
La nouvelle vague musicale francese più recente è generosamente femminile. Una giovane stella su tutte, quella Zaz alla quale il Ticino ha per ora regalato soltanto un posto come spalla di James Blunt (Moon&Stars 2014). Il giro del mondo live della francesina di “Paris” (splendido album-tributo alla Ville lumière) ha un'attinenza con i circa 500 concerti tenuti in pochi anni da una sua ancor più giovane connazionale che a JazzAscona suonò quand'era poco più che ventenne e che in riva al lago ci torna quest'anno. Si chiama Nina Attal, è la stella dell'edizione 2017 e si esibirà venerdì 30 giugno e sabato 1 luglio. Definita dalla storica rivista francese Rock&Soul “fenomeno vocale” e “regina del soul, nonostante l'età”, Nina ha girato l'Europa (e la Germania proprio con Zaz), il Nord Africa e il Nord America, ha messo un piede in Cina e in tutti i festival che contano (incluso Montreux), senza dimenticare di registrare un album (“Wha”, 2014) prodotto da Jerry Barnes (Chic) e suonato da gente come Steve Jordan, Cory Henry e Bashiri Johnson. Quei 500 live da far girare la testa a chiunque non hanno cambiato le prospettive e gli entusiasmi di un'artista in piena crescita, una che in Svizzera, a soli 25 anni, può già definirsi 'vecchia conoscenza'...
Cosa è cambiato dal 2012? Chi è oggi Nina Attal?
Ne ho 25, sono un po' più 'vecchia' (sorride, ndr). Ho bellissimi ricordi della città, del lago, qui c'è sempre una dimensione di vacanza. In tutto questo tempo la musica è rimasta la mia passione più grande ed è cresciuta con me, ho sempre cercato di dare il massimo, di suonare cose diverse e di lavorare per nuove cose, album, show. Credo di avere più personalità, di essere più professionista che in passato. Ora mi sento più pop. Se dovessi mettere un'etichetta alla mia musica la definirei pop&funk.
Nina sul palco di JazzAscona 2017...
Suonerò con il mio gruppo al completo. La band è cambiata leggermente, si sono aggiunti coristi e ballerini. Suoneremo anche i brani dal prossimo album, che uscirà agli inizi del 2018. Insomma, credo che sarà davvero un grande show...
Un passo indietro. Qual'è la strada che ti ha portato a fare della musica la tua vita?
Ero davvero piccola...I miei genitori non sono musicisti, ma hanno sempre amato la musica, quella buona, Rolling Stones, Bowie, Prince, Lenny Kravitz. Credo di avere iniziato a cantare a 5 anni, e la chitarra è arrivata dopo, intorno ai 12. Mi sono appassionata al blues, agli eroi della chitarra.
Jennifer Batten, chitarrista di Michael Jackson, dice che la cosa più difficile per lei fu l'essere accettata in un settore dominato da uomini. È ancora così?
Si e no. È vero che i chitarristi uomini sono molti di più, ma io ho sempre avuto più amici uomini che donne, così sono sempre stata a mio agio. I musicisti con i quali ho suonato mi hanno sempre fatta sentire la loro sorellina, mi hanno coccolata. L'importante, che tu sia uomo o donna, è lavorare sodo e questo a mio parere fa la differenza in tutti i settori.
Torniamo al tuo 'Wha'. Come hai conosciuto Jerry Barnes?
Ci siamo incontrati in un festival nel Sud della Francia, io aprivo per gli Chic. Gli ho spedito alcune demo via e-mail, gli sono piaciute e mi ha proposto di venire in America per provare a lavorare con lui. Alla fine ho registrato a New York tutto l'album, ed è stata un' esperienza meravigliosa.
I dischi preferiti di Nina Attal?
“Bad” di Michael Jackson, mi ha ispirato, ogni canzone è un singolo. E poi “Sign of the times” di Prince, un lavoro avanguardista. Ci metto anche qualcosa dei Pink Floyd, e poi “Harvest” di Neil Young. Ho appena registrato un video di “Old man”, voce e chitarra, tra qualche giorno lo metto su YouTube...
A 25 anni hai già aperto per George Benson, Chic, Dr. John, hai diviso la scena con Robben Ford, Jamie Callum. C'è un duetto dei tuoi sogni?
Sfortunatamente in un paio d'anni abbiamo perso un sacco di grandi artisti. Avrei voluto suonare con Prince, ma non è più possibile. Per fortuna Stevie Wonder e Lenny Kravitz sono ancora vivi...