Una nomina che solleva molti interrogativi, mentre in Diocesi un biglietto d’auguri con una renna alimenta le perplessità
C’è più di un dubbio nella Diocesi di Lugano sulla nomina di colui che deve incarnare la figura di esorcista. Diversamente da quanto indicato recentemente dalla Curia vescovile, non vi sarebbe infatti un ‘obbligo canonico’. Il canone 1172 riporta, semplicemente, al primo capoverso che “nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ha ottenuto dall’Ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza” e nel secondo che “l’Ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita”.
«Il Codice quindi chiede agli ordinari di scegliere il soggetto deputato a questo compito delicato con oculatezza – è la lettura del nostro interlocutore ben addentro alle dinamiche della Chiesa –. Aspetto che l’amministratore apostolico, ‘sede vacante’, e lo sottolineo, al quale spetta la nomina, sembra non abbia tenuto in debito conto, forse consigliato dai soliti che invece di valutare le qualità effettive, scelgono sempre e comunque, con uno stile contrario allo spirito del Papa attuale e della sinodalità, nel novero degli amici”. A destare stupore poi la mancata comunicazione ufficiale di don Gabriele Diener.
Che l’ambiente in Curia non sia dei più rilassati, per usare un eufemismo, lo ha già riportato, più volte, anche questa testata: «Si ha poi l’impressione in queste ultime settimane che in diocesi ci si affretti a occupare ‘le cadreghe’ con scelte davvero affrettate e contrarie al ‘nihil innovetur’ (niente di nuovo) indicato per una sede senza un vescovo nominato e al quale quindi monsignor de Raemy avrebbe dovuto attenersi».
In molti si chiedono più che mai che fine ha fatto la terna (dove sono indicati i ‘papabili’ alla carica di vescovo) che pare essere giunta in Vaticano: «Molti si domandano perché si lascia una diocesi come quella di Lugano con un amministratore apostolico sede vacante per più di due anni. Il nunzio a Berna ha sbloccato la situazione di Friburgo condannando Lugano a una situazione insostenibile… Dopo l’episcopato Lazzeri si sperava in qualcuno che facesse chiarezza, ordine, anche in campo morale fra il clero e in Curia e invece il rinnovamento non si è fatto vedere».
Anzi, qualcuno è rimasto a dir poco allibito nell’avere fra le mani il biglietto d’auguri natalizi di monsignor de Raemy, «un’ultima imprudenza… Realizzato da un famoso istituto per disabili, l’Otaf di Sorengo che merita, chiariamolo subito, sostegno, ha scelto un disegno poco confacente al carattere episcopale: una renna? Con accanto un pacco regalo. Cosa c’è di cristiano in questo biglietto infantile oltre il testo interno? Non poteva far realizzare un presepio o una stella cometa? I ragazzi dell’istituto l’avrebbero sicuramente fatto».
Ma torniamo alla nomina, non pubblicizzata ai fedeli (loro che dovrebbero essere i primi a saperlo), di don Diener: «Perché, è una delle domande che si sentono, nominarlo proprio ora, in sede vacante, dopo due episcopati in cui non ci si era chinati sulla questione? Lo stesso Lazzeri, infatti, non aveva proceduto a un incarico ufficiale di don Sandro Vitalini. E nominare soprattutto un sacerdote che in passato ha avuto seri problemi nel gestire la parrocchia, quella di Tesserete, finendo peraltro sui giornali dopo che i parrocchiani ne avevano richiesto a monsignor Valerio il sollevamento dall’incarico. Non sarà certo l’inciso ‘fino a che non si deciderà altrimenti’ a far accettare il tutto».
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La cartolina ‘incriminata’
Del resto, che il clima si stia sempre più infiammando sulla figura dell’amministratore apostolico, e vescovo ad interim come lo vogliamo chiamare, e che qualcuno auspica possa essere il nuovo vescovo, anche attraverso la raccolta di alcune firme, lo ha dimostrato la lettera a firma di don Matteo Pontinelli, parroco di Gentilino, inviata a ‘Il Mattino della Domenica’ sulla questione aperta della nomina episcopale in Ticino di un ‘ressortissant tessinois’: “Dall’ormai lontano 10 ottobre 2022 la Diocesi di Lugano è senza il suo vescovo titolare e questa immotivata e umiliante attesa copre, a mio poco modesto parere, diverse menzogne” scrive don Matteo citandone due: “La prima riguarda l’origine della vicenda: non c’era e non esiste tuttora un ‘problema-particolare-Diocesi-di-Lugano’. È stato – con rispetto e senza negare il tanto bene fatto – un problema personale di fronte al peso di una carica. I ‘problemi’ della nostra Diocesi sono, purtroppo, quelli di praticamente tutte diocesi, occidentali ma non solo: diminuzione dei fedeli, finanziamento, abusi vari, scarsità di clero ‘ressortissant’”.
C’è poi una seconda lettura: “Prêtre/prete ressortissant tessinois sono termini non solo inequivocabili e giuridicamente vincolanti, ma che difendono la storia, l’equilibrio delle lingue e delle culture, il rispetto delle minoranze: alcune tra le tante singolarità del nostro paese e della sua Chiesa. Non osiamo chiamarla ‘sinodalità’ ma ci sono diversi aspetti comuni” chiosa don Pontinelli.