Culture

Gipsy Kings a Castelgrande, 'tutta colpa di Brigitte Bardot'

22 luglio 2017
|

Si deve tutto a Ricardo Baliardo, anche detto “Manitas de Plata” (mani d’argento) e alla voce di Josè Reyes, duo esclusivo delle feste di Brigitte Bardot a cavallo tra gli anni 60 e 70. Fu proprio la bomba sexy, un decennio più tardi, a caldeggiare un ammodernamento di quell’intrigante musica gitana. Si deve indirettamente alla Bardot, dunque, la nascita dei Gipsy Kings, composti da figli e nipoti delle famiglie Baliardo e Reyes. Con molta fantasia, e ancor più indirettamente, l’attrice francese può ritenersi responsabile anche del concerto in programma il prossimo 30 luglio a Castelgrande per “Castle on Air”.

È un gruppo che vanta un buon numero d’imitazioni, quello dei Gipsy Kings, fatta eccezione per Chico Bouchikì, genero del fondatore, che lasciò il gruppo nel 1992 per varare i ‘suoi’ Chico & The Gypsies. Ben diverso il caso di un certo Manolo dei Gipsy Kings, autodefinitosi “voce storica della band” che qualche anno fa suonava nelle località balneari spacciandosi come un fuoriuscito dalla formazione, ma che nulla aveva a che vedere con la dinastia Reyes-Baliardo. «Saremo in dieci sul palco. Siamo contenti di portare la festa anche al pubblico della Svizzera», ci dice al telefono Andre, chitarrista, uno dei 6 Reyes che compongono i ‘Gipsy’, di ritorno da Capri. La formazione, in terra elvetica, ci è stata più volte. Le nostre ricerche per trovare la ‘prima’ assoluta indietreggiano sino al 1988 per fermarsi nel Canton Vaud, precisamente a Leysin. «Non so se fosse la prima volta – dice Andre – perché è passato molto tempo. D’altra parte camminiamo per il mondo da 30 anni, ma può essere…».

Certo è che il chitarrista non conosce ancora questa parte di terra di lingua italiana, e ci tiene a salire a Castelgrande: «Abbiamo suonato davanti a tante persone, al Papa, a Picasso, a Brigitte Bardot, per Charlie Chaplin in un ristorante, tanto tempo fa. Ma il vostro pubblico sarà importante come tutti gli altri, non vediamo l’ora di portare in castello il nostro suono». A proposito di suono. Lo si ottiene ricostruendo il peregrinaggio di due famiglie di origine gitana, stanziatesi dapprima in Andalusia e poi sul mediterraneo, tra Arles e Montpellier. Il risultato, scaturito da secoli di cammino e contaminazioni, è un intruglio sonoro fatto di rumba flamenca e tradizionale, fusa con ingredienti pop. Un prodotto finale ‘blasfemo’ per molti puristi del flamenco, ma contagioso per il mondo intero sin dai tempi di ”Bamboléo”, singolo della consacrazione tratto dall’album (omonimo) del 1988.

Mai come nel caso di una tradizione errante, si può parlare di world music: «Siamo sempre in movimento, laddove andiamo, cantiamo e apprendiamo, eseguiamo nuove canzoni e ne scriviamo delle altre. Non abbiamo smesso di incidere dischi, anche cambiando genere, tornando alle origini per poi ripartire». È quanto accaduto in “Savor Flamenco”, l’ultimo album dei Gipsy Kings in ordine di tempo, il tributo a un genere – il flamenco, appunto – che per i Reyes e i Baliardo è «una specie di jazz, del quale abbiamo grande rispetto», dice Andre. «In quel disco – spiega – abbiamo ripercorso le radici della nostra musica». C’è il tempo per dire del «nuovo disco, che uscirà a dicembre», nel quale si preannuncia «un ritorno alla melodia». Ma l’inverno è lontano, e l’estate dei ‘Gipsy’ – in tour tra gli States e l’Europa, almeno fino a settembre – deve ancora passare da qui (www.ticketcorner.ch, inizio alle 20.30).

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