Storni commenta la decisione del Consiglio federale di aggiustare al ribasso il calcolo dei costi dell’elettricità, a favore di cui si è battuto per anni
«Anche se tardiva, è un’apertura significativa da parte del governo a riprova di come negli ultimi anni le tariffe dell’energia elettrica fossero fuori controllo». Il deputato socialista al Nazionale Bruno Storni saluta positivamente la decisione del Consiglio federale di adeguare il calcolo del Wacc, il Weighted Average Cost of Capital, inerente ai costi dell’elettricità. «Si tratta – rimarca il deputato a Berna – della prima volta che l’Esecutivo nazionale interviene in questo ambito dalla liberalizzazione del mercato elettrico risalente al 2009». Una decisione insomma non di poco conto.
Il Wacc, lo ricordiamo, viene fissato ogni anno entro fine marzo dal Datec, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni, sulla base dei calcoli effettuati dall’Ufficio federale dell’energia e previa consultazione della Commissione federale dell’energia elettrica (ElCom). «Il Wacc – spiega in tal senso Storni – è un tasso di interesse che le aziende possono applicare sul valore degli impianti di distribuzione per poi fatturare il trasporto della corrente elettrica». La decisione del Consiglio federale risale allo scorso 12 febbraio ed entrerà in vigore il prossimo 1° marzo. Per il 2025 questo tasso è pari al 3,98%, mentre con il nuovo metodo di calcolo nel 2026 ammonterà al 3,43%, andando a sgravare i consumatori di energia elettrica, in particolare famiglie e imprese, di 124 milioni di franchi.
«Dopo la cassa malati – ricorda quindi il socialista –, l’energia elettrica è per molti cittadini la spesa più fortemente cresciuta negli ultimi anni. A titolo di esempio, presso la Ses, il costo dell’elettricità ha visto un aumento del 75% dal 2022». Storni è in tal senso autore di una mozione del 2022 – che chiedeva di verificare il costo medio ponderato del capitale che determina le tariffe di utilizzazione della rete elettrica secondo le raccomandazioni della perizia Ifbc – inizialmente respinta dal Consiglio federale, ma poi accolta dal Consiglio nazionale (175 sì, 10 no, 2 astensioni) lo scorso 26 settembre. «Il governo – rievoca il deputato – mi aveva risposto picche perché all’epoca era in corso una consultazione». Il nuovo metodo di calcolo proposto per il Wacc è stato in effetti in consultazione da giugno a ottobre dello scorso anno. Per Storni, si tratta dunque di un «segnale forte, dal momento che il Consiglio federale ha agito in fretta mettendo subito in consultazione la legge. Ciò che ha scatenato non poche reazioni da parte delle aziende elettriche».
Il Wacc, rimprovera Storni, «è sempre stato troppo elevato. Questo permetteva alle aziende elettriche di incassare rendite sul capitale proprio nell’ordine di quasi il 7%. Una percentuale spropositata per impianti in regime di monopolio senza grandi rischi». Non solo. Questa constatazione, chiarisce il socialista, «è stata a più riprese espressa anche dall’Ufficio federale del sorvegliante dei prezzi. In poche parole, per anni i consumatori hanno pagato la corrente elettrica a un prezzo troppo elevato». Di più. «Il Wacc – evidenzia Storni – rappresenta un tetto massimo da applicare, non è un obbligo, anche se viene interpretato come tale per fare cassa». Storni è quindi fermo: «Malgrado la forte opposizione della lobby elettrica, che voleva mantenere privilegi e utili, seppur contenuto, è un passo nella giusta direzione per sgravare le bollette dell’energia elettrica in particolare per la parte di trasporto o di utilizzo della rete». Già, perché per Storni «si poteva fare di più, proprio perché per anni attraverso il Wacc sono stati fatti dalle aziende elettriche utili in eccesso, calcolati da Mister Prezzi in centinaia di milioni di franchi l’anno». Ciò detto, dice Storni, «ci stiamo muovendo nella giusta direzione, anche se credo che questo sarà solo il primo di altri passi, visto che non ci sarà una riduzione significativa dei prezzi».
Non da ultimo, osserva il deputato, «prima della liberalizzazione del mercato elettrico nel 2009, non esisteva nessun intervento federale. A regolare le tariffe erano le aziende elettriche e il sorvegliante dei prezzi è da sempre escluso». Con la liberalizzazione, prosegue, «visto che quello dell’energia è diventato un mercato, è stata istituita l’ElCom. Commissione che però non ha sorvegliato più di tanto, ma che cionondimeno ha evidenziato per anni che il metodo di calcolo del Wacc andasse rivisto al ribasso». In parallelo, «con la liberalizzazione sono stati rivalutati gli impianti di distribuzione, per poter fatturare separatamente energia e trasporto. Trasporto che è stato appunto calcolato sulla base del valore degli impianti su cui applicare il Wacc. Una doppia fregatura per il consumatore», conclude.