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In Ticino la conciliabilità lavoro famiglia procede spedita

Il governo conferma i numeri della risposta a Genini e Zanini Barzaghi, e pianifica quasi 450 posti in più tra nidi, micronidi e centri extrascolastici

Tra conferme e futuro
(Ti-Press)
8 maggio 2025
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La conciliabilità tra famiglia e lavoro in Ticino funziona sempre meglio, ma come aumentano le esigenze della società a crescere è anche il fabbisogno: soprattutto per quanto riguarda nidi, micronidi e posti nei centri extrascolastici. Ufficializzando in conferenza stampa dati in buona parte anticipati il mese scorso nella risposta a un'interrogazione parlamentare di Simona Genini (Plr) e Cristina Zanini Barzaghi (Ps) riportata da ‘laRegione’, il Consiglio di Stato conferma che, in materia, la riforma fiscale e sociale votata dal parlamento e dal popolo nel 2018 è stata un autentico tornante. E ha portato molti, molti benefici al netto di quanto resta ancora da fare. Che non è poco.

Con ordine. «Il settore della conciliabilità ha conosciuto una progressione sia in termini quantitativi, e quindi di strutture e posti a disposizione, sia qualitativi attraverso il rafforzamento della formazione professionale e l'innalzamento dei salari», afferma in entrata il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa. Dall'entrata in vigore della riforma fiscosociale – che detta semplice chiamava alla cassa le imprese in cambio di adeguamenti a livello fiscali – la progressione è stata significativa: per nidi e micronidi si contano 19 strutture in più (+35%), per i centri extrascolastici 13 (+50%).

La traduzione nei posti per i bimbi è anche qui molto soddisfacente: +560 posti nei nidi e micronidi, +618 nei centri extrascolastici. Con incrementi, rispettivamente del 33 e del 75%.

La conciliabilità, continua De Rosa, oltre ai numeri messi neri su bianco è importante anche per molti altri aspetti non secondari: «I vantaggi sono molti – dice infatti il direttore del Dss –, perché favorisce la continuità dell'impiego in azienda diminuendo la dispersione lavorativa dopo la nascita dei figli, concede la possibilità di svolgere una professione per entrambi i genitori e permette di dare un'attenzione particolare alle famiglie monoparentali, porta avanti la parità di genere, crea posti di lavoro di qualità per responsabili e educatori, migliora la situazione economica in generale e ha ricadute positive per famiglie, imprese ed ente pubblico. Non da ultimo, aiuta a distribuire equamente i compiti educativi e aiuta lo sviluppo del bambino».

‘Più difficoltà nel Luganese e nel Bellinzonese, agiremo lì’

Detto – anzi, ribadito – del passato, è ora però di pensare al futuro. Cioè a quanto, si diceva, resta ancora da fare. Da qui il monitoraggio che ha dato il La alla pianificazione quadriennale 2025-2028, che è stata presentata da Stefania Mirante, Capo settore finanze dell'Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani. Dopo la spiegazione sulla metodologia di rilevazione statistica, ecco i numeri del fabbisogno stimato per i prossimi anni. Per quanto riguarda l'età 0-3, quella pre-scolastica, il calcolo condotto su base regionale e non cantonale ha evidenziato che «in difficoltà sono Luganese e Bellinzonese, con 31 e 53 posti in meno rispetto alla domanda». Che, nella pianificazione, verranno appianati con un'ulteriore buona notizia per il Luganese che vedrà aumentare del 5% il proprio fabbisogno portando a 92 posti anziché 31 l'incremento. Un po' guardando gli indirizzi demografici, un po’ cercando di prevedere qualche cuscinetto.

La scelta pianificatoria, quindi, vedrà 145 posti in più per nidi e micronidi – con una spesa di 2,2 milioni di franchi – nonostante il fabbisogno sia di 84 posti. Ma per i centri extrascolastici il discorso è diverso, perché da un fabbisogno registrato di 877 posti se ne andranno a creare 300 nuovi – con una spesa di 2 milioni –. Perché solo 300? È la stessa Mirante a spiegarlo: «Perché il settore extrascolastico è molto collegato agli istituti, e ci sono tempistiche e particolarità che renderebbero irrealistico realizzare 877 posti. Con questa proposta pensiamo di andare in una direzione realizzabile».

