È quanto chiede una petizione della Vpod sottoscritta da oltre 2'200 persone. Consegnate oggi le firme, martedì un incontro con i vertici del Decs
Il Cantone non deve lasciare soli i neoabilitandi rimasti senza la prospettiva di avere ore di insegnamento – e quindi un lavoro – nella scuola pubblica ticinese. Non solo, le autorità cantonali si devono attivare per garantire loro un sostegno e rimettere in discussione il sistema di monitoraggio del fabbisogno di docenti che ha creato questo inghippo. Sono queste, a grandi linee, le richieste della Vpod e degli oltre 2’200 cittadini che hanno sottoscritto una petizione consegnata questa mattina a Palazzo delle Orsoline e indirizzata al Consiglio di Stato. Petizione lanciata lo scorso 26 marzo poco dopo che il caso dei neoabilitandi al Dfa, l’Alta scuola pedagogica, venisse a galla: tredici studenti ai quali, pure essendo stati ammessi e in procinto di finire il percorso di formazione per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nel medio-superiore, è stato comunicato che per loro non ci sarebbero stata la possibilità di iniziare a lavorare. Questo perché le stime sul fabbisogno di insegnanti è stato rivisto al ribasso e non ci sono quindi ore di insegnamento scoperte.
La petizione della Vpod chiede di creare classi meno numerose, così da avere più ore disponibili da assegnare ai giovani docenti. Una richiesta contenuta in una lettera inviata al Consiglio di Stato, che avrebbe la facoltà di finanziare questa misura. Ci sono poi altre richieste, riportate anche nella petizione consegnata oggi, che potrebbero essere attuate direttamente dal Dipartimento educazione cultura e sport. Tra queste: introdurre un canale preferenziale riservato ai neoabilitandi rimasti senza ore per accedere alle supplenze e ai concorsi interni all’Amministrazione cantonale, facilitazioni per passare alle scuole professionali e avere una maggiore trasparenza nei concorsi per quanto riguarda le graduatorie attraverso le quali poi vengono assegnate le (poche) ore a disposizione. Altra richiesta rivolta al governo: il ripristino della trasformazione automatica delle supplenze in incarico dalla 17a settimana. Lo stralcio di questo automatismo è una delle misure di risparmio messe in campo dal Consiglio di Stato per il riequilibrio delle finanze cantonali. Di questi temi il sindacato e una delegazione dei docenti neoabilitandi parleranno direttamente con i vertici del Dipartimento. Martedì è infatti in programma un incontro al quale parteciperà anche la direttrice del Decs Marina Carobbio.
«Numerosi docenti neoabilitandi sono confrontati con una carenza di sbocchi professionali, una crescente precarietà e una forte incertezza sul proprio futuro», commenta il co-segretario della Vpod Ticino Edoardo Cappelletti. «Chiediamo quindi delle misure urgenti e concrete per il reinserimento professionale di queste persone, che sono altamente formate». Questo per i 13 neoabilitandi rimasti senza la possibilità di ottenere ore di insegnamento. Ci sono poi le rivendicazioni per quanto riguarda una riforma strutturale del sistema, come segnalato anche nelle scorse settimane da una lettera sottoscritta da oltre sessanta giovani docenti che si trovano agli inizi della propria carriera professionale. «I 13 neoabilitandi in italiano sono solo la punta dell’iceberg. Dietro di loro ci sono molti altri giovani docenti che insegnano a livelli diversi e non riescono ad arrivare alla fine del mese perché sotto occupati». Insomma, quello che si chiede è «una profonda revisione del sistema di abilitazione. Una revisione che dev’essere condivisa e partecipata con chi poi opera all’interno del mondo della scuola. Il sistema attuale – sostiene Cappelletti – ha mostrato tutti i suoi limiti e l’incapacità di garantire delle previsioni attendibili».
Preoccupazioni che sono state al centro di numerosi atti parlamentari inoltrati al Consiglio di Stato. Domande alle quali il Decs ha risposto garantendo ascolto ma mettendo in chiaro che i margini di manovra sono limitati. «Le risposte confermano le preoccupazioni sull’attendibilità delle previsioni del Dfa per quanto riguarda il fabbisogno di ore di insegnamento. Mancano però – puntualizza il co-segretario della Vpod Ticino – risposte alle misure di sostegno che abbiamo chiesto. Speriamo si possa arrivare a una soluzione».