Culture

Antonio Ornano: il teatro, Crostatina e il Boss

Antonio Ornano. a Locarno il 13 ottobre
28 settembre 2017
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Il mondo della scienza (sottosezione “comicità”) annovera il Professor Stefano Tommaselli, biologo naturalista frustrato. Quel tizio stralunato che sprizza cattiveria travestita da tenerezza, oggi si fa chiamare semplicemente Antonio Ornano, primo passo di una sorta di universalità del personaggio che, dal mondo animale, è progressivamente e antropologicamente virata – parole sue – “sull’animale uomo”. Monologhista di razza, laureato in giurisprudenza e con il "posto sicuro" fino a poco tempo fa, oggi di professione è artista. Questa dote del portare all’esasperazione concetti della vita comune, caricandoli di un’ilarità che presto o tardi esploderà come una pentola a pressione, fa di lui uno dei migliori rappresentanti di quello che la pubblicità di un noto amaro definì anni fa “logorio della vita moderna”. Abbiamo chiacchierato con Ornano a poca distanza dal suo “Crostatina stand up”, in programma venerdì 13 ottobre al Teatro di Locarno (ore 20.45, prevendita su biglietteria.ch). Una conversazione durante la quale l’uomo e il personaggio si sono alternati con la consueta dolce spietatezza.

Le note di presentazione di “Crostatina stand up” dicono che sei arrivato a “calcare i palcoscenici con lo stupore di un ragazzo di campagna”. Cioè?

Sono sempre stato un fautore del doppio binario. La passione per il teatro è sbocciata a 14 anni, quando ero cerebroleso e il mio livello culturale era rappresentato dal solo calcio. Mio padre mi portò a vedere “Il malato immaginario” di Molière con Luigi De Filippo e rimasi folgorato.

E poi hai pensato di fare sul serio…

È iniziato per gioco, perché il teatro è il gioco più bello del mondo, e per me è sempre stato un posto salvifico. Mi affascinava il dietro le quinte, ed essendo timido pensavo che avrei trovato un po’ di gnocca (giovani donne di bell’aspetto, ndr). Ho trovato quella che è diventata mia moglie, meglio di così... Nel frattempo mi sono laureato e ho trovato un posto fisso alla Confcommercio. Dopo un monologo a teatro, un amico mi disse “perché non fai il provino per il laboratorio Zelig che fanno a Genova?”.

E addio Confcommercio…

Sì, ma solo due anni fa. Anche se quel ruolo mi piaceva, sentivo di scaldare una seggiola, con frustrazione. Ed essere frustrati a 42 anni non mi sembrava il caso…

Ornano e la Svizzera?

Le volte in cui ho messo piede da voi sono state tutte epocali. A Lugano ci sono stato da giovanissimo con una fidanzatina. Ma le due esperienze della vita riguardano Zurigo. L’anno scorso sono stato a vedere il Boss (Bruce Springsteen, ndr), esperienza mistica perché ho toccato il profeta con la mano. È stata una scena poco edificante perché, pur di toccarlo, ho tirato una gomitata a una signora svizzera molto compita. Mi è dispiaciuto, ma essendo io un cafone italiano, quando mi sono visto il Boss davanti non ho capito più niente...

La seconda?

Era uno spettacolo organizzato da Zelig, con parte del cast. Il posto non me lo ricordo, ma so che era bellissimo e il giorno dopo ci suonavano gli Europe (Volkshaus, ndr). C’era un pubblico di un calore mai visto in vita mia. Erano quasi tutti italiani trasferiti a Zurigo, sembrava di essere tornati indietro di 70 anni, ci volevano un bene incredibile. Mi piace la Svizzera. Me ne servirebbe un po’ per essere più educato nella vita. Se in un posto ci sono delle regole, mentalmente sei più portato a rispettarle.

Se il Boss ti offrisse un posto di lavoro, lasceresti tutto?

Scherzando ti dico sì, immediatamente. In realtà, il mio sogno non sarebbe lavorarci assieme, ma chiacchierarci. Certo, si dice che è sempre meglio non incontrare i propri idoli, che poi ci si resta male, ma in questo caso correrei il rischio. La cosa bella di Springsteen è che ho avuto la fortuna di apprezzarlo quando avevo 36 anni, dopo avere già ascoltato tanta altra bella musica. E poi vedere quest’uomo di quasi 70 anni che quando sale sul palco gode come un riccio è utile anche a un comico, soprattutto nel live, per essere sempre presenti, sempre veri.

Stefano Tommaselli è sempre più, soltanto, Antonio Ornano…

Mi ricordo che quando feci Zelig, Gino (di Gino e Michele, ndr.) mi disse “perché vuoi farti chiamare Stefano Tommaselli? Fatti chiamare come ti chiami, non è che cambi molto”. Gli dissi che era in omaggio al mio caro amico Francesco Tomasinelli, che è davvero un biologo naturalista, e con il quale facciamo anche cose insieme.

A “Quelli che il calcio” sei il prototipo del genitore sui campi di calcio…

È una summa di tutto quello che ho visto quest’anno accompagnando mio figlio sui campetti di provincia. L'idea è nata da un mio monologo su quando si consiglia ai figli quale sport scegliere. Le madri hanno un concetto di sport educativo, che possa elevare i bimbi a persone migliori; la mia, invece, è la frustrazione tipica dei padri che vogliono che il figlio riesca in uno sport nel quale loro sono stati delle schiappe…

Genoa o Samp?

Sono un tifoso del Genoa, molto tranquillo. Vivo questa splendida nemesi che mio figlio è un sampdoriano sfegatato per colpa del nonno, persona meravigliosa che però gli ha fatto questa cosa terribile…

Posso immaginare la frustrazione…

Le ho provate tutte. Quando Giampiero Gasperini allenava il Genoa, gli regalò la maglietta di Burdisso, il capitano, ma non è servito a niente. Fa da contraltare la mia amica Francesca Mantovani, figlia di Paolo (defunto presidente della Sampdoria, ndr.), che se lo porta in tribuna a tifarmi contro. Comunque, l’importante è che lui sia felice.

Non fai mistero del fatto che Crostatina sia ispirata dalla tua dolce metà. Quanto, parlando in percentuali?

Crostatina, di vero, ha un 50%. Ci sono cose peggiori che sono sottaciute, altrimenti mi troverei sotto un ponte. Ma anche perché c’è un aspetto positivo che non farebbe ridere. Purtroppo io m’innamoro di donne con una bella personalità, e in cambio ricevo la condanna a subire questa personalità. Siamo insieme da 23 anni e tutto va bene. Poi, magari, a furia di sputtanarla, un assegno dell’avvocato mi arriverà. Ecco questa era una battuta, e le battute a volte anticipano la realtà. E comunque la devo ringraziare, perché certe agonie che ho subito mi hanno cambiato la vita sotto il profilo artistico. Se non fossi andato ai mercatini di Natale con lei, probabilmente a quest’ora non farei il comico…

E con questa ti sei giocato il gruppo “Magico Natale”, dove si postano foto tutto l’anno…

Non lo conosco, ma ci sono tante perversioni in giro e questa mi mancava…

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