Insomma, si continua. E si continua, si diceva, nel solco della riforma fiscale e sociale e del fondo messo a disposizione dalle aziende che, ricorda il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta, «ha permesso di far fronte alle spese e allo sviluppo di questa strategia». E per Vitta «è interessante anche notare che questo fondo è andato ad alimentarsi e progressivamente aumentare con contributi annui che sono arrivati a un totale, a oggi, di 115 milioni di franchi. Numeri che danno concretezza agli impegni presi nel 2018, e oggi possiamo dire che quegli obiettivi sono stati raggiunti».

Le valutazioni del mondo economico: ‘Numeri molto importanti’

Per Alberto Petruzzella, presidente dell'Associazione bancaria ticinese e membro dell'Ufficio presidenziale della Camera di commercio, «è importante sottolineare l'importante contributo delle aziende. Lo 0,15% sembra un importo irrilevante, ma in franchi si traduce in 115 milioni prelevati dalle aziende in sei anni. Una somma alta». È evidente «la soddisfazione per la trasparenza del Consiglio di Stato, che ci ha sempre informati sull'evoluzione e sul lavoro fatto. I risultati si vedono: il numero dei posti è chiaramente aumentato, e per le aziende questo è fondamentale». Certo, lunga vita a questo contributo delle imprese, «ma deve rimanere sostenibile, non auspichiamo quindi un aumento delle aliquote o l'introduzione di nuove voci. Vediamo con piacere che la pianificazione prevede molto da fare, ma che con i fondi versati ogni anno dalle aziende è possibile farlo almeno a medio termine».

Dal canto suo Nicola Giambonini, responsabile Corporate social responsibility dell'Associazione industrie ticinesi, ricorda come dal 2019 Aiti «ha assunto il mandato di intervenire concretamente per sostenere le imprese in questo percorso di responsabilità. L'importantissimo aumento dei posti disponibili per i bambini agli asili nido è un fatto che salutiamo con piacere, perché aumenta la competitività dell'economia che avrà bisogno di sempre più personale qualificato». In più, «tutte le famiglie devono essere in condizione di svolgere la propria vita professionale senza che la nascita di un figlio sia un ostacolo. Si deve continuare: capiamo che ci vuole prudenza negli investimenti, ma ci auguriamo che si continui in questa direzione perché chi ha l'opportunità di collocare un figlio per forza di cose ha la possibilità di svolgere scelte in maniera più serena».

Le consuete carinerie tra Plr e Centro

Nel campo politico, il capogruppo del Plr Matteo Quadranti davanti a questi numeri e queste prospettive, da noi raggiunto, parte con una stoccata verso la sinistra: «Vuol dire che questa riforma fiscosociale, da alcune parti ampiamente contestata, sta invece dando tutti i frutti che ci si attendeva. Con un'attenzione al mondo economico che fa la sua parte, e anche verso le fasce più deboli dando pure una prospettiva futura per mantenere e creare posti di lavoro in un momento di possibile difficoltà demografica». Ma Quadranti la vera staffilata la dedica al Centro, perché in commissione ‘Sanità e sicurezza sociale’ si sta continuando a discutere del ‘poker’ di iniziative per favorire la natalità, che avrebbero un costo non indifferente secondo i liberali radicali. «Hanno presentato queste iniziative dove fondamentalmente si dice che non viene fatto niente, a meno che non siano taroccati i dati comunicati dal governo e non lo credo, posto che si può sempre fare di più non si può nemmeno dire che adesso arriva il Centro e grazie a loro si inverte la curva della natalità...».

A stretto giro di posta arriva la reazione del firmatario del ‘poker’, Claudio Isabella: «Mica diciamo che il governo non sta facendo nulla, ma siamo al 4-. La conciliabilità è fondamentale, ma con le nostre iniziative tocchiamo tanti altri ambiti come la questione finanziaria per gli assegni familiari e il costo degli asili nido. Un conto è avere posti disponibili per lasciare un figlio al nido, un altro è poterselo permettere: non ci dirigiamo verso chi prende già tutti gli aiuti previsti dalla riforma fiscosociale, ma a quel ceto medio che rimane fuori da ogni calcolo e che, con l'arrivo di un figlio, può trovarsi in difficoltà». Per Isabella adesso è fondamentale «che il governo sulla conciliabilità continui in questa direzione, mantenendo la disponibilità in ordine di grandezza rispetto ai bisogni della popolazione».

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