Bagnovini (Ssic): ‘Calano le domande di costruzione, e nel 2024 metà degli appalti pubblici. Ridurre gli investimenti rappresenta un falso risparmio’
Per il settore dell’edilizia la situazione si fa sempre più dura. Dopo la notizia arrivata dal monitoraggio condotto dall’Ufficio cantonale di statistica e dal Kof di Zurigo il barometro tende alla bufera: domande di costruzione in calo, riserve di lavoro limitate e pure segnali di riduzione del personale. In tutto questo, rileva a colloquio con ‘laRegione’ il direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori Nicola Bagnovini, «le statistiche confermano pure un calo di appalti pubblici». Insomma, la tempesta sembra perfetta.
Il Kof e l’Ustat nel loro monitoraggio hanno parlato chiaro: il vostro settore è in forte difficoltà. Sono valutazioni che come Ssic potete confermare? Avete dati precisi a disposizione? E quanto vi preoccupano?
Purtroppo sì, posso confermare la tendenza negativa in merito alle domande di costruzione che sono in calo rispetto agli anni precedenti. Il numero complessivo di quelle inoltrate è passato dalle 3’944 unità nel 2023 a 3’471 nel 2024 (-12%), mentre quelle autorizzate sono scese da 3’629 a 3’259 (-10%). Il valore complessivo delle domande di costruzione è passato da 3 miliardi di franchi nel 2023 a 2,7 nel 2024 (-10%) anche se l’importo complessivo delle licenze autorizzate ha segnato un leggero aumento da 2,4 a 2,5 miliardi (+4%). A preoccuparci maggiormente come Ssic è però il comparto del genio civile in quanto le grosse imprese stanno attualmente vivendo di rendita, diciamo così, grazie ai grossi lavori infrastrutturali deliberati negli ultimi 3 o 4 anni. Penso al secondo tunnel del San Gottardo o ai lavori sull’autostrada A2 Lugano-Bellinzona. Con il passare dei mesi le riserve di lavoro si stanno affievolendo e le nuove grandi opere subiscono con preoccupante regolarità dei ritardi importanti spesso dovuti a ricorsi. In prospettiva futura riteniamo comunque che il comparto delle ristrutturazioni nell’edilizia possa continuare con un certo slancio visti anche i tassi di interesse ritornati su livelli molto interessanti.
Parlava delle riserve di lavoro, la cui criticità era già stata denunciata la scorsa estate. La situazione è grama? In prospettiva c’è timore anche per i posti di lavoro stessi?
In effetti diverse imprese impostano la loro attività con riserve di lavoro limitate a pochi mesi anche se non è giusto generalizzare questa problematica, che varia molto da ditta a ditta. Fondamentale sarà dimostrare la giusta attitudine imprenditoriale all’interno delle singole aziende per quanto riguarda il perfezionamento professionale delle maestranze, l’aggiornamento delle attrezzature e dell’inventario, così come la specializzazione negli aspetti che più si addicono alla propria attività. Il mercato è infatti molto aggressivo a livello di accesso alle commesse pubbliche anche perché gli imprenditori sono disposti a sacrificare il loro utile per potersi garantire il lavoro così da evitare di intaccare la struttura operativa della propria ditta e dunque l’occupazione. Alcuni segnali di riduzione del personale sono giunti più che altro per quelle imprese che non intravedono sbocchi interessanti a livello di successione aziendale. In questo ambito riveste grande importanza anche la carenza di personale tecnico specializzato, quindi impresari costruttori, assistenti tecnici e ingegneri, che potrebbero garantire il necessario avvicendamento ai quadri aziendali che si avvicinano alla fine della loro carriera. La nostra associazione sarà chiamata nei prossimi anni a degli sforzi supplementari per invogliare i giovani a intraprendere l’interessante carriera nel settore principale della costruzione.
Più volte avete lamentato un calo di appalti pubblici, la situazione almeno da questo punto di vista è migliorata?
Purtroppo no. Le nostre statistiche sugli appalti pubblici registrati in Ticino indicano un calo molto importante registrato nel 2024, con complessivi 326 milioni di franchi contro i 620 del 2023. È pur vero che negli anni scorsi la statistica è stata “falsata” da grossi progetti come i lavori al San Gottardo, le nuove officine Ffs di Castione o gli importanti lavori autostradali di Ustra che avranno incidenza su diversi anni a venire. La nostra associazione tiene inoltre nota del numero di appalti pubblicati settimanalmente sul Foglio ufficiale per le opere da impresario costruttore. Anche in questo contesto le indicazioni sono purtroppo negative e il dato registrato per questa prima parte del 2025 porta a una media di 1,67 appalti a settimana contro i 3,28 del triennio prima della pandemia. Come Ssic cerchiamo di sensibilizzare i committenti pubblici (Cantone, Comuni, aziende di servizi) sull’importanza di mantenere su buoni livelli gli investimenti pubblici destinati in particolare alla manutenzione degli edifici e dei manufatti. Pur avendo comprensione per le difficoltà economiche in cui versano gran parte di questi committenti pubblici, è fondamentale tener presente che i risparmi sulla manutenzione del patrimonio immobiliare rappresentano un debito occulto che richiederà costi ben maggiori fra alcuni anni. Ridurre gli investimenti sulle manutenzioni vuol dire, riassumendo, un falso risparmio.