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Dimissioni di Cirillo, tutti i commenti di politica e sindacati

Il presidente nazionale di syndicom: ‘Bene sul partenariato, meno su altro’. I deputati ticinesi tra servizio pubblico, modo di porsi, ruolo e dividendi

In sintesi:
  • Storni (Ps): ‘Ci si concentri di più sul servizio pubblico’
  • Farinelli (Plr): ‘Migliorare il modo di porsi aiuterà’
  • Quadri (Lega): ‘Sembrava volesse far di tutto tranne che fare la Posta’
  • Marchesi (Udc): ‘Non dimentichiamo quanti dividendi paga la Posta...’
E arrivederci
(Keystone)
17 gennaio 2025
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L’ultima lettera il Ceo della Posta Roberto Cirillo l’ha inviata stamattina. Una lettera di dimissioni con effetto fine marzo. In carica dall’aprile 2019 Cirillo ha deciso di lasciare “con la conclusione positiva del periodo strategico 2021-2024”, indica la Posta in un comunicato. Citato nella nota, Cirillo afferma come sia giunto il momento di affidare la Posta “a una nuova generazione”. In merito ai suoi anni trascorsi alla testa dell’ex regia, il Ceo uscente afferma di aver “avuto la possibilità di dirigere per sei anni una delle istituzioni più importanti del nostro Paese e di farla evolvere, dall’allora crisi di fiducia, verso il futuro”. Oggi, infatti, “la Posta gode di una posizione ancora più solida rispetto a sei anni fa”. Sotto Cirillo, la Posta ha attuato la sua strategia di modernizzazione del gruppo. Che sta passando anche dalla riduzione di 170 dei circa 800 uffici postali annunciata in primavera. Anche l’ampliamento dell’offerta di servizi digitali è stato un elemento centrale della strategia.

Ma rimanendo alla chiusura degli uffici, e a tutte le polemiche scatenatesi in Ticino e non solo, è ancora pendente al Consiglio degli Stati la mozione che chiede una moratoria sui programmi di ristrutturazione. Approvata dal Nazionale in settembre, inizialmente la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio degli Stati si è detta contraria chiedendo al plenum di bocciarla. Plenum che, però, nella sessione invernale ha deciso di rimandare in commissione per ulteriori approfondimenti. Si vedrà.

Antonini: ‘Ha riconosciuto il partenariato’

Dal lato sindacale, il presidente nazionale di syndicom Matteo Antonini rileva che «Cirillo ha riconosciuto il partenariato sociale, si è impegnato anche per regolare il mercato al di fuori della Posta e mi riferisco al cercare di arrivare a un Ccl nazionale nella distribuzione». Poi, però, «si è un po’ fermato dimenticandosi del precariato in Posta, non ha avuto molta sensibilità verso i lavoratori temporanei e per i sottoccupati. Senza dimenticare il subappalto, nel quale non ha ritenuto di intervenire». Per quanto riguarda la strategia ‘La Posta di domani’, che porta alla chiusura di molti uffici postali nel prossimo periodo, Antonini si sforza di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Prima di lui la strategia era solo chiudere, ora invece si è almeno cominciato a parlare di ristrutturazioni e di filiali non autonome. Si va incontro a un’altra riduzione, e i progetti di sviluppo hanno tardato a concretizzarsi per più ragioni». Sulla concezione di servizio pubblico, però, spezza una lancia in favore di Cirillo: «Con Susanne Ruoff il servizio pubblico semplicemente non esisteva, lui ha voluto rimettere la Posta al centro, farla diventare un punto di riferimento per clienti e aziende invertendo la tendenza. Avrebbe potuto accelerare lo smantellamento, le esternalizzazioni, ma non l’ha fatto». A farne le spese, però, «la qualità del servizio passata in secondo piano rispetto alle volontà e necessità economiche». Che, però, porta la Posta svizzera a essere «una delle pochissime a livello europeo che si autofinanzia e che paga dividendi alla Confederazione».

Il sindacato Transfair, dal canto suo, con una nota auspica che “in una fase difficile, caratterizzata dal fallimento delle trattative salariali, il successore porti avanti con coerenza il partenariato sociale e il dialogo con il personale”.

