il Conservatorio di San Francisco, la London School of Contemporary Dance e la Oregon Health and Science University. La sua fusione audace di danza e arte contemporanea crea un’esperienza immersiva e inclusiva, sfruttando il suo corpo e quello degli spettatori come strumenti per esplorare il processo di trasformazione. Sarah Brahim offre una sintesi intima, dando vita a un dialogo provocatorio sulle connessioni tra l’individuo e il mondo circostante.

‘Sometimes We Are Eternal’ non si limita a essere una mostra d’arte convenzionale, bensì si immerge in un regno dove il corpo agisce da medium, l’acqua da filo conduttore, e l’eternità si materializza in brevi ma intense sensazioni. Il percorso espositivo, suddiviso tra due piani della villa, offre uno sguardo avvincente attraverso video, fotografie, installazioni sonore e performance in cui, come in ‘Adagio’ (2023), Brahim trasforma l’acqua in un pennello, dipingendo il ritmo pulsante della vita.

Pas de deux

Passeggiando per lo spazio espositivo, il corpo di Sarah Brahim diventa un veicolo, permettendo agli spettatori di esplorare il legame tra il proprio mondo interiore e il suggestivo paesaggio circostante. La danza, cardine della formazione di Brahim, si trasforma in un affascinante ‘pas de deux’ tra un corpo in continua trasformazione e un mondo che a poco a poco si svela, invitando all’accettazione e alla contemplazione.

‘Sometimes we are eternal’ non è solo un titolo accattivante, ma trae ispirazione dal filosofo francese Alain Badiou. Nella sua interpretazione dell’Etica di Spinoza suggerisce che lo spirito umano possa rimanere eterno anche quando il corpo cede, una sottile chiamata alla concezione dell’eternità che trasgredisce i confini convenzionali, inserendo l’infinito nel tessuto stesso del finito. Attingendo alla filosofia di Spinoza e Badiou, la riflessione che porta in scena Brahim si evolve e sviluppa proprio sul concetto di temporalità della vita. E nel farlo, l’artista espone con delicatezza gli ultimi dieci anni della sua esistenza, segnati dalla dolorosa scomparsa di una persona amata. Attraverso opere come ‘The Second Sound of Echo’, due video che immortalano il padre mentre batte due pietre e l’artista che danza al ritmo stesso, la mostra si trasforma in un commovente e poetico tributo a questa esperienza personale. Con abilità magistrale, Sarah Brahim cattura gli strati del tempo, il battito del respiro e la tangibile essenza della vita.


Brahim/Robinson
La danza, cardine della formazione

Memoria

Il piano superiore di Villa Heleneum diviene un tributo alla memoria attraverso opere significative come ‘No Wrong Sounds’, dove sette giovani allievi di tip tap esplorano la diversità delle percezioni corporee, fondendo le loro voci in armonia, e ‘Lightroom’, una pulsazione luminosa che muta gradualmente in omaggio a Virginia Woolf, che proprio nella sua opera ‘To The Lighthouse’ ha narrato l’ossessione della perdita prematura della madre.

Dieci stanze in mostra tessono un mosaico narrativo, ciascuna un tassello della storia di Brahim, che si conclude con l’opera finale ‘He said, we must forget’ (2023), un’installazione video con immagini e video girati in varie località che evoca in qualche modo le opere esposte nelle stanze precedenti.

Brahim non nasconde di attingere ispirazione da pionieri degli anni 60 e 70 come la rivoluzionaria coreografa di danza moderna Anna Halprin e il filosofo innovatore Thomas Hanna. Con audacia, incorpora la danza come un vortice di vita amplificata, e la nozione di “soma”, l’unità della mente e del corpo nell’esperienza umana, diventa il tessuto connettivo del processo umano. La mostra fonde in modo armonioso la creatività di Brahim con l’eleganza in riva al lago di Villa Heleneum: elementi come l’acqua, la trasparenza e il paesaggio diventano le protagoniste, trasformando la Bally Foundation in un palcoscenico dinamico per le opere di Brahim.

Se pensavate che il lago di Lugano fosse solo per romantiche passeggiate primaverili, Bally Foundation e Sarah Brahim dimostrano che può essere lo spazio dove prende vita l’arte. ‘Sometimes We Are Eternal’ è il biglietto per un’esperienza straordinaria, dove Brahim rende il suo tempo eterno, in un viaggio coinvolgente tra trasformazioni corporee e paesaggi, un dialogo vivido tra arte, vita ed eternità.

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