L'intervista

Elanor Burgyan in fabula

È cresciuta vicino al bosco e voleva fare l’etologa: a colloquio con l’illustratrice fra i finalisti del Premio svizzero del libro per ragazzi ’23

‘Ma esistono le giraffe bianche’ (2023) edito da GiraffeBianche
(© Elanor Burgyan)
24 giugno 2023
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L’odore del bosco è fresco di foglie di castagno, pungente di muschio, dolce di robinia. L’odore del bosco è umido e lo conosce solo chi ha vissuto ai suoi margini. E ai margini di un bosco è cresciuta Elanor Burgyan, illustratrice e grafica editoriale ticinese, che respirando quell’odore ne ha fatto il suo mondo.

Incontro Elanor – fra i finalisti del Premio svizzero del libro per ragazzi con ‘Il grande alveare’ (Caissa Italia Editore, 2022), storia scritta da Giorgio Volpe – in un luogo improbabile con musica ancora meno probabile. Ma i ritmi martellanti si fanno subito lontani, quando iniziamo a chiacchierare del mestiere di illustratrice. Una scelta arrivata per caso. O forse no.

Facciamo un salto a ritroso. Da piccola (è nata nel Novantaquattro) con la famiglia si trasferisce a Cademario, in una casa sul limitare del bosco, «una fortuna» per Elanor, perché quell’habitat, fin da bambina, dà forma e contenuto a tutto il suo mondo e più tardi al suo immaginario, che oggi prende vita sulla pagina bianca.

Curiosa osservatrice e cacciatrice di piccoli animali – di cui «mi prendevo cura nutrendoli e costruendo terrari, per poi liberarli», assicura –, passa ore nel bosco a giocare. Disegna fin da bambina: «Ho sempre amato farlo, da che ne ho memoria, ma non avrei mai pensato che potesse essere il mio mestiere». Crescendo, l’amore per la natura e per gli animali le fa venire in mente l’idea di studiare per diventare etologa, un ramo della biologia che studia il comportamento animale. Il passo successivo è chiaro: iscriversi al liceo di Savosa, scegliendo l’indirizzo scientifico che avrebbe condotto, in un secondo momento, alla specializzazione in biologia.


© Elanor Burgyan
L’illustratrice e ‘Il grande alveare’, storia scritta da Giorgio Volpe

Una zatterina

Negli anni del liceo, racconta, vive però un momento di crisi che le fa mettere in discussione il suo percorso. «Ero intenzionata a mollare», ma grazie al sostegno di sua mamma e della sua famiglia, persevera e si diploma. Portata a casa la maturità, rimaniamo in quel campo semantico, nella testa di Elanor matura sempre più la possibilità di intraprendere un percorso creativo. A quel punto, si tratta di capire dove formarsi: per giri che non sto a raccontare, il dito dell’illustratrice si ferma su Urbino. Sempre affiancata e sostenuta dalla mamma, parte alla volta della città marchigiana per visitare l’Accademia di belle arti. «Di Urbino mi sono innamorata», e vi si trasferisce per il triennio iscrivendosi all’indirizzo Nuove tecnologie dell’arte, che fa capo a grafica, web design, animazione e fotografia. Ancora non sa chi sarebbe diventata, «ho approcciato il mondo dell’arte alla lontana», ma alcuni corsi supplementari di illustrazione iniziano a far girare la sua bussola.


© Elanor Burgyan
‘Ma esistono le giraffe bianche’ (2023) edito da GiraffeBianche

Una bussola che pian piano inizia a indicare la giusta direzione: «Finora, ho sempre accolto le occasioni che mi si sono presentate davanti, un po’ come se fossi su una zatterina e seguissi il flusso». E, dopo due anni di percorso all’Istituto superiore per le industrie artistiche (dove si è dedicata all’illustrazione editoriale), si iscrive all’Ars in fabula di Macerata: «Là, ho imparato moltissimo». Arriva però la pandemia, che costringe alla didattica da remoto: le condizioni molto restrittive di confinamento in Italia, spingono la mia interlocutrice a “scappare” e, con «un’operazione di salvataggio» ironizza, sono rientrata in Ticino. Nonostante la laurea e a causa della pandemia, dapprincipio l’illustratrice fatica a trovare lavoro, in un settore per nulla semplice, soprattutto in un cantone «dove nessuno mi conosceva e dove non avevo la rete di clientela italiana».