Storni: ‘Ci si concentri di più sul servizio pubblico’

Passando alla politica, è con una certa sorpresa che commenta la notizia il consigliere nazionale socialista Bruno Storni, che a ogni modo non crede che «con la partenza di Cirillo cambierà molto». E spiega: «La politica aziendale viene decisa dal Cda, non tanto dal direttore generale, che la implementa. Cirillo, va detto, l’ha implementata bene, chiaramente non sempre nel senso del servizio pubblico di base». Per Storni, bisogna dare atto a Cirillo «di aver lavorato in un contesto difficile, potenziando per esempio il servizio pacchi, uno dei più consolidati nel rapporto con altri Paesi». Le indicazioni del Cda e delle maggioranze politiche a Berna, afferma il socialista, «sono chiare: la Posta deve fare utili da versare alla Confederazione realizzabili solo con continue riorganizzazioni aziendali. Utili, va da sé, che non si fanno mantenendo aperte le filiali postali che non rendono». A livello politico però, rileva, «c’è anche chi vorrebbe meno azienda e più servizio pubblico di base». L’auspicio di Storni al Cda della Posta è quindi che si concentri maggiormente «sui suoi compiti di servizio pubblico di base, magari in collaborazione con i Comuni».

Farinelli: ‘Migliorare il modo di porsi aiuterà’

Parla di «bilancio in chiaroscuro» il consigliere nazionale liberale radicale Alex Farinelli, nel senso che «da un lato la Posta in una fase di trasformazione ha visto Cirillo fare un buon lavoro: è un’azienda che lavora bene, non costa al contribuente e anzi paga dividendi utilizzati anche per scopi pubblici». Dall’altro lato, però, «la critica che gli si può fare è alla strategia sugli uffici postali, che hanno un alto valore simbolico per la popolazione. E qui ci sono state carenze, con una comunicazione quasi sempre sbagliata, e alcune situazioni che meritavano più sensibilità e un approccio più delicato». Quindi, dal nuovo Ceo, Farinelli si aspetta «un nuovo modo di porsi, che porti a una migliore comprensione reciproca e magari all’accettazione della popolazione di taluni cambiamenti. Perché quando sembrano imposti dall’alto in un’ottica aziendalista si è molto meno propensi».

Quadri: ‘Sembrava volesse far di tutto tranne che fare la Posta’

«Di sicuro è stato molto più attento ai numeri che al servizio pubblico, con una Posta che sembrava volesse far di tutto tranne che la Posta», commenta caustico il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri: «La consegna della corrispondenza e dei giornali, o lo svolgimento dei pagamenti, sembrava fossero un impedimento allo sviluppo della redditività. Ma da un manager di un’azienda con mandato di servizio pubblico, di intera proprietà della Confederazione, ci si aspetta una visione diversa». D’altra parte, concede Quadri, «Cirillo si è mosso in un quadro legale che gli permetteva di fare quello che ha fatto, compresi tagli e chiusure. Bisogna vedere come andrà avanti la mozione sulla moratoria alla ristrutturazione, approvata al Nazionale e pendente agli Stati». Ecco, Cirillo «diceva spesso che gliene importava poco della politica, e che sarebbe andato avanti comunque: anche no, dal nuovo Ceo dichiarazioni così anche no». E, sempre dal nuovo Ceo, Quadri si aspetta «l’abbandono di velleità come l’acquisto di parti di foresta in Turingia per essere la prima della classe nelle emissioni zero di CO2. Consegnino corrispondenza e giornali, e la smettano con queste barzellette costate decine di milioni di franchi al contribuente».

Marchesi: ‘Non dimentichiamo quanti dividendi paga la Posta...’

Per il consigliere nazionale Udc Piero Marchesi, «Cirillo ha lasciato anche perché ora mettere in atto la strategia diventa più complicato, la politica comincia a mettere dei paletti e lui è abituato a essere un manager di aziende dove la politica non mette naso». Per Marchesi, poi, «non va dimenticato che paga decine e decine di milioni di dividendi, e deve rispondere a logiche aziendali: se non chiude gli uffici postali, non fa utili e non paga dividendi. È un gatto che si morde la coda».