Il Gran Consiglio conferma i balzelli su produzione e consumo per altri quattro anni. Entrate destinate al Fondo cantonale per le energie rinnovabili
Sul principio sono (quasi) tutti d’accordo: la transizione energetica, e in particolare l’incentivo economico per installare impianti fotovoltaici e di teleriscaldamento, deve essere sostenuta e ampliata permettendo di erogare aiuti anche per quanto riguarda l’accumulo di energia. Un compito ricoperto dal Fondo cantonale per le energie rinnovabili (Fer), alimentato anche da prelievi sulla produzione e sul consumo di energia. Proprio su questo punto si è diviso il Gran Consiglio, che alla fine ha deciso di confermare le attuali cifre di prelievo per il prossimo quadriennio con 46 voti favorevoli, 24 contrari e 6 astenuti. Respinta, quindi, la proposta di aumentare di alcuni centesimi al chilowattora il ‘balzello’.
«Le richieste per ottenere i fondi Fer sono sempre numerose. Lo dimostrano i dati del 2023, dove le uscite sono state maggiori delle entrate» afferma il liberale radicale Fabio Schnellmann presentando il rapporto di maggioranza redatto dal collega Alessandro Cedraschi. Rapporto che chiedeva di confermare i prelievi attuali, come suggerito anche dal Consiglio di Stato. «Il saldo positivo del Fondo è però di 28,2 milioni di franchi. Con i prelievi attuali si prevede quindi di riuscire a far fronte alle spese per i prossimi anni. Alla fine del quadriennio, nel dicembre 2028, si vedrà poi come procedere in futuro e se fare in quel momento eventuali modifiche».
È meno fiducioso sulla sostenibilità finanziaria del Fondo Matteo Buzzi (Verdi), relatore del rapporto di minoranza che proponeva, quindi, di aumentare i prelievi. «Il rafforzamento del Fer, proprio ora che abbiamo raggiunto risultati concreti, è di fondamentale importanza e le continue richieste di sussidi cominciano a erodere le riserve del Fondo. Se il deficit registrato dal Fondo venisse prospettato nel futuro prossimo, le riserve accumulate sarebbero esaurite entro cinque anni e gli incentivi si bloccherebbero. Occorre quindi adeguare le entrate». Un adeguamento, quello proposto da Buzzi, «che alle famiglie costerebbe dai 5 ai 20 franchi l’anno. Una spesa decisamente sostenibile».
A snocciolare le cifre raggiunte dal Fer è il direttore del Dipartimento finanze ed economia (Dfe) Christian Vitta: «Dal 2014 a oggi sono stati finanziati circa 15mila impianti. Il Fer si è quindi rivelato uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi di politica energetica e climatica». Altro dato: «Il Fondo ha garantito quasi 200 milioni ai Comuni per le loro politiche energetiche». Insomma, «confermare i prelievi è un passo necessario per portare avanti queste iniziative» dichiara il direttore del Dfe.
Un punto condiviso anche da Michel Tricarico (Centro): «È indiscutibile che gli incentivi abbiano funzionato, bisogna quindi andare avanti in questa direzione». Senza, però, aumentare i prelievi. «Le bollette negli ultimi anni hanno pesato non poco sui bilanci familiari. Aumentare le trattenute, quando ci sono delle riserve, potrebbe apparire prematuro e incomprensibile agli occhi dei cittadini». Per Simona Buri (Ps) invece «quanto registrato nel 2023 e nel 2024 dimostra come rivedere le entrate sia necessario. Cinque franchi l’anno in più per una media economia domestica non è una spesa così insostenibile. Anche perché ci sarebbe un ritorno per la collettività».
Muro totale invece da parte dell’Udc, che attraverso Lara Filippini fa sapere di «ritenere che questa transizione debba passare da investimenti privati».