La collaborazione tra il Case BioMed dell’Università della Svizzera italiana e il Wyss Zurich mira ad attrarre studenti e imprenditori al Sud delle Alpi
«Tramite questa collaborazione le istituzioni della Svizzera interna hanno potuto riconoscere che i programmi offerti in Ticino sono di una qualità e una competitività tali da costituire un’offerta privilegiata per la formazione ad alto livello dei loro giovani talenti». È in questi termini che la fondatrice e direttrice del Center of Advanced Studies on Entrepreneurship in BioMedicine (Case BioMed) presso l’Usi, l’Università della Svizzera italiana, Heidrun Flaadt riassume i risvolti positivi della collaborazione tra l’istituto che dirige e il Wyss Zurich Translational Center. Collaborazione siglata lo scorso giugno attraverso la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding, documento che esprime l’impegno reciproco delle due parti a cooperare sui programmi di formazione imprenditoriale nel settore delle scienze della vita lungo un’alleanza nord-sud in Svizzera.
Ma facciamo un passo indietro. Da dove nasce la necessità di instaurare una collaborazione a lungo termine tra i due istituti? «Nel 2010 l’Usi, sotto la direzione di Piero Martinoli – rievoca Flaadt –, è stata la prima università svizzera a sviluppare e offrire programmi di imprenditorialità nel settore delle scienze della vita con il suo Case BioMed. Fin dall’inizio – prosegue – ci siamo preoccupati come centro di sviluppare iniziative che non esistessero in altri atenei svizzeri e che fossero quindi complementari ai programmi offerti». Per la sua fondatrice e direttrice, «l’unicità di questo progetto pionieristico, sostenuto fin dall’inizio dalla Commissione per la tecnologia e l’innovazione e da Innosuisse, ha fatto sì che il 90% degli studenti provenisse da altre università svizzere, per esempio da Basilea, Berna, Ginevra, Zurigo o Losanna, e che il 60% dei partecipanti a questi programmi fosse legato all’area metropolitana di Zurigo, penso al Politecnico federale, al BioTech Park di Schlieren o appunto al Wyss Zurigo». E non finisce qui. «Nel corso degli anni – illustra – questi programmi di formazione hanno mantenuto una forte posizione di mercato e si sono affermati a livello nazionale e internazionale». Ragione per cui «i partecipanti al Case BioMed hanno più volte suggerito di stringere un’alleanza con le istituzioni della Svizzera interna, che non dispongono di tali programmi di formazione». Alleanza formalizzata come detto in giugno con la firma del memorandum. Un passo, osserva Flaadt, «preparato da numerose discussioni con i vertici del Politecnico di Zurigo e dell’Università di Zurigo».
Non pochi gli obiettivi prefissati dalla collaborazione. «Il Wyss Zurich, un acceleratore d’impresa del Politecnico e dell’Università di Zurigo – spiega Flaadt –, mira a inviare giovani imprenditori e studenti ai corsi di formazione all’imprenditorialità nel settore delle scienze della vita offerti da Case BioMed, promuovendo attivamente questi percorsi di studio». Non solo. «Il Wyss Zurigo e il Case BioMed vogliono sviluppare e implementare congiuntamente nuovi programmi di formazione che completano i corsi esistenti». Lo scopo, rileva dunque, «è quello di creare un asse accademico nord-sud nell’ambito della formazione all’imprenditorialità nel settore delle scienze della vita, che promuova la cooperazione tra le istituzioni e allo stesso tempo riconosca il lavoro pionieristico svolto dall’Usi in questo settore. L’obiettivo è quello di creare una rete nazionale, e internazionale, interistituzionale che fornisca agli studenti di queste università una formazione per un nuovo e ulteriore percorso professionale, l’imprenditorialità accademica». Allo stesso tempo, precisa la direttrice del Case BioMed, «la creazione di nuove aziende, start-up o spin-off (aziende fondate da un’università o aziende in cui l’università è direttamente o indirettamente coinvolta, ndr) da parte dei partecipanti al programma dovrebbe promuovere lo sviluppo di innovazioni biomediche e rafforzare ulteriormente la forza innovativa della Svizzera. Naturalmente, questo approccio sinergico con le istituzioni della Svizzera settentrionale mira anche a raggiungere gli obiettivi in modo efficiente e a basso costo».
Nel frattempo sono stati fatti alcuni passi avanti. «Lo scorso autunno, la responsabile operativa del Wyss Zurich Melanie Wiesel ha partecipato al nostro programma BioBusiness2024 a Lugano e ha dato un feedback molto positivo». Di più. «Anche il Centro Wyss di Ginevra – aggiunge Flaadt – ha inviato diversi partecipanti a questo corso di formazione. Nei prossimi mesi avvieremo discussioni per affrontare lo sviluppo di nuovi programmi di formazione, che saranno poi offerti congiuntamente. L’entusiasmo e la buona volontà di tutti i partecipanti a questa collaborazione sono tali da rendere l’esperienza finora estremamente incoraggiante e promettente».
Non mancano ad ogni modo delle sfide. Quali? «Quella principale – valuta la direttrice del Case BioMed – è sicuramente quella di trovare le risorse finanziarie necessarie per consentire lo sviluppo e l’espansione di questa collaborazione. Come iniziativa di formazione continua, ho finanziato il Case BioMed esclusivamente con fondi di terzi». Inoltre, illustra Flaadt, «le recenti notizie di importanti tagli dei finanziamenti pubblici nel settore della formazione e della ricerca a livello universitario potrebbero avere un impatto negativo anche su questa collaborazione». Fondamentale per Flaadt il fatto che l’iniziativa permetta «al Ticino di accedere a un vivace ecosistema di start-up, che si trova nelle vicinanze di due istituzioni di livello mondiale, il Politecnico e l’Università di Zurigo: una configurazione che purtroppo non esiste ancora in questa forma nel nostro cantone». Non da ultimo, fa notare, «gli studenti di queste istituzioni che si iscrivono ai nostri programmi sono giovani talenti promettenti che incrementano il livello dei programmi e la loro reputazione. D’altra parte, le tasse di iscrizione che pagano contribuiscono al finanziamento di questi programmi di formazione».