Culture

Nel segno dei Nomadi

(Andrea Colzani)
6 dicembre 2015
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“Lascia il segno”, uscito nel maggio di quest'anno, è più o meno il trentatreesimo album dei Nomadi, ultimo atto di una discografia monumentale che tra singoli e raccolte necessiterebbe di un contabile. La stessa persona potrebbe anche occuparsi di classificare le migliaia di concerti tenuti, dal Frankfurt Bar di Riccione (1963) fino al Teatro Kursaal di Locarno il prossimo 7 dicembre (ore 20.30, ingresso CHF 55.- / CHF 65.-). Longevità, impegno sociale, musica libera e qualche ricordo (Augusto in testa, come potrebbe essere altrimenti): nel segno di tutto questo si inserisce l'incontro con Beppe Carletti, co-fondatore, nume tutelare e unica striscia continua nella timeline di una band che si rinnova nell'organico, ma resta orgogliosamente quella di sempre...

Il concerto, il senso di una vita da musicista: citando i Nomadi, “la strada è ancora là”...

Sì, il concerto è la nostra prerogativa, da quando abbiamo iniziato. Non abbiamo mai aspettato l'uscita di un disco per suonare, il tour è perenne, parte da metà gennaio e finisce il 31 dicembre, con qualche intervallo. Mai fermi, semmai il contrario: questi sono i Nomadi per eccellenza.

E' difficile ricordarsi di tutti, alla media di cento concerti l'anno. Avete incontrato papi, premi Nobel, capi di governo. C'è un ricordo indelebile?

Cosa dire...dopo mezzo secolo c'è ancora tanta gente che viene ad ascoltarci che sono costretto a ricordare sera per sera. Quanto ai grandi della terra, potrebbe essere sin troppo facile dire il Dalai Lama, per tutta l'energia da cui vieni inondato in sua presenza, o Arafat, per quanto politicamente da un'altra parte. Forse il grande vantaggio è stato quello di poter incontrare persone in contrapposizione tra loro, capirne i punti di vista, anche quelli più estremi. Ho rubato quello che ho potuto da quei momenti, ho fatto tesoro del tempo speso con loro, anche quando il tempo è stato poco.

“Dio è morto” fu censurata dalla Rai, ma trasmessa da Radio Vaticana. Vorrei che ci raccontassi di quel “selfie” con Papa Paolo VI e la copertina del disco...

Sì, la copertina la tirai fuori io! In quella foto non siamo per intero, in verità, è piuttosto il mio braccio che fece il giro del mondo. Avevo la copertina di “Dio è morto” in mano, il Papa stava passando da lì, seduto sulla sua portantina, gliela misi davanti. Devo riconoscere che sono stato un po' un pirla a non tenere la foto, che finì su tutti i giornali...

Siete discograficamente degli “indipendenti”, rendete conto soltanto a voi stessi. “Lascia il segno” è completamente autoprodotto...

Sì, lo siamo da qualche anno, e per questo disco ci siamo presi questa responsabilità. Nel bene e nel male abbiamo abbiamo preso tutte le decisioni da soli, nel bene di quello che può piacere, e nel male di quello che può piacere di meno. Sono scelte prese insieme, e soprattutto di comune accordo, cosa che per me rappresenta il senso più nobile dell'essere un gruppo.

In “Figli dell'oblio” si dice “ho creduto alle canzoni come credo in Dio”. E' un segno di resa?

No, nessuna resa, è niente di più che una constatazione, perché io nella funzione sociale della canzone ci credo ancora, eccome. Non credo affatto nella canzone politica, ma in quella sociale sì. Il sociale abbraccia tutti, indistintamente; la politica, al contrario, abbraccia soltanto chi ama un certo tipo di politica, o un certo tipo di canzone.

...questo dev'essere il motivo per il quale avete un pubblico talmente vasto che potreste fondare un partito, ma non vi è mai passato per la testa...

...infatti, mai pensato nemmeno per un momento. Penso che ognuno nella vita debba scegliere di fare quello in cui eccelle, o riesce al meglio. Chi suona, se sa suonare bene, deve suonare e basta...

Esce il 20 novembre “Le origini - Il sogno di due sedicenni è diventato realtà”, album a sé, con i Nomadi di oggi e la voce originale di Augusto. Un progetto “alla Queen”...

Mi è sembrato giusto rendere omaggio ad Augusto approfittando dei mezzi che la tecnologia mette a disposizione oggi, dal punto di vista della qualità sonora che si riesce a restituire alle tracce audio della sua voce, che non ha eguali. Abbiamo rivisitato e attualizzato alcune delle cose più belle, con lui che canta davanti a noi, come fu in passato.

A proposito di band storiche: più longevi di voi ci sono soltanto i Beach Boys, gli Stones e gli Status Quo. Dove volete arrivare?

Semplice: vogliamo arrivare primi...