Il parlamento dà il via libera al Piano cantonale sulle tossicomanie, con lo sguardo però già rivolto al dibattito sulla sperimentazione della cannabis
Lotta alle tossicodipendenze, via libera agli aggiornamenti del Piano cantonale quadriennale degli interventi nel campo delle tossicomanie. Avallando il rapporto uscito dalla commissione parlamentare ‘Sanità e sicurezza sociale’ redatto dal liberale radicale Fabio Schnellmann, la maggioranza del Gran Consiglio (60 sì, 15 no e 2 astensioni) ha anche parzialmente accolto due mozioni socialiste. Tra le principali novità, il ritorno della figura del delegato cantonale alle tossicomanie con compiti di coordinamento. Posticipata invece la discussione sulla sperimentazione della cannabis, che verrà trattata in un rapporto a sé stante e quindi discussa durante uno dei prossimi plenum.
Mette le mani avanti Schnellmann. «Le proposte di questo Piano cantonale – evidenzia nel suo intervento, anche a nome del Plr – non comportano conseguenze finanziarie dirette, fattore non di secondo piano in questo delicato periodo. Non saranno quindi stanziati nuovi fondi». Più concretamente, illustra, «il Piano cantonale tiene conto del cambiamento significativo avvenuto nel corso degli anni, sia a livello locale, sia internazionale». A preoccupare molto, le dipendenze delle persone anziane con cui, a causa dell’invecchiamento della popolazione, si sarà sempre più spesso confrontati.
Sulla stessa linea d’onda il centrista Giuseppe Cotti, che afferma: «Oggi non discutiamo solo di uno strumento di pianificazione amministrativa, ma di un punto di riferimento strategico su temi che toccano profondamente la salute pubblica, le famiglie, i giovani e gli anziani». E aggiunge: «Il piano in discussione porta con sé un’evoluzione significativa. Da un approccio focalizzato unicamente sulle sostanze illegali, abbracciamo giustamente un punto di vista più ampio che include anche le dipendenze comportamentali e l’uso problematico di sostanze legali». Lo sguardo, inutile negarlo, è comunque già rivolto alla discussione sulla sperimentazione della canapa, tema che per Cotti «richiede cautela. Le esperienze internazionali dimostrano che banalizzare l’uso di questa sostanza, soprattutto tra i più giovani, porta con sé rischi notevoli. Ogni eventuale intervento in questo ambito dovrà essere accompagnato da misure preventive, solide e da controlli rigorosi, perché il tema merita di essere gestito con serietà e non diventare oggetto di una normalizzazione pericolosa».
Anche il Ps «accoglie con soddisfazione i passi avanti fatti dal Piano cantonale», in special modo «la riattivazione molto importante della figura di delegato alle tossicodipendenze, la cui assenza è stata una grave mancanza per alcuni anni», mette in luce il deputato Danilo Forini. Ciononostante, il socialista tiene a fare qualche puntualizzazione: «È necessario essere tempestivi, dato che si tratta di fenomeni che mutano velocemente. Bisogna poi tenere gli occhi aperti sulle nuove sostanze in circolazione. Negare la realtà non è mai la soluzione». Non da ultimo, «ci vuole il coraggio di affrontare temi anche scomodi, come quello della distribuzione controllata delle sostanze o delle stanze di consumo». Il riferimento, va da sé, è anche alla sperimentazione dell’uso ricreativo della cannabis, a cui fa eco Nara Valsangiacomo per i Verdi: «Come Cantone è importante prepararsi a un’eventuale regolamentazione della cannabis, sulla scia di quanto avviene altrove». Sulla lotta alle dipendenze l’ecologista rileva come sia «non solo una questione di sanità pubblica, ma anche di giustizia sociale. Se vogliamo un cantone più sano e più giusto dobbiamo investire risorse in questo ambito, nell’assistenza e nella ricerca».
Di tutt’altra opinione Lara Filippini che per l’Udc esprime «profondo dissenso nei confronti del Piano cantonale». Un piano, prosegue, che «anziché porre in essere una strategia decisa per arginare il fenomeno, sembra più orientato ad accettarlo come realtà inevitabile cercando di tamponare le conseguenze piuttosto che eliminare il problema alla radice». Filippini punta dunque tutto su un rafforzamento della prevenzione e del contrasto del traffico illecito delle sostanze. Oltre all’Udc, anche la Lega ha votato contro il rapporto di Schnellmann.
Non da ultimo, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa sottolinea come il fenomeno delle dipendenze abbia subito negli ultimi anni «una significativa evoluzione, riflettendo i cambiamenti della società. Se in passato l’attenzione politica era principalmente associata alle sostanze illegali, oggi il quadro è più articolato». Di fronte a queste trasformazioni, sottolinea il direttore del Dipartimento sanità e socialità, «è essenziale che anche le politiche cantonali sulle dipendenze si adattino in modo dinamico promuovendo strategie di prevenzione, di trattamento, di cura e di riduzione del danno. Il Piano cantonale 2023 si inserisce proprio in questo contesto, con l’obiettivo di rafforzare un approccio olistico».
Dopo la recente nomina a direttore aggiunto dell’Ufficio federale dello sport a Berna, quella chiusasi oggi è stata l’ultima sessione di Gran Consiglio di Bixio Caprara, dal 2011 deputato del Plr, partito di cui è stato anche presidente. Emozionato ma con la consueta postura, nel suo discorso di commiato ha affermato che «tutti noi che facciamo questo lavoro lo facciamo perché siamo stati ispirati da qualcuno o qualcosa. Per me la fonte principale è sempre stato Giovanni Enrico Pestalozzi, pedagogista e riformatore che riguardo a educazione e formazione diceva che bisogna considerare tre dimensioni: testa, cuore e mano. Testa, perché bisogna sviluppare intelletto e pensiero critico, conoscenze e competenze; cuore, perché bisogna coltivare gli aspetti affettivi e socio relazionali; mano, per agire, fare». Dimensioni per Caprara «irrinunciabili anche in politica, anche in questa sala, affrontandoli cercando la quadra tra bisogni crescenti e risorse che non sono infinite. Una sfida intellettuale molto stimolante, che necessita di rispetto reciproco per riuscire non solo a parlarsi, ma soprattutto capirsi. E sporcarsi le mani, scrivere rapporti, studiare i dossier per trovare soluzioni per il Ticino».