Muschio, foglie e zampe

La natura e il mondo animale sono sostrato e materia che ispira il suo lavoro: «Il mio processo creativo si rifà molto all’etologia e alla curiosità di bambina, perché quando approccio un soggetto faccio ricerca sia sull’animale sia sul suo habitat. Lo studio dal punto di vista anatomico, ma anche dal profilo del comportamento, perché sono caratteristiche che mi consentono di raccontare con il disegno. Propongo così delle sotto-narrazioni, subalterne alla storia scritta, ma altrettanto importanti per dare corpo al soggetto», illustra Burgyan, che nel suo lavoro si muove su carta, ma anche su schermo, facendo capo quindi a materiali “tradizionali” (prediligendo acquarello e matita colorata) e digitali. Con il bagaglio raccolto negli anni e con la sua sensibilità, Elanor dà vita a tavole magiche – e non nell’accezione più abusata – che catturano subito gli occhi, dando, laddove si fa avanti, la sensazione di quell’odore di bosco.


© Elanor Burgyan
Erbario delle falene

Lunario

Il campo delle discipline artistiche è complesso (non si scrive nulla di nuovo), soprattutto è difficile poter campare del proprio lavoro, in particolare per coloro che sono agli esordi. Perché non è purtroppo sufficiente essere bravi, bisogna anche saper essere competitivi, accettare tante porte in faccia, avere un po’ di fortuna e soprattutto non demordere mai. Resta comunque il fatto che sbarcare il lunario non è affatto evidente e bisogna muoversi su più fronti: «All’inizio è sempre dura e non si riesce a ricavare uno stipendio che permetta di vivere, ci riesco grazie al fatto che vivo ancora nella casa di famiglia».

Le cose per Elanor si sbloccano anche grazie alla pubblicazione de ‘Il grande alveare’ che le ha aperto molte porte. «La collaborazione con Giorgio Volpe (autore della storia; ndr) è nata per caso», ricorda. L’incontro fra i due è dapprima virtuale, «Giorgio mi ha contattato tramite Instagram, che è un’ottima vetrina. Lì, aveva visto i miei lavori e gli sono piaciuti. Si è quindi proposto di inviarmi alcuni suoi testi, chiedendomi se mi andasse di illustrarli». Così è nata la collaborazione, una manciata di anni fa, che ha portato alla pubblicazione della vicenda ambientata a Bosco Rugoso, ma anche ad altre storie.

Elanor propone quindi le sue illustrazioni nei mercatini (virtuali e fisici), ma dà anche corsi di disegno rivolti a ragazzi e adulti (con Migros, Mimesi a Locarno) e collabora «con Uniwording (associazione di Castel San Pietro; ndr) che lavora con la lingua dei segni. Insomma, ho le mani in pasta in duecento cose. Il mio desiderio è essere indipendente e avere il mio atelier».

© Elanor Burgyan
Da ‘Il grande alveare’ (2023), una collaborazione con l’autore Giorgio Volpe

Non è ‘solo’ un libro per bambini

Al di là di corsi, illustrazioni singole e committenze private, la mia interlocutrice si impegna anche sul fronte editoriale, collaborando a pubblicazioni di albi illustrati in Italia e in Ticino, per esempio con GiraffeBianche Edizioni (‘Ma esistono le giraffe bianche?’, 2023). Recentemente, Elanor ha realizzato l’apparato figurativo per ‘Anita Garibaldi. L’amazzone del Risorgimento’ (2023) storia scritta da Chiara Gianni per la serie Sorelle d’Italia, pubblicata da Armando Curcio Editore.

«Dietro i libri per bambini, c’è un grandissimo lavoro pedagogico e di progettazione, che richiede ore e ore», afferma, abbordando così lo spinoso e importante tema della scarsa considerazione della letteratura per l’infanzia che non di rado è considerata di serie B. Tuttavia, queste pubblicazioni, quando fatte bene, nascono con il nobile intento di accompagnare i giovani lettori nella crescita.

Per chi fosse curioso, è possibile trovare alcuni lavori di Elanor Burgyan sulla sua pagina Instagram.

https://www.instagram.com/elanorburgyan/?hl=it
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